giovedì 26 settembre 2013
Matilde Camus: La vita es demasiado breve, par la eternidad de los sentimentos.
Agenda letteraria
Mi corazòn es un barco donde solo caben dos, tu y yo.
Miei cari lettori, era da un po’ che non scrivevo in questa rubrica,
così oggi eccomi qui per ricordare la nascita di un altro autore che ci ha
fatto dono delle sue opere. Oggi 26 Settembre l’agenda letteraria ricorda la
scrittrice e poetessa spagnola Matilde Camus, una musa nel panorama letterario che
nonostante la sua scomparsa nello scorso anno, continua a far risuonare la sua
voce.
Has llegado hasta mí como
un milagro
florecido de gozo sobre
nieve.
Tú deslumbrante amor, vivo
y auténtico,
ha enfocado la luz sobre mi
frente…
Matilde Camus è stata una accademica e storica, nonché alunna del
poeta e scrittore Gerardo Diego, famoso per aver rappresentato l’ideale della
cosiddetta Generazione del 27’, alternando la poesia tradizionale con l’avanguardia.
Questa poetessa e studiosa ha cercato di combinare la ricerca con la letteratura,
dedicando le sue opere al suo paese natio Santander nella Cantambria che non ha
mai abbandonato portando nel cuore fino alla fine dei suoi 92 anni vissuti con forte determinazione e profondo amore verso i suoi affetti e la sua terra di montagna.
Yo Soy de la Montaña
Yo soy de la Montaña
vertebrada
llena de húmedos pulsos de rocío,
de campos soñadores,
de arroyos cantarines y de ríos;
de casonas hidalgas
y de ruido de albarca en
los caminos.
Yo soy de esta vestida
tierra herbosa
donde el sol nos envuelve
con cariño,
donde la bruma besa
nuestros rostros
y las playas se aroman con sus pinos.
Soy de estas costas, duras y norteñas,
donde se encrespa el mar
embravecido,
donde hay temblor de algas
bajo espumas de armiño.
Yo soy de la ladera más
hermosa
de nuestro litoral
santanderino.
Aquí la primavera es voz
mojada
Miti e leggende: In un tempo ormai lontano sulle sponde del Fiume Celeste (Via Lattea) viveva il sovrano di tutti gli dei e imperatore del Cielo...
Oggi vi narrerò la leggenda
di un grande amore, un amore eterno e splendido come il firmamento, perché è
proprio questo il luogo dove tutto ha avuto inizio.
Questa storia risale ad almeno 2000 anni fa, è nata dalle voci sussurrate in una terra lontana chiamata Giappone e ancora oggi per sottolineare l’importanza che ha nel cuore e nella cultura di questo popolo è ricordata e celebrata con una bellissima festa, chiamata Tanabata Matsuri o “Festa delle Stelle Innamorate”.
Questa storia risale ad almeno 2000 anni fa, è nata dalle voci sussurrate in una terra lontana chiamata Giappone e ancora oggi per sottolineare l’importanza che ha nel cuore e nella cultura di questo popolo è ricordata e celebrata con una bellissima festa, chiamata Tanabata Matsuri o “Festa delle Stelle Innamorate”.
Come in tutte le leggende, anche questa a varie versioni che si
ricollegano anche con la tradizione cinese. Io ho scelto quella che si lega
meglio al giorno della festa giapponese, che si celebra il 7 Luglio, ovvero
quando le due stelle maggiori del cosiddetto triangolo estivo, Vega e Altair,
sono visibili in cielo.
In un tempo ormai lontano sulle sponde
del Fiume Celeste (Via Lattea) viveva il sovrano di tutti gli dei e imperatore
del Cielo, Tentei, la cui figlia Orihime ( Vega) aveva il compito di tessere e
cucire stoffe e vestiti regali per le divinità. Lavorava di giorno e di notte e
senza avere mai un attimo di sosta maneggiava con rapidità e destrezza il suo
fuso e realizzava abiti sempre più belli e splendidi per poter vestire tutte le
divinità.
