martedì 22 ottobre 2013
Ecco la sera noiosa: che fare in tanta tristezza? Viene l'amico del cuore, m'abbandono alla sua carezza. ... Ivan Alekseevič Bunin
Agenda letteraria
Eccoci! È giunto il momento di sfogliare l’Agenda
letteraria e di ricordare la nascita di un altro grande letterato, il primo
Premio Nobel russo, nel 1933, il poeta e narratore Ivan Alekseevič Bunin. La motivazione è stata: "per la precisione artistica con la quale ha trasposto le
tradizioni classiche russe in prosa"
Questa figura come molti poeti russi ha attirato la mia
curiosità, quando ero alla ricerca d’informazioni su un'altra icona della
letteratura americana Henry Wadsworth
Longfellow, e ho scoperto che questo Premio Nobel, ha curato la traduzione
in lingua russa dell’opera The Song of
Hiawatha. Una piacevole scoperta che mi ha fatto conoscere questo autore
che oggi 22 ottobre ho il piacere di ricordare attraverso l’agenda letteraria.
Bunin ha scritto varie raccolte di poesie, ma il pubblico letterario l’ha
apprezzato di più per i suoi racconti, che riflettono in modo realistico la
tradizione rurale dl suo paese e il suo stato di emigrante che darà voce ai
suoi romanzi più famosi L'amore di Mitja e La vita di Arsen’ev e L’affare
dell’alfiere Elaghin.
Vi lascio con una bella poesia tratta dalla sua prima
raccolta di poesie.
Alba ottobrina
Impallidita la notte, la
luna tramonta
sul fiume come rossa falce.
La nebbia sonnolenta sui prati s’inargenta,
Il nero canneto, impregnatosi, esala fumo,
Il vento fa frusciare il canneto.
V’è quiete nel villaggio.
Nella cappella la lampada
Si offusca, ardendo stancamente.
Alla tremula oscurità del giardino intirizzito
Si propaga dalla steppa a ondate la frescura…
Lentamente rosseggia
l’aurora.
I poeti son vecchi signori che mangian le stelle distesi sui prati delle loro ville. E s'inventano zingare e more per farsi credibili agli occhi del mondo col loro dolore. (Tratto da: I poeti)
Chiacchiere in libertà
Ecco che arriva il momento di fare due chiacchiere. Il Premio
Nobel si è concluso splendidamente e come sappiamo il 10 Ottobre i giurati di
Stoccolma hanno deciso chi a Dicembre dovrà recarsi nella bellissima città
svedese a ritirare il prestigioso riconoscimento, che è considerato un grande
merito per la carriera di chi lo riceve. Come tutto il mondo sa, per il settore
letteratura, ha visto premiato il suo talento la bravissima scrittrice canadese Alice Munro, di cui ho piacevolmente
parlato nella rubrica Parliamo di...
. Mah! Qual è il punto della nostra discussione?
Beh! il dilemma
che mi ha incuriosito è la candidatura a questo premio del nostro amato prof
italiano, il grande Roberto Vecchioni, che con grande stupore degli italiani e
dello stesso cantautore, che si è visto proporre alla pari del
mitico Bob Dylan, Leonard Cohen che sono stati candidati come cantautori, la
nuova categoria che i responsabili del prestigioso Premio hanno deciso di inserire tra le
varie categorie presenti.
Ciò che mi sbalordisce è stata la grande indignazione degli stessi italiani nei confronti
del povero cantautore, che umilmente parlando non si spiega come e perché sia
stato candidato. La discussione nei suoi confronti è stata molto accesa tanto
che dalle sue interviste e dagli articoli letti il povero prof invece di essere
contento o lusingato mi è sembrato così spaventato dalla cosa che non faceva
altro che scusarsi con i suoi connazionali, che continuano a domandarsi perché non
Francesco De Gregori?
