ARAZZO MEDIEVALE, TAVOLA
ROTONDA - WILLIAM MORRIS
Compagni di lettura, armiamoci di libro e partiamo alla scoperta
del mito anglosassone per eccellenza, quello della tavola rotonda. Questa
leggendaria tavola, concepita con lo scopo di eliminare il capotavola e così
ogni distinzione di ruolo tra i membri che vi assiedono, attribuita al leggendario
re Artù, il primo a menzionarla nel suo “Roman de Brut” del 1155 è stato il
cronista normanno Wace. Il mito di questa tavola ruota attorno alla leggendaria
figura di re Artù, che è legato alla tradizione mitologica inglese che si incorpora
in un determinato tema, definito “la matiére de Bretagne” a cui si sono legati
i movimenti culturali sviluppatesi durante il periodo vittoriano e da cui ha tratto particolare ispirazione il
poeta, scrittore e pittore preraffaellita che ha collaborato alla fondazione
del movimento artistico definito Arts and Crafts.
Ginevra - William Morris
Il suo accostamento a questi movimenti lo spingono al ritorno del
mitico romantico delle canzoni medievali inglesi, che lui riporta nelle sue
opere sia artistiche che letterarie. Come fa notare Luis Borges, nelle sue
Lezioni di letteratura inglese, la critica letteraria del tempo è stata
glaciale nei confronti della sua prima
opera, “The defense of
Guenevere” (La difesa di Ginevra o Genoveffa), infatti Andrew Lang sostiene: “Queste sue prime composizioni, scritte quasi
con indifferenza, lasciando la penna in libertà come chi si abbandona a un
piacere e non come chi affranta un lavoro scrupoloso” .
Questo tema, trattato da William Morris e definito “la matiére de
Bretagne”, incorpora la storia di re Artù che combatte contro i Sassoni all’inizio
del VI secolo, ma la cosa fantastica dal punto di vista della storia e della
letteratura e che la figura del leggendario re inglese, viene affiancata a la
figura di Carlo Magno, per poter presentare un re universale ecco perché viene
chiamato come quello francese “la matiére de France”, che invece tratta la
storia di Rolando, di Carlo Magno e della storica battaglia di Roncisvalle.
Vision of the Holy Grail William Morris su disegni di E. Burne-Jones 1890
Rientra nella matiére de Bretagne anche le altre storie legata alla
figura di re Artù come quella del famoso calice frutto della tradizione cristiana
il Santo Graal, che si narra sia stato utilizzato da Gesù durante l’ultima cena
e abbia contenuto il suo sangue. Il legame di Artù al calice segue varie voci,
ma quella principale vede il re impegnato nella sua ricerca a causa di un sogno
divino. Come sappiamo si dice che sia stato raggiunto dal primo dei suoi
cavalieri Lancillotto, ma non è riuscito a prenderlo perché aveva peccato con
la moglie del re Ginevra, a prendere la coppa si dice sia stato Gahalad, il
personaggio che Dante ricorda nella sua opera immortale come il Galeotto.
La sua prima opera “The defense of
Guenevere” è una raccolta di poesie
che nonostante non rientra tra le sue opere maggiori, figura appieno il tema de
“la matiére de Bretagne” quindi vi presento una delle sue poesie dove vuole
rappresentare la morte, o meglio l’agonia di un cavaliere medievale. Morris, lo
immagina nel suo grande letto, ai piedi di una finestra, dove vede il fiume e i
boschi ma quando riapre gli occhi si ritrova di fronte alla luminosa luce di un
grande angelo di Dio, che gli sottopone una scelta sotto forma di tessuti, uno
rosso e l’altra azzurra, e da questa scelta dipenderà il suo destino.
But, knowing now that they would have her speak,
She threw her wet hair backward from her brow,
Her hand close to her mouth touching her cheek,
As though she had had there a shameful blow,
And feeling it shameful to feel ought but shame
All through her heart, yet felt her cheeks burned so,
She must a little touch it; she stopped at last and said:
“O knights and lords, it seems but little skill
To talk of well-known things past now and dead.
God wot I ought to say, I have done ill,
And you were quite alone and very mightily
The wind was ruffling up the narrow streak
Of river through your broad lands running well:
Suppose a hush should come, then some one speak:
“One of those cloths is heaven, and one is hell,
Now choose on cloth for ever, which they be,
I will not tell you, you must somehow tell”…
Ma, sapendo che volevano ascoltarla,
gettò indietro i suoi umidi capelli,
la mano sulla bocca, sfiorando appena la gota,
come se avesse ricevuto un colpo vergognoso,
vergognandosi di non sentire altro che vergogna
nel suo cuore, e tuttavia, sentendo che le sue gote ardevano tanto,
Che doveva toccarle; e come uno zoppo
Si allontanò da Gawain, con la testa
Ancora alta; e sulle sue gote ardenti
Le lacrime s’asciugarono presto; finalmente si fermò e disse:
“Oh cavalieri e signori, pare forse stolto
Parlare di cose, oggi passate e morte.
Dio, che posso dire, ho agito male,
e chiedo a voi tutti il perdono col cuore!
Perché voi dovete avere
ragione, grandi signori – ma
Ascoltate, immaginate che sia la vostra ora,
e siete soli e deboli;
state morendo e intanto
il vento agita i pioppi, agita
La corrente del fiume che attraversa le vostre vaste terre:
Immaginate che ci sia silenzio, e che allora qualcuno parli:
“Una stoffa è il cielo, l’altra l’inferno,
Scegli per sempre un colore, uno dei due,
io non ti dirò nulla, tu devi decidere”...
L'incantesimo di Merlino
Edward Burne-Jones, 1874
Nelle opere artistiche di Morris, possiamo notare anche la
collaborazione di altri artisti che come lui hanno sostenuto questo movimento
che si è diffuso durante l’epoca vittoriana,
soprattutto E. Burne-Jones, ma nonostante la preponderante influenza di
Rossetti, W. Morris è stato molto diverso dal suo amico che come sappiamo è
rimasto vittima della sua vita infelice.
Seguendo le varie storie tardo-medioevali, un’altra figura
leggendaria è legata alla misteriosa Tavola Rotonda, ovvero Mago Merlino che ha
stuzzicato la mente e la penna di Thomas
Malory che ha fantasticato su questo tema che è stato il fulcro del suo
epico racconto “Le morte d’Arthur”, che ha ispirato a sua volta Alfred Tennynson e anche i vari
film su re Artù.
In Inghilterra esiste veramente una favolosa tavola rotonda e si
trova nel “Great Hall” a Winchester,
risale a non prima del XIII secolo e si dice sia stata commissionata dal Re
Edoardo III per simboleggiare la vera “Tavola Rotonda” e di conseguenza l’esemplare
condotta cavalleresca. La tavola, è stata realizzata con legno di quercia è
larga 5,4 metri spessa quasi 5 centimetri e pesa 1,25 tonnellate, un fantastico
esempio delle mitiche leggende che stanno alla base della cultura del popolo
inglese.
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