Lavorava talmente tanto che
non aveva neppure il tempo di pensare a sé stessa e ai propri interessi. Giunta
all’età adulta però, il padre mosso da pietà, dato che alla figlia non era mai
stato concesso altro che lavorare il fuso, le scelse un marito: era un giovane
mandriano, di nome Hikoboshi ( Altair) la cui attività consisteva nel far
pascolare buoi e fare attraversare loro le sponde del Fiume Celeste. Era un
grande lavoratore e anche lui non pensava ad altro che a svolgere il suo
lavoro.
Essendo matrimonio combinato,
i due finirono per conoscersi solo il giorno delle nozze; ma non appena i due
si conobbero finirono per innamorarsi follemente l’uno dell’altro. Furono
talmente presi dal profondo sentimento che provavano l’un per l’altro che dimenticarono
completamente i loro doveri, il loro lavoro e gli altri Dei. La loro unica
ragione di vita sembrava essere diventata l’amore e la passione.
Così la mandria di buoi finì
per essere abbandonata a sé stessa e quando agli dei cominciarono a mancare gli
abiti fino confezionati da Orihime, il sovrano degli dei si lasciò prendere
dalla collera e separò ciò che era diventato inseparabile e per evitare che i due giovani amanti potessero
incontrarsi e lasciarsi trascinare dal loro appassionato amore dimenticando i
loro lavori, l’Imperatore del Cielo creò due sponde separate dal fiume Celeste,
lo rese impetuoso e privo di ponti in
modo tale che i due innamorati non potessero mai più incontrarsi.
Il risultato non fu però
quello sperato dal sovrano infatti: il pastore sognando e pensando sempre alla
sua innamorata non accudiva ugualmente le bestie e la dolce fanciulla, pensando
continuamente al suo amore non cuciva più i vestiti agli dei. Il sovrano e gli
dei provarono pietà per i due amanti e allora per risollevare il cuore dei due innamorati
il sovrano Tentei, fece loro una proposta: “Se deciderete di ritornare ad
occuparvi delle vostre attività come un tempo rispettando i vostri doveri,
rimarrete divisi dalle sponde del Fiume Celeste per un anno intero però, vi
sarà consentito di potervi incontrare una volta soltanto nella notte del settimo
giorno del settimo mese dell’anno.
Questa leggenda che fa da sfondo alla festa popolare del Tanabata,
in uso già nel periodo Edo, prevede secondo la tradizione, di scrivere dei
desideri su piccole strisce di carta colorata chiamate tanzaku, per poi legarli a un albero di bambù e poi pregare perché
se i due innamorati si incontrano il loro desiderio si è avverato così come
quello legato all’albero.
Il Tanabata è una festa molto romantica e amata soprattutto tra i
giovani, che vedono coronarsi il loro amore insieme a quello di Hikoboshi e Orihime.
mercoledì 25 settembre 2013
Il vescovo di Londra toccò leggermente con la canna, per cinque volte il dorso del sovrano. Quindi si voltò e porse la canna a Philip, vescovo di Kingsbridge. Philip avanzò per fustigare il re. Era felice di essere vissuto abbastanza a lungo. Dopo questo giorno, pensò, il mondo non sarà più lo stesso. I Pilastri della Terra
Incontriamo....
Ken Follett, il grandioso scrittore britannico che ha venduto
milioni di copie coronando un successo planetario che ha avuto inizio sin dal
suo primo libro firmato col suo vero nome: “La cruna dell’ago” pubblicato che nel
1978. Prima di questo libro, aveva pubblicato altri quattro romanzi, due sotto
lo pseudonimo di Zachary Stone e gli
altri due come Martin Martinsen.
È nato come
giornalista, ma quando ha scoperto che la penna è la sua vocazione, non esita a
dedicarsi a tempo pieno al suo portentoso talento che gli ha permesso di concquistare
una valanga di lettori e fan che nel corso degli anni hanno confermato il suo
prestigio nel mondo letterario.