La critica
potrebbe sembrale legittima, ma secondo me non è stato corretto inveire con
simili toni contro questo cantautore e scrittore del resto, infatti oltre ai testi delle più di duecento
canzoni, che ha composto, gli eminenti giudici dell’Accademia di Stoccolma
hanno considerato anche il suo apporto in campo letterario, con i suoi due
romanzi editi dalla casa editrice Einaudi, Scacco a Dio, del 2011, Il
libraio di Selinunte del 2007, e poi
Volevo. Ed erano voli del
2008, Di sogni e d’amore. Poesie 1960 – 1964, che raccoglie una parte
della sua vena poetica.
I suoi romanzi, mostrano il profondo rispetto per la
letteratura, infatti le vicende si sviluppano attraverso gli insegnamenti dei
grandi autori del passato, i classici..., letti a voce alta dal libraio di
Selinunte a un giovane ragazzo che si ritrovava a volare tra le opere di Pessoa,
Saffo,
Tolstoj, Rimbaud… Un libro che come il pifferaio magico incanta con la sua
melodiosa poesia, infatti ecco cosa dicono alcuni lettori:
12/09/2011 at 10:05 pm
NICOLETTA ha detto: LA
CANZONE CHE PORTA QUESTO TITOLO è BELLISSIMA, EMOZIONANTE , UNICA. IL LIBRO
ANCHE. IO HO UTILIZZATO QUESTO TESTO PER UN LAVORO SULLA CONTINUITà FRA ORDINI
DI SCUOLA: UN SUCCESSO
20/09/2011 at 8:57 pm
LUISA ha detto: Un libro
che è pura poesia, ricerca raffinata, dichiarazione d’amore per altri libri e
immensa capacità di farli amare e ricordare sotto una luce nuova. “Il libraio
di Selinunte” è una lettura meravigliosa, che tutti dovrebbero affrontare. Mi
ha emozionata e coinvolta, parola dopo parola, fino all’ultima pagina.
Ecco cosa scrive in Scacco
a Dio:
Sembra quasi che lo facciano per farmi dispetto: arrivati
a un certo punto è come se spegnessero la stella che li guida, come se
s'incidessero un'altra linea della vita sulla mano. No, non parlo di peccati,
quelle sono minuzie: dico il loro cammino, il corso del loro destino. Hanno un
solco da seguire, un viaggio da compiere e improvvisamente lo cancellano, lo
resettano vogliono essere altri da sé; stropicciano le loro anime fino a
rendersele irriconoscibili, si ribellano alla felicità.
E nel Libraio di Selinunte:
E voi cosa ne pensate?
Secondo me, nonostante, tutto non è stata immeritata
questa candidatura, anzi come italiani dovremmo essere contenti che in questa categoria
sia stato considerato di merito un nostro grande autore, senza nulla togliere
agli altri cantautori italiani.
”Prenditi tutto il tempo che ti serve. Ricorda, a volte bisogna buttarsi, rischiare, prendere in mano la vita, fosse anche per un giorno soltanto.”
Caffè letterario
Buongiorno amici in
lettura,
al mattino niente è più piacevole di un buon caffè accompagnato da
una buona lettura per iniziare al meglio la giornata, infatti:
“Happiness is a cup of coffee
and a really good book”.
Per mettervi di buon umore oggi vi propongo un libro che mi ha
letteralmente conquistata e che a differenza di altre novità ho scoperto per
caso, infatti forse qualcuno l'ha letto o lo conosce perché è di qualche anno
fa, “La libreria dei nuovi inizi” di
un’autrice che onestamente parlando ancora non conoscevo, ma che mi ha
conquistata con il suo esotico fascino, che caratterizza anche la sua piacevolissima scrittura, Anjali Banerjee.
Ma chi è questa affascinante scrittrice?
Anjali Banerjee, è una scrittrice di
origine indiana, infatti è nata nel Bengala, però ha praticamente vissuto in
Canada, fino al matrimonio che la porta a vivere nello Stato di Washington
negli Stati Uniti. È autrice di diversi libri sia per adulti che per ragazzi e “La
libreria dei nuovi inizi” è stato il romanzo che l’ha fatta conoscere ai
lettori italiani nel 2011, grazie alla pubblicazione della Casa Editrice
Rizzoli.
