Eccomi ancora qui, in balia del mio umore
ballerino e come per la musica anche le mie letture variano secondo l’umore del
momento e considerato il mio amore viscerale per i libri mi lascio trascinare
da questa corrente che varia come il vento, dai saggi ai classici, alle poesie,
passando per la narrativa d’autore nazionale e straniera e ogni tanto la mia
mente si lascia cullare dalle fantastiche avventure con personaggi da sogno e
come membro del gentil sesso, non posso che lasciarmi travolgere dagli amori
impossibili che a volte meritano un pizzico di brivido, per non colorare il
panorama completamente di rosa. Considerando che il mio sogno segreto è
trovarmi in una immensa e misteriosa biblioteca e possedere il pass per la
libera esplorazione, per poter andare a caccia di libri sconosciuti che non
aspettano altro che di essere letti, non potete certo biasimarmi per essere un
cocktail di lettura e oggi vi servo una storia fantastica, con un pizzico di
brivido e qualche spruzzo di rosa, ed ecco: “La maledizione di Ondine”, della giovane scrittrice italiana Valentina Barbieri, che ha fatto il suo
esordio attraverso una fantastica autopubblicazione, e la sua prima opera è un
racconto intitolato “Arèl”, che ha pubblicato nell’Almanacco Fantasy di Lettere Animate.
Recensione
Un’autopubblicazione per un libro che
ha entusiasmato il web e fatto parlare decine di blogger entusiasmando i lettori
del genere Urban fantasy. Tanto che quando la curiosità è sopraggiunta spinta
da una delicata folata di vento che ha riempito l'aria con il suo inebriante profumo, scuotendo i miei sensi da appassionata lettrice, non potevo fare altro che ritrovarmi inevitabilmente a leggere questo
libro, che mi ha letteralmente spiazzato.
Beh! Magari vi chiederete, come mai?
La risposta è semplice, non è ciò che
mi aspettavo. Infatti, credevo di trovarmi di fronte la classica storia da
Urban Fantasy, con il grande amore con un bello ma dannato, invece questa
giovane scrittrice a concesso all’amore un ruolo secondario e con una scrittura
limpida e fluente come un ruscello in primavera, ma allo stesso tempo molto
coinvolgente, infatti è riuscita a toccare le mie note dolenti e mi sono
ritrovata a rivivere una scena di uno dei film più terrificanti di tutti i
tempi “L’esorcista”, che dopo 40 anni dall’uscita, ho avuto la felice idea di
andare a vedere al cinema, praticamente un grosso sbaglio da parte mia e
Valentina Barbieri ha riconfermato questa mia idea, dato che è riuscita a farmi
sentire la tensione del momento, però in modo elegante, senza andare fuori dagli
schemi letterari.
...La porta di
ingresso è aperta ed entriamo in un vano scale spoglio e grigio. “Cosa devo aspettarmi? Una contorsionista
che vomita dappertutto” Benjamin non coglie il sarcasmo e mi guarda quasi
scocciato della mia presenza. Scommetto che si stia pentendo di avermi portato.
“Aspettati la tentazione del Male. E
rimani in disparte.”... La donna indossa un vestito nero di lana
infeltrita. Abbraccia Benjamin e inizia a piangere disperata. “Sono giorni che non mangia. Sono stata
costretta a tagliarle i capelli perché se li strappava e si cibava di quelli.” “È un giorno particolare. La Resurrezione di
Cristo sarà solo domani. Oggi il mondo è stato senza Salvezza.” Mi
trattengo dallo sbuffare, annichilita dalla desolazione della signora Collins e
dalle urla che sento provenire dal fondo del corridoio. Paiono risate isteriche. “Ho dovuto legarla al letto...” ... Rimango
sulla soglia a fissare la ragazza sdraiata sul letto sporco, legata ai polsi
con due stracci sino alla testata di ferro battuto del letto. La sua magrezza
traspare dal pigiama scuro e i suoi occhi infossati mi inquietano. I capelli
corti sono strappati in più zone, lasciando intravedere la pelle crostosa del
cranio. “Buongiorno Ben, ti sei portato
anche la tua puttanella?”...