Questo scrittore è particolare infatti nel
corso della sua prolifera carriera ha variegato il suo genere letterario, che come
una pendola è oscillato avanti e indietro tra il thriller di spionaggio con cui
ha iniziato per poi sfociare nel romanzo storico come I pilastri della terra,
con cui ha riconfermato l’apprezzamento del pubblico.
Dei suoi numerosi romanzi
esistono due saghe quella de “I pilastri
della terra” , costituito da due romanzi l’omonimo del 1989 e Mondo senza fine del 2007 e la “The Century Trilogy” con: 1) La caduta dei giganti del 1010 – 2) L’inverno del mondo del 2012; il terzo
volume deve ancora essere pubblicato e sembra che avrà il titolo di Edge of Eternity e la sua uscita è
prevista per il 2014.
Quella di Century, è una saga epica che si sviluppa attraverso un intero secolo coinvolgendo le vicende di cinque famiglie di diversa nazionalità - americana, russa, tedesca, inglese, gallese – che si intrecciano sullo sfondo degli eventi più importanti del Novecento. La memoria collettiva si mescola così alla gioie e ai drammi di queste famiglie che di generazione in generazione portano i segni del loro passato.
La saga de I pilastri della terra o The Pillars of the Earth,
è ambienta nel 1123 però a distanza di due secoli l’una dall’altra. Il primo libro, ruota attorno alla costruzione della cattedrale di Kingsbridge, e coinvolge Jack Jackson un giovane con un grande talento architettonico e artistico la famiglia del suo maestro Tom e la famiglia della donna di cui si è innamorato Aliena di Shiring che si scontrano insieme al Priore Philip all’arcivescovo di Canterbury, che si muovono sotto lo scenario storico medievale che vede la lotta tra le nobili famiglie inglesi e il mercantilismo dei borghesi che ostacola il feudalesimo dei nobili. Tutto questo si snoda tra amori e passioni, lotte e tradimenti, assassinii e vendette, sotto l’architettonico scenario della costruzione della imperiosa cattedrale. Mondo senza fine, si sviluppa due secoli dopo e i protagonisti, sono i discendenti del libro precedente. La storia ruota attorno a quattro ragazzi legati da un segreto condiviso da bambini a cui si collegano gli eventi storici che sono quelli relativi alla lotta per la corona inglese tra Edoardo II e la sua consorte Isabella di Francia. La vita dei quattro giovani si ritrova legata anche nell’età adulta e le loro vicende si sviluppano attorno alla costruzione di un ponte di pietra, importante per la sopravvivenza degli abitanti di Kingsbridge. Una saga bellissima, che ho amato molto anche se tra i due libri il mio preferito rimane I pilastri della terra.
Queste due saghe
rientrano entrambe nel genere storico e rivelano la grande bravura di questo
scrittore che riesce a coinvolgere il lettore dall’inizio alla fine dei suoi
voluminosi romanzi, perché si ritrova catapultato all’interno del periodo
storico interessato, raccontando gli avvenimenti senza trasformarli in una
monotona lezione di storia, proprio come ha affermato lo stesso Ken Follett,
lui deve far vivere la vita di questi personaggi che si ritrovano condizionati
inevitabilmente dal periodo storico e sociale che stanno vivendo.
Buona parte dei suoi romanzi hanno ispirato i
registi che hanno portato sul grande schermo le intricate storie di questo
autore che riesce a coinvolgere nonostante le complicate trame che si snodano
attorno ai suoi numerosi personaggi, dotati di una forte personalità che
trascinano il lettore dentro i loro ruoli, in modo automatico grazie alla scrittura
fluente e coinvolgente e come sanno benissimo i suoi lettori, ti ritrovi alla
fine del libro e non riesci a credere di aver finito in così poco tempo un così
grande numero di pagine e se poi devi aspettare il seguito allora si che è una
tragedia.
Big News, è arrivato... e non si può perdere.
Big News
Appassionati seguaci della lettura e soprattutto degli Urban Fantasy, non lasciatevi scappare l’emozionante Prequel del libro “Il Bacio della Morte” di Marta Palazzesi, intitolato “Il Marchio di Damian” che da oggi 25 settembre, potete trovare gratuitamente “online” al link:
Come
sempre...