La libreria dei nuovi inizi, è stato definito
un romanzo da favola moderna, perché contiene quei magici elementi, che lo
rendono tale, come un’amore incantato, ma dal mio punto di vista è l’amore per
i libri a salvare la protagonista Jasmine, una donna, che si ritrova con il cuore
spezzato dopo il tradimento del marito, e sarà la surreale libreria di sua zia
a farle scoprire che la vita ha molto da offrire, infatti grazie a quei libri e
al mondo che gira attorno a loro, imparerà una importante lezione e scoprirà
che esiste un nuovo inizio nella vita. Questo libro mi ha incantato, sarà perché
una libreria confortevole e con quel certo non so che... è sempre stato il mio
sogno e chissà che un giorno non metta in atto il mio desiderio, una libreria
che è come un rifugio confortevole, dove i suoi clienti non comprano solo i
libri, ma possono ritrovarsi e godere del piacere che solo la lettura può dare.
Ci sono cose che accadono e
ti trovano del tutto impreparata. Robert, il mio ex marito, aveva sempre usato
il suo indiscutibile fascino come un’arma letale, senza badare ai cuori che
spezzava, o alle vite che rovinava. Per non parlare dei letti nei quali si
svegliava il mattino dopo. Mia madre continuava a ripetermi: “Visto, Jasmine, hai voluto sposarti un
americano? Dovevi prenderti un bengalese come noi: fedele, di buon cuore, e
rispettoso della nostra cultura”. E io me lo vedevo, il perfetto marito
bengalese, in ghingheri nel tradizionale churidr
kurta, durante il mio allegro e colorato matrimonio indiano. Ma mia madre
non vedrà mai realizzato il suo sogno, perché io non ho nessuna intenzione di
sposarmi un’altra volta. Adesso che ho ottenuto il divorzio, ho deciso di
prendermi una pausa da Los Angeles. E da quel delinquente del mio ex marito,
l’uomo che un tempo mi sembrava perfetto. Così eccomi qui, sul battello diretto
a Shelter Island, il piccolo grumo verde di pioggia e oscurità nel mezzo di
Puget Sound. Sul pontile, il vento mi frusta i capelli, ricordandomi che sono
viva, e che posso ancora sentire il freddo. ... Man mano che ci avviciniamo
all’isola, il contorno della costa est comincia a emergere dalle nebbie. Le
distese di corbezzoli e abeti lasciano il posto a spiagge rocciose e selvagge,
mentre i fianchi delle colline, ricoperti di foresta, si slanciano verso il
cielo grigio che sembra di peltro, e la città di Fairport abbraccia la baia con
il suo agglomerato di edifici antichi e di luci baluginanti. Ho un tuffo al
cuore. Che ci faccio io qui? ... La lettera con la richiesta a cui non ho
potuto dire di no. Nell’era della posta elettronica, zia Ruma preferisce
scrivere come ai vecchi tempi. Tiro fuori la lettera dal suo nascondiglio e la
annuso: una lieve fragranza di rosa. Ogni volta che apro il foglio, il profumo
cambia: ieri sandalo, il giorno prima gelsomino. Ma le parole sono sempre le
stesse, scritte con inchiostro dorato nella calligrafia un po’ obliqua della
zia: Devo tornare in India. Voglio che tu
ti prenda cura della libreria mentre non ci sono. Solo tu puoi farlo. ... Mi promette un
rifugio sicuro tra i grandi classici della letteratura, anche se, a dire la
verità, saranno anni che non leggo un romanzo tutto intero. ... Quanto può essere difficile convincere qualcuno a comprare l’ultimo libro di
Nora Ephron o Mary Higgins Clark? Un mese a Shelter Island, a lavorare in una
libreria, non è poi un sacrificio così grande da fare per una persona a cui