Infatti La maledizione di Ondine, nonostante l’elettrizzante emozione da
brivido lungo la schiena, rimane un Urban fantasy, che vede come protagonista
una giovane ragazza universitaria italoinglese, di nome Ondine che sin dalla
nascita ha manifestato un particolare potere sentivo, che le permette di
entrare in contatto con le anime o inconsci quando abbassa il suo respiro durante
il sonno entrando in quella condizione che la scienza medica chiama Ipoventilazione
alveolare primitiva o semplicemente “Sindrome di Ondine”, che la trasporta all’interno
di un’altra dimensione dove si trova il passaggio tra questo e l'altro mondo e qui che gli inconsci che non hanno pace
sono bloccati o cercano di entrare con la forza nel mondo reale diventando violenti e pericolosi. Durante la
ricerca di se stessa, Ondine entra in contatto con altre persone che
manifestano i suoi stessi poteri e grazie a sua nonna scopre la natura e l’origine
del suo potere e di quelli dei suoi simili, che derivano dai cavalieri dell’apocalisse
e hanno il compito di proteggere i portali di passaggio tra questa realtà e quella
degli inconsci e dare la liberazione con una seconda morte agli inconsci
violenti e malvagi. Questo compito è portato avanti da coloro che possiedono i
poteri dei cavalieri ovvero i Guardiani che fino a qualche tempo fa erano uniti
in una congregazione, a cui appartenevano anche i suoi antenati.
... i Guardiani
rappresentano gli Angeli dell’Apocalisse. Alla mancanza del gusto corrisponde
il Cavaliere Bianco, un arciere, simbolo della Resurrezione. Il suo compito è
quello di riportare le anime sul loro giusto cammino. Alla mancanza del tatto
collegava il Cavaliere Nero, simbolo della Carestia e con una bilancia in mano:
a lui è concesso il dono di individuare l’avidità delle anime umane. ... Per
l’anosmia... Il Cavaliere Rosso. Simbolo della Guerra e delle Armi. Il suo
compito è quello di combattere i demoni. ... alla mancanza della vista coincide il Quarto
Cavaliere, la Morte. Vestito di verde, rappresenta la Pestilenza. Il suo
compito è quello di riportare alla morte le anime perdute... Non esistono Guardiani senza udito. In principio fu il Verbo. La prima cosa
creata da Dio fu il suono. Il Creatore non può togliere l’udito ai Guardiani.
...
Una storia avvincente che ti trascina in spietate lotte e battaglie
interiori degne di un mondo surreale dove le ferite e la morte sono una realtà
non un sogno e così con grandi colpi di scena, in uno scenario che viaggia dall’Italia
all’Inghilterra fino a Praga dove avviene la ricerca dell’ultimo discendente
della potente famiglia che si trova a capo della congregazione di Guardiani i
Novacek, Lysandra, che li trascinerà
fino in Romania nel misterioso castello di Iulia Hasdeu, dove si annida il
più terribile dei mali, l’anima dannata della più grande assassina di tutti i
secoli la contessa sanguinaria Erzsébet
Báthory, che tiene incatenata l’anima pura della giovane Iulia e del suo
amato padre.
... “Il nido di Hasdeu è governato da Erzébeth
Báthory, la leggendaria contessa sanguinaria che seviziò e uccise centinaia di
giovani. Avrei scommesso che un Dogmatico sarebbe stato il primo a voler liberare
tutte le sue vittime...”
Una storia curiosa e affascinante che
si intreccia tra finzione e realtà intorno al misterioso castello ricco di
profondo simbolismo, fatto costruire da Bogdan Petriceicu Hasdeu in memoria
dell’amatissima figlia Iulia morta prematuramente e intorno alla sanguinaria
contessa che si vocifera abbia ucciso circa 600 persone.
Un romanzo che rivela una buona ricerca
storica e scientifica oltre alla bravura di catturare il lettore trascinandolo
su una scacchiera dove si trova intrappolato in un potente scacco matto.
Beh! Una
lettura elettrizzante che di sicuro non annoierà i suoi lettori.
Consigliata? Sicuramente
si, a tutti gli appassionati lettori che si sentono pronti a farsi avanti e lasciarsi
catturare dalla ipnotica voce di un’ondina di nome Valentina Barbieri.
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