Buona lettura
Frequentare le librerie può riservare delle sorprese, perché si possono trovare libri che non ci si aspetta. Michael Crichton
inizia
una nuova giornata e come ci consiglia Michael Crichton, oggi durante una pausa
o al ritorno a casa andiamo a dare una sbirciatina in libreria chissà che non
incontriamo un bellissimo... libro, cosa vi aspettavate Hugh Grant o Giulia
Roberts o magari un dinosauro venuto fuori da Jurassic Park. Sicuramente li
possiamo incontrare all’interno di qualche libro inaspettato e poi chissà...
Allora “M’illumino d’immenso” disse Giuseppe Ungaretti e illuminiamo la nostra giornata
con un nuovo grande e insostituibile amico.
Una buona giornata e... che la sorte ci
riservi un felice e inaspettato incontro.
Buona lettura
martedì 24 settembre 2013
Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È l’acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia.
My
Readyng of the heart
Eccomi di nuovo qui per parlare delle letture che mi sono rimaste nel cuore.
Sfogliando il mio block
note, dove ho riportato i passi più belli dei libri che ho letto, sono stata
investita da una valanga di ricordi e ho ripensato al piacere e alle
sensazioni che ho provato in quel momento. Si, perché in fondo un libro non è
mai lo stesso, l’animo e il cuore ormai è diverso da quando lo avevo letto la
prima volta, infatti secondo me come noi cresciamo e cambiamo così anche i libri
cambiano insieme a noi e quelle pagine ora diventano nuove. Penso che questo accomuni
un po’ tutti gli appassionati lettori.
Dopo aver lasciato vagare la mia mente nei
cassetti della memoria, eccomi qui a condividere le mie vecchie emozioni e
anche le nuove, trascinandovi con me nel meraviglioso libro di Luis Sepùlvede:
“Storia di una gabbianella
e del gatto che gli insegnò a volare”
La meravigliosa storia del gatto Zorba è stata per me un amore
spontaneo, naturale come camminare, respirare e per la giovane gabbianella
salvata da questo gattone dal cuore tenero come un cioccolatino Lindt è stato
come volare verso la libertà.
… “Promettimi che non
ti mangerai l’uovo” stridette aprendo gli occhi. “Prometto che non mi mangerò l’uovo”
ripeté Zorba. “Promettimi che ne avrai cura finché non sarà nato il piccolo”
stridette chinando il capo. “Prometto che avrò cura dell’uovo finché non sarà
nato il piccolo”. E promettimi che gli insegnerai a volare” stridette guardando
fisso il gatto. Allora Zorba si rese conto che quella sfortunata gabbiana non
solo delirava, ma era completamente pazza. “Prometto che gli insegnerò a
volare...“
Questo era il passo che avevo scritto, il momento in cui la mamma gabbiana morente strappa al povero Zorba le tre promesse tra cui quella di insegnare a volare al suo piccolo. Ora invece vi riporterò il momento in cui infonde il coraggio alla piccola gabbianella per spiccare il volo, perché oltre alla preziosa amicizia e al semplice e commovente momento, ora ho capito che Zorba non solo le ha insegnato il coraggio di fare una cosa per cui è già nata per fare, ma le impartisce una lezione più profonda e importante, il coraggio di crescere e di affrontare la vita che si apre davanti ai nostri occhi nel momento in cui diventiamo adulti, perché in ognuno di noi c’è una gabbianella di nome Fortunata, che o ha già aperto o presto aprirà le sue ali e questo è il momento in cui tutto cambia e il mondo viene visto da una nuova prospettiva, proprio come la piccola gabbianella.