vuoi molto, molto bene. Mi sono portata dietro del lavoro, per tenermi
occupata: ho con me un voluminoso mazzo di report ancora da studiare. ... Il
negozio della zia è a qualche isolato a nord del porticciolo, sul mare. Un
edificio vittoriano a tre piani, stile Regina Anna, in terra d’ombra bruciata e
bianco. Sono quasi arrivata, ... avevo dimenticato che l’edificio fosse così
grande e dall’architettura così complessa: un intreccio di bovindi, torrette e
un portico a colonne che corre lungo tutta la facciata. Da vicino salta
all’occhio qualche indizio di rovina ... La pesante porta si richiude
sbattendo alle mie spalle, lasciando fuori il resto del mondo. Un vago sentore
di lucido per i mobili al limone si fa strada nell’aria, superando la coltre di
polvere; sento odore di naftalina. ... Non c’è superficie che mia zia non abbia
occupato. Alla mia sinistra sul muro è appeso un polveroso tappeto Kashmir che
raffigura in oro e rosso l’albero della vita. ... vado a sbattere contro un
tizio che sembra essersi materializzato dal nulla. Alzo lo sguardo, presa alla
sprovvista, e vedo un volto vissuto, due occhi cerchiati, capelli scuri in
disordine, come se il vento li avesse appena scompigliati. ... Ha in mano una
pila di libri: ha quanto pare ha un sacco di tempo libero. ... Cerco di scivolargli accanto per passare oltre, e per poco non
inciampo in una piega del tappeto. Lui si fa da parte. “Ha fretta vedo.” “La mia è la
velocità normale. Non ho ancora regolato l’orologio sul tempo di Shelter
Island.” Mi guarda dritto negli occhi, impassibile. “Da dove arriva?” mi domanda. “Los
Angeles. Sono venuta per dare una mano alla zia Ruma in libreria... per un
po’.” Sì, dare una mano alla zia... ma tutto quello a cui riesco a pensare
adesso è ce muoio dalla voglia di una doccia calda e di una tazza di caffè
bollente. “Sua zia. L’incantevole signora
col sari?” “Proprio lei.” E così gli
uomini guardano mia zia. E mia zia va ancora in giro col sari. “Evidentemente la bellezza e di famiglia” continua
lui. Sento di arrossire fino alle orecchie. Per fortuna sono ben nascoste dai
capelli. È da tempo che ho smesso di sentirmi bella. “Si diverte a fare lo sfacciato, signor...” “Hunt. Connor Hunt. E lei dev’essere
Jasmine.” “Come fa a saperlo?” “Ho sentito sua zia parlare di lei. E ha
detto cose molto intriganti.” Intriganti? Non c’è niente di intrigante che
si possa dire di me. “Cioè, ha sentito
mia zia spettegolare su di me? E cosa avrebbe detto, di grazia? Mi sa che dovrò
farci due chiacchiere.” “Ha detto che
lei lavorerà qui in libreria.” “Tutto
qui?” “E poi che... è in fuga.” “Io, in fuga?” Alzo la voce senza
rendermene conto, e sento un nodo alla gola. “Questi non sono certo affari suoi, signor Hunt, e poi io non sto
fuggendo da un bel niente. Giusto per chiarire le cose.” Lui alza le mani: “Certo, si figuri.” “Ho un sacco di lavoro che mi aspetta,
quindi, se non le dispiace, vado a cercare la zia.” “Non ha nemmeno tempo per un caffè? O
magari un tè?” È incredibile questo
tipo. “Senta, finché sarò su quest’isola,
non avrò mai tempo per un appuntamento galante, chiaro?” Specialmente non con uno come te. Uno che
ci prova con la prima che capita. Uno tale e quale a Robert. “Chi ha parlato di appuntamenti galanti?”
Fa un passo in avanti, e io uno indietro. “Le
capita spesso di attaccare bottone con le donne in libreria?” “Mi è capitato solo con lei. Non c’è un modo
per farle cambiare idea, sul caffè? O tè?”
