domenica 11 agosto 2013
Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Passion entre les rimes
Cari amici, ecco per voi una nuova
rubrica dedicata ai brani cantori di passione, che tra parole e arte ci narrerà
di quell’amore intenso che non necessariamente deve essere carnale, ma comunque
denso e potente. Questo forte sentimento, è da sempre, il tema preferito da
molti artisti e poeti, che ispirati dalla sua immagine, hanno creato opere
anche immortali, come quella del preraffaellita Dante Gabriel Rossetti,
autore del quadro di Paolo e Francesca,
raffigurati nel loro bacio, ispirato dai sublimi versi di Dante, che decide di
raccontare nella sua opera maggiore La Divina Commedia, la sventurata passione, tra due giovani
tratti in inganno dalla vita e dal destino che si è fatto beffe di loro,
coinvolgendoli in un amore impossibile che li ha travolti tanto da finire
uccisi, almeno con la consolazione di morire tra le braccia l’uno dell’altro.
La storia conosciuta grazie al grande cantore ha attirato gli sguardi di molti
studiosi che hanno cercato le tracce di questa vicenda per scoprire la
veridicità della tragedia che sembra si sia consumata nel castello di Gradara, situato nell’omonima cittadina, nelle Marche,
una volta di proprietà della famiglia Montefeltro, dove il più giovane dei
fratelli è stato l’amato di Francesca, moglie del maggiore, un vecchio
sciancato e burbero. La storia, dopo le accurate ricerche degli storici,
potrebbe essere vera, almeno secondo la maggioranza, anche se sembra essere
stata insabbiata, per mantenere le apparenze con il papato e non rovinare i
rapporti d’ interesse tra le due famiglie dei giovani, che avevano cospirato,
per poter realizzare il matrimonio che le ha unite. La forte intensità della
tragica vicenda dei due sfortunati amanti, ha ispirato artisti come J.A.D. Ingres, che dipinge questo quadro
del 1834, dal titolo “Paolo e Francesca”,
che raffigura la scena culmine della vicenda, dove i due amanti vengono
scoperti suscitando la forte gelosia di Gianciotto, che furioso li uccide senza
pietà.
Paolo e Francesca
Divina Commedia
Canto V
Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e ' cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I' cominciai: «Poeta, volontieri
parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri».
Ed elli a me: «Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno».
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: «O anime affannate,
venite a noi parlar, s'altri nol niega!».
Quali colombe dal disio chiamate
con l'ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l'aere dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov'è Dido,
a noi venendo per l'aere maligno,
sì forte fu l'affettuoso grido.
«O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi
piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.
Amor, ch'al cor gentil ratto
s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand'io intesi quell'anime offense,
china' il viso e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».
Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».
Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
a che e come concedette Amore
che conosceste i dubbiosi disiri?».
E quella a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
Illustrazione
di Gustave
Dorè
Alexander
Munro
“Dio ti invita a danzare con Lui e se dici di sì, scopri che insieme al dolore c’è anche la pace e la gioia”.
Non abbiate paura…
Come Chiara Corbella Petrillo, una giovane mamma di 28 anni, che per salvare il suo bambino, rinuncia
alle cure e si lascia morire di un carcinoma alla lingua, scoperto durante gli
esami fatti durante la gravidanza del piccolo Francesco. Una donna coraggiosa, che è diventata strumento nelle mani di Dio. Un vero esempio di fede e
di amore materno, che ci conforta e incoraggia di fronte alla realtà di certi
fatti di cronaca. La storia di questa donna ha suscitato molto interesse nella
gente, toccando il cuori di tutti quelli che hanno ascoltato la loro storia che
mette in luce una prova d’amore, vera e propria, verso il loro bambino e verso
Dio. I loro amici – i fratelli, così si definiscono – Cristiana Paccini e Simone Troisi, che hanno deciso di raccontare la loro testimonianza di fede, dedizione e di amore, in
un bellissimo libro, richiestissimo dalle centinaia di lettere inviate al marito di Chiara,
che ora trova voce in queste 160 pagine, dal titolo Siamo nati e non moriremo mai
più. Storia di Chiara Corbella Petrillo, edito dalla Porziuncola nel mese di Gennaio di quest’anno.
Un libro per Chiara e Enrico, i parrocchiani che tanto hanno pregato per lei e
per tutti quelli che anche nei momenti difficili si devono fare forza e
afferrare con gioia la mano di colui che ci dona la vita e che quando è giunto
il momento ci raccoglie a sé.
“Siamo nati e non
moriremo mai più”. A un anno dalla scomparsa, il volume che racconta la fede
stupefacente eppure semplicissima della ragazza romana morta dopo aver scelto
di non curare un tumore per dare alla luce il figlio.
·
Pubblicazione:01/01/2013
·
Pagine:160
·
Formato: Libro in brossura
Centosessanta emozionati pagine, che raccolgono la testimonianza
di Chiara, di suo marito Enrico Petrillo, e della triste vicenda che li ha
coinvolti, insieme a quella di chi gli è stato vicino e di come con coraggio e speranza, questa giovane famiglia si è unita nell’amore e nella fede,
infatti nelle loro interviste dicono: Non
siamo noi ad aver creato la vita di nessuno. … Noi abbiamo sempre chiesto al
Signore di meravigliarci: cioè, il fatto che il Signore ci chiedesse delle cose
un po’ al di là delle nostre capacità … La sofferenza è una danza – dicono –
Dio ti invita a danzare con Lui e se dici di sì, scopri che insieme al dolore
c’è anche la pace e la gioia.
Vi lascio con la testimonianza rilasciata
in una intervista dalla giovane coppia di coniugi, che rendono grazie al
Signore per il dono del loro terzo figlio, Francesco, e nonostante la situazione
difficile in cui riversa Chiara, la madre del piccolo, che con gioia e
determinazione, mostra al mondo e al suo bimbo, in un video per quando è
grande, la meravigliosa sensazione di essere una mamma, che come una leonessa
lotta per proteggere il suo leoncino, un piccolo grande amore, donato dalla grazia di Dio.
http://www.chiaracorbellapetrillo.it/