… “Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È l’acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali” miagolò Zorba. La gabbianella spiegò le ali. I riflettori la inondavano di luce e la pioggia le copriva di perle le piume. L’umano e il gatto la videro sollevare la testa con gli occhi chiusi. “La pioggia, l’acqua mi piace!” stridette “Ora volerai” miagolò Zorba “Ti voglio bene, sei un gatto molto buono” stridette Fortunata avvicinandosi alla balaustra. “Ora volerai e il cielo sarà tutto tuo” miagolò Zorba... Zorba rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o lacrime ad annebbiare i suoi occhi gialli di gatto nero grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto.
Riflettiamo... “La matiére de Bretagne” il mito della tavola rotonda e William Morris.
ARAZZO MEDIEVALE, TAVOLA
ROTONDA - WILLIAM MORRIS
Compagni di lettura, armiamoci di libro e partiamo alla scoperta
del mito anglosassone per eccellenza, quello della tavola rotonda. Questa
leggendaria tavola, concepita con lo scopo di eliminare il capotavola e così
ogni distinzione di ruolo tra i membri che vi assiedono, attribuita al leggendario
re Artù, il primo a menzionarla nel suo “Roman de Brut” del 1155 è stato il
cronista normanno Wace. Il mito di questa tavola ruota attorno alla leggendaria
figura di re Artù, che è legato alla tradizione mitologica inglese che si incorpora
in un determinato tema, definito “la matiére de Bretagne” a cui si sono legati
i movimenti culturali sviluppatesi durante il periodo vittoriano e da cui ha tratto particolare ispirazione il
poeta, scrittore e pittore preraffaellita che ha collaborato alla fondazione
del movimento artistico definito Arts and Crafts.
Ginevra - William Morris
Il suo accostamento a questi movimenti lo spingono al ritorno del
mitico romantico delle canzoni medievali inglesi, che lui riporta nelle sue
opere sia artistiche che letterarie. Come fa notare Luis Borges, nelle sue
Lezioni di letteratura inglese, la critica letteraria del tempo è stata
glaciale nei confronti della sua prima
opera, “The defense of
Guenevere” (La difesa di Ginevra o Genoveffa), infatti Andrew Lang sostiene: “Queste sue prime composizioni, scritte quasi
con indifferenza, lasciando la penna in libertà come chi si abbandona a un
piacere e non come chi affranta un lavoro scrupoloso” .
Questo tema, trattato da William Morris e definito “la matiére de
Bretagne”, incorpora la storia di re Artù che combatte contro i Sassoni all’inizio
del VI secolo, ma la cosa fantastica dal punto di vista della storia e della
letteratura e che la figura del leggendario re inglese, viene affiancata a la
figura di Carlo Magno, per poter presentare un re universale ecco perché viene
chiamato come quello francese “la matiére de France”, che invece tratta la
storia di Rolando, di Carlo Magno e della storica battaglia di Roncisvalle.
Vision of the Holy Grail William Morris su disegni di E. Burne-Jones 1890
Rientra nella matiére de Bretagne anche le altre storie legata alla
figura di re Artù come quella del famoso calice frutto della tradizione cristiana
il Santo Graal, che si narra sia stato utilizzato da Gesù durante l’ultima cena
e abbia contenuto il suo sangue. Il legame di Artù al calice segue varie voci,
ma quella principale vede il re impegnato nella sua ricerca a causa di un sogno
divino. Come sappiamo si dice che sia stato raggiunto dal primo dei suoi
cavalieri Lancillotto, ma non è riuscito a prenderlo perché aveva peccato con
la moglie del re Ginevra, a prendere la coppa si dice sia stato Gahalad, il
personaggio che Dante ricorda nella sua opera immortale come il Galeotto.
La sua prima opera “The defense of
Guenevere” è una raccolta di poesie
che nonostante non rientra tra le sue opere maggiori, figura appieno il tema de
“la matiére de Bretagne” quindi vi presento una delle sue poesie dove vuole
rappresentare la morte, o meglio l’agonia di un cavaliere medievale. Morris, lo
immagina nel suo grande letto, ai piedi di una finestra, dove vede il fiume e i
boschi ma quando riapre gli occhi si ritrova di fronte alla luminosa luce di un
grande angelo di Dio, che gli sottopone una scelta sotto forma di tessuti, uno
rosso e l’altra azzurra, e da questa scelta dipenderà il suo destino.