“Lo escludo categoricamente.” Vorrei prenderlo a spintoni e mandarlo
dritto alla porta. Che faccia tosta! Si, è proprio uguale a Robert, che ha
sempre fatto il cretino con qualunque essere umano di sesso femminile gli
capitasse a tiro. Ma io non ho nessuna intenzione di ricascarci. Ormai sono
diventata la fortezza di me stessa. Lui si accarezza un sopracciglio. “Come vuole. Mi dispiace molto. Non mi resta
che sperare di vederla ancora.” Poi, senza far rumore, scivola verso la
porta, per scomparire nella sera, mentre ormai ha cominciato a piovere forte.
Me ne sono liberata, ben fatto Jasmine. Ma non riesco a togliermi dalla testa
la sfacciataggine con cui quel Connor Hunt ha cercato di rimorchiarmi ... Dal reparto dei libri di storia,
... Il signore che dorme in poltrona lascia andare una russata più forte, che
mi fa quasi sobbalzare. “Bippy! La mia nipotina!” sento gridare alle mie
spalle. È la zia finalmente. ... In quel momento, un uomo, visibilmente
irritato, entra di corsa nella stanza. È vestito con una cura pazzesca, in un
pendant di colori autunnali, e ha i capelli neri pettinati all’indietro e
impomatati con una dose più che abbondante di gel. E il tipo che la mattina
passa delle ore davanti allo specchio a farsi bello. Tutto in lui è delicato e
quasi femmineo, e i lineamenti sono smussati come se fossero stati scolpiti da
un venticello leggero. ... “Lui è Tony”
mi informa la zia. “È il mio aiutante.
Lavorerete insieme mentre io sarò via.”... Mi sento come se mi fosse appena
arrivato un pugno in pieno stomaco, ma in qualche modo riesco a fare una specie
di sorriso. “Benissimo” dico il più educatamente possibile. ... Tony mi guarda
dall’alto in basso. “Una cosa l’abbiamo capita, e cioè che ti sai vestire. Ma
guarda che questa roba va bene per la città. Qui non ti serve a un bel niente.
E anche i tacchi... non potrai certo indossarli per lavorare! I piedi ti
faranno vedere le stelle.” In effetti, le dita mi fanno già male da un po’. “Ho
un paio di scarpe da ginnastica in valigia” lo rassicurò. “E allora infilatele” fa lui, severo. Poi, con aria preoccupata
aggiunge: “E ce li avrai un paio di
jeans, voglio sperare!”. “Un solo paio,” Tony alza
drammaticamente gli occhi al cielo. “Be’,
allora ti toccherà fare un sacco di bucato, a meno che non ne compri un altro
paio. Sari indaffarata tutto il giorno, dovrai badare a mille cose insieme.”
... “Questa non è una normale “libreria indipendente” come le altre, tesoro” puntualizza
la zia. Mi domando cosa voglia dire. Sto per gettare la spugna, quando lei
aggiunge: “A volte mi sveglio ed è tutto
sottosopra, tutto spostato. Libri qui, libri lì... chi li acchiappa più!”
sorride come se avere dei libri che fanno il bello e il cattivo tempo fosse la
cosa più normale del mondo. “Ma chi li
sposta? Tony? I clienti?” chiedo, sperando che mi risponda in modo logico. “E chi lo sa, tesoro! Qualcuno che non vuole
che i grandi classici siano dimenticati, immagino. Il colpevole questa volta è
stato furbo: ha scelto libri di autori diversi, così non posso risalire a lui.
Adesso vieni con me cara. Dobbiamo fare un giro nella libreria. E poi sarà
l’ora del tè.” ... “Ti dimenticherai
di quel poco di buono di Rob mentre sei qui, cara, vedrai. Gli autori ti
aiuteranno .” Indica della stampe appese al muro, disegni a inchiostro di
scrittori famosi. “Charles Dickens. Laura
Ingalls Winder.” Laura Ingalls Winder? Quella della Piccola casa nella
prateria? Cerco di non scoppiare a ridere. La zia è sempre stata un po’
eccentrica. “Gli scrittori ti aiuteranno” ripete. “Le loro parole. Quello lì con la fronte così grande è Edgar Allan Poe.