But, knowing now that they would have her speak,
She threw her wet hair backward from her brow,
Her hand close to her mouth touching her cheek,
As though she had had there a shameful blow,
And feeling it shameful to feel ought but shame
All through her heart, yet felt her cheeks burned so,
She must a little touch it; she stopped at last and said:
“O knights and lords, it seems but little skill
To talk of well-known things past now and dead.
God wot I ought to say, I have done ill,
And you were quite alone and very mightily
The wind was ruffling up the narrow streak
Of river through your broad lands running well:
Suppose a hush should come, then some one speak:
“One of those cloths is heaven, and one is hell,
Now choose on cloth for ever, which they be,
I will not tell you, you must somehow tell”…
Ma, sapendo che volevano ascoltarla,
gettò indietro i suoi umidi capelli,
la mano sulla bocca, sfiorando appena la gota,
come se avesse ricevuto un colpo vergognoso,
vergognandosi di non sentire altro che vergogna
nel suo cuore, e tuttavia, sentendo che le sue gote ardevano tanto,
Che doveva toccarle; e come uno zoppo
Si allontanò da Gawain, con la testa
Ancora alta; e sulle sue gote ardenti
Le lacrime s’asciugarono presto; finalmente si fermò e disse:
“Oh cavalieri e signori, pare forse stolto
Parlare di cose, oggi passate e morte.
Dio, che posso dire, ho agito male,
e chiedo a voi tutti il perdono col cuore!
Perché voi dovete avere
ragione, grandi signori – ma
Ascoltate, immaginate che sia la vostra ora,
e siete soli e deboli;
state morendo e intanto
il vento agita i pioppi, agita
La corrente del fiume che attraversa le vostre vaste terre:
Immaginate che ci sia silenzio, e che allora qualcuno parli:
“Una stoffa è il cielo, l’altra l’inferno,
Scegli per sempre un colore, uno dei due,
io non ti dirò nulla, tu devi decidere”...
L'incantesimo di Merlino
Edward Burne-Jones, 1874
Nelle opere artistiche di Morris, possiamo notare anche la
collaborazione di altri artisti che come lui hanno sostenuto questo movimento
che si è diffuso durante l’epoca vittoriana,
soprattutto E. Burne-Jones, ma nonostante la preponderante influenza di
Rossetti, W. Morris è stato molto diverso dal suo amico che come sappiamo è
rimasto vittima della sua vita infelice.
Seguendo le varie storie tardo-medioevali, un’altra figura
leggendaria è legata alla misteriosa Tavola Rotonda, ovvero Mago Merlino che ha
stuzzicato la mente e la penna di Thomas
Malory che ha fantasticato su questo tema che è stato il fulcro del suo
epico racconto “Le morte d’Arthur”, che ha ispirato a sua volta Alfred Tennynson e anche i vari
film su re Artù.
In Inghilterra esiste veramente una favolosa tavola rotonda e si
trova nel “Great Hall” a Winchester,
risale a non prima del XIII secolo e si dice sia stata commissionata dal Re
Edoardo III per simboleggiare la vera “Tavola Rotonda” e di conseguenza l’esemplare
condotta cavalleresca. La tavola, è stata realizzata con legno di quercia è
larga 5,4 metri spessa quasi 5 centimetri e pesa 1,25 tonnellate, un fantastico
esempio delle mitiche leggende che stanno alla base della cultura del popolo
inglese.
lunedì 23 settembre 2013
Quando attraversi le porte che separano il mondo dei vivi da quello dei morti. Devi essere sicura di poter tornare indietro...
Eccomi ancora qui, in balia del mio umore
ballerino e come per la musica anche le mie letture variano secondo l’umore del
momento e considerato il mio amore viscerale per i libri mi lascio trascinare
da questa corrente che varia come il vento, dai saggi ai classici, alle poesie,
passando per la narrativa d’autore nazionale e straniera e ogni tanto la mia
mente si lascia cullare dalle fantastiche avventure con personaggi da sogno e
come membro del gentil sesso, non posso che lasciarmi travolgere dagli amori
impossibili che a volte meritano un pizzico di brivido, per non colorare il
panorama completamente di rosa. Considerando che il mio sogno segreto è
trovarmi in una immensa e misteriosa biblioteca e possedere il pass per la
libera esplorazione, per poter andare a caccia di libri sconosciuti che non
aspettano altro che di essere letti, non potete certo biasimarmi per essere un
cocktail di lettura e oggi vi servo una storia fantastica, con un pizzico di
brivido e qualche spruzzo di rosa, ed ecco: “La maledizione di Ondine”, della giovane scrittrice italiana Valentina Barbieri, che ha fatto il suo
esordio attraverso una fantastica autopubblicazione, e la sua prima opera è un
racconto intitolato “Arèl”, che ha pubblicato nell’Almanacco Fantasy di Lettere Animate.
Recensione
Un’autopubblicazione per un libro che
ha entusiasmato il web e fatto parlare decine di blogger entusiasmando i lettori
del genere Urban fantasy. Tanto che quando la curiosità è sopraggiunta spinta
da una delicata folata di vento che ha riempito l'aria con il suo inebriante profumo, scuotendo i miei sensi da appassionata lettrice, non potevo fare altro che ritrovarmi inevitabilmente a leggere questo
libro, che mi ha letteralmente spiazzato.
Beh! Magari vi chiederete, come mai?
La risposta è semplice, non è ciò che
mi aspettavo. Infatti, credevo di trovarmi di fronte la classica storia da
Urban Fantasy, con il grande amore con un bello ma dannato, invece questa
giovane scrittrice a concesso all’amore un ruolo secondario e con una scrittura
limpida e fluente come un ruscello in primavera, ma allo stesso tempo molto
coinvolgente, infatti è riuscita a toccare le mie note dolenti e mi sono
ritrovata a rivivere una scena di uno dei film più terrificanti di tutti i
tempi “L’esorcista”, che dopo 40 anni dall’uscita, ho avuto la felice idea di
andare a vedere al cinema, praticamente un grosso sbaglio da parte mia e
Valentina Barbieri ha riconfermato questa mia idea, dato che è riuscita a farmi
sentire la tensione del momento, però in modo elegante, senza andare fuori dagli
schemi letterari.
...La porta di
ingresso è aperta ed entriamo in un vano scale spoglio e grigio. “Cosa devo aspettarmi? Una contorsionista
che vomita dappertutto” Benjamin non coglie il sarcasmo e mi guarda quasi
scocciato della mia presenza. Scommetto che si stia pentendo di avermi portato.
“Aspettati la tentazione del Male. E
rimani in disparte.”... La donna indossa un vestito nero di lana
infeltrita. Abbraccia Benjamin e inizia a piangere disperata. “Sono giorni che non mangia. Sono stata
costretta a tagliarle i capelli perché se li strappava e si cibava di quelli.” “È un giorno particolare. La Resurrezione di
Cristo sarà solo domani. Oggi il mondo è stato senza Salvezza.” Mi
trattengo dallo sbuffare, annichilita dalla desolazione della signora Collins e
dalle urla che sento provenire dal fondo del corridoio. Paiono risate isteriche. “Ho dovuto legarla al letto...” ... Rimango
sulla soglia a fissare la ragazza sdraiata sul letto sporco, legata ai polsi
con due stracci sino alla testata di ferro battuto del letto. La sua magrezza
traspare dal pigiama scuro e i suoi occhi infossati mi inquietano. I capelli
corti sono strappati in più zone, lasciando intravedere la pelle crostosa del
cranio. “Buongiorno Ben, ti sei portato
anche la tua puttanella?”...