E naturalmente c’è Jane Austen. Il suo unico ritratto sopravvissuto. Una
riproduzione, cioè.” “Sembra così
giovane... e così ordinaria.” Accarezzo la stampa, la tela ruvida della sua
guancia. Gli occhi di Jane sembrano seguirmi attraverso i secoli. “Non parlare male dei morti.” La zia si
guarda intorno, come se Jane Austen potesse saltar fuori da dietro un angolo da
un momento all’altro. “Su, andiamo a
prenderci il nostro tè.” “Prima devo
assolutamente controllare la posta.” È un po’ che le mie mani fremono,
impazienti di muoversi sui tasti del BlackBerry, di avviare il Netbook. “Tranquilla, tesoro. Avrai tutto il tempo
nei prossimi giorni.” ... “Il reparto dei libri antichi.” Entriamo in una
stanza chiusa e soffocante, con alte scaffalature che coprono tutte le pareti.
Anche qui l’aria è pregna di polvere e l’odore della carta fa prudere il naso. “Guarda qui. Lo sai che questa specchiera
apparteneva a Charles Dichens?” Appeso al muro, uno specchio rettangolare
con una cornice molto elaborata cattura per un attimo l’immagine dl mio viso.
Oddio, ma questa è la mia faccia? Ho davvero un’aria così stanca e sciupata? “Gran bell’oggetto deve valere una fortuna,
se è davvero appartenuto a Dickens.” Cosa di cui dubito fortemente. “È una
specchiera da camino vittoriano, primo periodo, 1830 circa.” Nel corridoio
qualcuno si schiarisce rumorosamente la gola, il viso nascosto nell’ombra. “Mi
scusi se l’abbiamo disturbata” fa subito mia zia; ... È un
tipo alto, con le spalle larghe. ... Mi spinge fuori
dall’ufficio verso l’ampia sala da tè. Qui il tempo sembra essersi fermato a
qualche decenni fa: addossato alla parete c’è un lungo bancone con due fornelli
a gas, un minifrigorifero e una credenza. E poi divani e poltrone dall’aria
consunta. “Per i miei clienti” spiega la zia con un certo orgoglio. “Così si
fermano più a lungo.” Io però non vedo anima viva. Magari se i divani fossero
nuovi e non dei logori scarti di seconda mano, e se sugli scaffali polverosi e
mezzi vuoti ci fossero dei libri ben allineati... Ci vorrebbe anche una
macchina per il caffè espresso, per non parlare di altri oggetti, tazze di
design, ex libris, lampade da lettura.
Insomma, questa sala andrebbe rivoltata come un calzino. ... Magia bella roba.
Il pensiero di dormire nel minuscolo appartamento della zia, in un sottotetto
umido e buio, mi fa accapponare la pelle. Non mi stupirei se le pareti fossero
ricoperte di muffa nerastra e se sui pavimenti crescesse il muschio. Dormirò in
questa vecchia casa scricchiolante...
Ah! Ah! E ora come se la caverà la nostra Jasmine, qual è il
mistero nascosto dietro il disordine di questa libreria così particolare e
piena di gente bizzarra? Qual è il nuovo inizio e come possono gli scrittori
aiutare a sanare il cuore deluso di Jasmine? Un romanzo che non è solo un “libro” ma anche un intricante mistero
che nasconde qualcosa di più, la passione per questi oggetti, che non sono
considerati tali, ma esseri vivi che hanno molto da dire. E qual è il risvolto
romantico celato dietro questa storia? Chi sarà il nuovo amore di Jasmine? Forse ho scritto un po' troppo. Mah!... non vedo l'ora di scoprire come va a finire.