Infatti La maledizione di Ondine, nonostante l’elettrizzante emozione da
brivido lungo la schiena, rimane un Urban fantasy, che vede come protagonista
una giovane ragazza universitaria italoinglese, di nome Ondine che sin dalla
nascita ha manifestato un particolare potere sentivo, che le permette di
entrare in contatto con le anime o inconsci quando abbassa il suo respiro durante
il sonno entrando in quella condizione che la scienza medica chiama Ipoventilazione
alveolare primitiva o semplicemente “Sindrome di Ondine”, che la trasporta all’interno
di un’altra dimensione dove si trova il passaggio tra questo e l'altro mondo e qui che gli inconsci che non hanno pace
sono bloccati o cercano di entrare con la forza nel mondo reale diventando violenti e pericolosi. Durante la
ricerca di se stessa, Ondine entra in contatto con altre persone che
manifestano i suoi stessi poteri e grazie a sua nonna scopre la natura e l’origine
del suo potere e di quelli dei suoi simili, che derivano dai cavalieri dell’apocalisse
e hanno il compito di proteggere i portali di passaggio tra questa realtà e quella
degli inconsci e dare la liberazione con una seconda morte agli inconsci
violenti e malvagi. Questo compito è portato avanti da coloro che possiedono i
poteri dei cavalieri ovvero i Guardiani che fino a qualche tempo fa erano uniti
in una congregazione, a cui appartenevano anche i suoi antenati.
... i Guardiani
rappresentano gli Angeli dell’Apocalisse. Alla mancanza del gusto corrisponde
il Cavaliere Bianco, un arciere, simbolo della Resurrezione. Il suo compito è
quello di riportare le anime sul loro giusto cammino. Alla mancanza del tatto
collegava il Cavaliere Nero, simbolo della Carestia e con una bilancia in mano:
a lui è concesso il dono di individuare l’avidità delle anime umane. ... Per
l’anosmia... Il Cavaliere Rosso. Simbolo della Guerra e delle Armi. Il suo
compito è quello di combattere i demoni. ... alla mancanza della vista coincide il Quarto
Cavaliere, la Morte. Vestito di verde, rappresenta la Pestilenza. Il suo
compito è quello di riportare alla morte le anime perdute... Non esistono Guardiani senza udito. In principio fu il Verbo. La prima cosa
creata da Dio fu il suono. Il Creatore non può togliere l’udito ai Guardiani.
...
Una storia avvincente che ti trascina in spietate lotte e battaglie
interiori degne di un mondo surreale dove le ferite e la morte sono una realtà
non un sogno e così con grandi colpi di scena, in uno scenario che viaggia dall’Italia
all’Inghilterra fino a Praga dove avviene la ricerca dell’ultimo discendente
della potente famiglia che si trova a capo della congregazione di Guardiani i
Novacek, Lysandra, che li trascinerà
fino in Romania nel misterioso castello di Iulia Hasdeu, dove si annida il
più terribile dei mali, l’anima dannata della più grande assassina di tutti i
secoli la contessa sanguinaria Erzsébet
Báthory, che tiene incatenata l’anima pura della giovane Iulia e del suo
amato padre.
... “Il nido di Hasdeu è governato da Erzébeth
Báthory, la leggendaria contessa sanguinaria che seviziò e uccise centinaia di
giovani. Avrei scommesso che un Dogmatico sarebbe stato il primo a voler liberare
tutte le sue vittime...”
Una storia curiosa e affascinante che
si intreccia tra finzione e realtà intorno al misterioso castello ricco di
profondo simbolismo, fatto costruire da Bogdan Petriceicu Hasdeu in memoria
dell’amatissima figlia Iulia morta prematuramente e intorno alla sanguinaria
contessa che si vocifera abbia ucciso circa 600 persone.
Un romanzo che rivela una buona ricerca
storica e scientifica oltre alla bravura di catturare il lettore trascinandolo
su una scacchiera dove si trova intrappolato in un potente scacco matto.
Beh! Una
lettura elettrizzante che di sicuro non annoierà i suoi lettori.
Consigliata? Sicuramente
si, a tutti gli appassionati lettori che si sentono pronti a farsi avanti e lasciarsi
catturare dalla ipnotica voce di un’ondina di nome Valentina Barbieri.