martedì 20 agosto 2013
Eurialo, fiore e ansia delle cerule Càriti dalle belle chiome, Cipride e Pèlito dai mansueti occhi tra rose fiorite ti allevarono.
23:06
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Agenda letteraria
“Per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le
tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”
Con questa motivazione ricevuta per l'assegnazione del Premio Nobel nel 1959, oggi 20 Agosto ricordiamo la nascita
di un grande della poesia italiana, amatore della classicità e della sua terra, Salvatore Quasimodo, di origine
siciliana, come sappiamo è stato un grande esponente della corrente letteraria
ermetica, che era diffusa nella prima metà del secolo scorso. La sua poesia si
snoda in una prima fase, dove l’amore per la sua terra natia è molto forte, tanto da
essere considerata la fonte della sua felicità perduta, visto che ha dovuto
lasciarla. Questa serie di liriche, sono raccolte nel libro Acque e terre, pubblicato nel 1930, dove
l’emblema è rappresentato dalla poesia Vento
a Tindari, la più celebre di questa raccolta. La seconda fase, si sviluppa
intorno all’ermetismo, dove la raccolta e la poesia più famosa è: “Ed è subito sera”, che racchiude i tre
momenti della vita dell’uomo, la solitudine, la gioia e il dolore, e la
precarietà della vita.
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un
raggio di sole:
ed è subito sera.
Vi lascio con la poesia che
da voce alla terra natia, mia e di questo famoso poeta, “Vento a Tindari”. Tindari, un paesino della costa tirrenica, famoso
per il suo teatro greco e per il suo Santuario, senza contare che dista pochi
km da casa mia.
Tindari, mite ti so
Fra
larghi colli pensile sull’acque
Delle
isole dolci del dio,
oggi
m’assali
e ti
chini in cuore.
Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei
pini,
e la
brigata che lieve m’accompagna
s’allontana nell’aria,
onda di
suoni e amore,
e tu mi
prendi
da cui
male mi trassi
e paure
d’ombre e di silenzi,
rifugi
di dolcezze un tempo assidue
e morte d’anima
A te ignota è la terra
Ove ogni
giorno affondo
E
segrete sillabe nutro:
altra luce
ti sfoglia sopra i vetri
nella
veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo
grembo.
Aspro è l’esilio,
e la
ricerca che chiudevo in te
d’armonia oggi si muta
in
ansia precoce di morire;
e ogni
amore è schermo alla tristezza,
tacito
passo al buio
dove mi
hai posto
amaro
pane a rompere.
Tindari serena torna;
soave
amico mi desta
che mi
sporga nel cielo da una rupe
e io fingo
timore a chi non sa
che
vento profondo m’ha cercato.
Anima amante mia per sbaglio segnata come una data in un estraneo anno domini io ti ho forse perché ho tutto quello che non dovrei avere per averti mio sapore d’altrove cerchiamo di fare in fretta la nostra eternità sta godendo di poche ore.
Cari amici, eccola la
rubrica dedicata alle letture che hanno conquistato il mio cuore, e particolare
è stata per me la lettura di Alberto Bevilacqua, un grande autore
che apprezzo molto e che mi ha affascinato con le sue poesie d'amore, soprattutto “Anima
amante”, che ho letto tanto di quelle volte, da sciuparne la pagina. La
sua poetica rispecchia le sue opere, è schietta, diretta, canta una melodia che
ha la forza di una preghiera, e in alcuni casi si spinge fino in fondo dove risuona
un eco lamentoso che fa risaltare le parole che come dei dardi colpiscono in
pieno petto, infatti i versi della sua poesia sono stati incisi nella mia anima
e sono quelli che ho condiviso con l’amore della mia vita.
Facendo l'amore
...d'improvviso, d'improvviso sei stata
quel me
che avrei felicemente voluto,
il mio né ora, né mai:
un fondo di riso
e di sere che mi è rimasto in cuore d’altri, chissà di quale
persa felicità
o troppo sazia, e ora resti il dito
di vino ancora dentro il bicchiere
sulla tavola disertata
- "Poveri noi", disse il topo, - "Il mondo diventa ogni giorno più stretto. Prima era talmente vasto da farmi paura, continuavo a correre, e fui felice di vedere finalmente, in lontananza, muri a destra e muri a sinistra, ma questi lunghi muri sfrecciano così in fretta l'uno verso l'altro, che mi trovo già nell'ultima stanza, e lì accanto c'è la trappola in cui finirò". - "Non hai che da mutare la direzione della corsa", disse il gatto e se lo mangiò
Saggi
Quanta fretta ma dove
corri, dove vai….
Cari amici lettori la vostra lumaca della bacheca dei libri,
ha messo le ruote e finalmente ha dato una bella accelerata al tempo, che si è
concessa per la calura estiva, e ora nella rubrica dedicata ai saggi vi
consiglia un libro niente male, per imparare a gestire meglio il nostro tempo
che soprattutto nei tempi moderni ha subito una spinta troppo forte, che come a
bordo di un auto da corsa, ci fa sfrecciare per la strada della nostra vita a
una velocità incredibile che ci impedisce di vedere i contorni e le sfumature
che la colorano. Un pessimo segno, che a differenza della eccessiva lentezza
dei tempi passati ora ci fa perdere cose che nonostante le viviamo, non
riusciamo più a goderle, perché diventano invisibili ai nostri occhi che
subiscono l’influenza della tecnologia, della vita frenetica di ogni giorno e
così il tempo scorre e non abbiamo prestato attenzione alle piccole cose
della vita come il primo sorriso del nostro bimbo, la prima volta che i nostri
figli si sono alzati in piedi o quando ci hanno stretto la mano, a un bel
tramonto, che ha ispirato molti poeti nei tempi andati, ai colori di una bella
farfalla che si posa su un fiore, a un piccolo gesto di affetto di chi ci sta vicino, a tutte quelle cose che magari si fanno ma non si presta la dovuta attenzione perché
la mente è altrove. Così, Diego Fusaro, un giovane filosofo, attraverso la storia
della filosofia cerca di scrivere un saggio per ricordarci di imparare a
rallentare e camminare invece di correre.
Essere senza tempo…
"In un mondo che va sempre più veloce non abbiamo più tempo,
siamo esseri senza tempo che rincorrono gli eventi. Viviamo nella fretta, il
ritmo del mondo e quello della vita si sono dissociati e a volte possono
bastare anche pochi minuti per mandarti in rovina."
Titolo: Essere senza tempo. Accelerazione della
storia e della vita
Autore: Diego Fusaro
Editore: Bombiani
Collana: Tascabili Saggi
Data
di Pubblicazione: Ottobre 2010
Pagine: 411
Formato: brossura
Reparto: Filosofia
Andrea
Tagliapietra, introduce, questo interessantissimo saggio
di questo filosofo, che scrive questo libro, portando avanti una attenta
analisi dei testi filosofici, per poter dimostrare come oggi bisogna imparare a
rallentare, per non finire nella trappola del gatto, come il topo della kleine
flabe di Kafka. Questo saggio l’ho letto qualche annetto fa, ma mi sono
ripromessa di consigliarlo perché nonostante il linguaggio filosofico, sono
stata affascinata da questo tema che mi ha coinvolta soprattutto perché può dar
vita come dice il nostro autore a una paradossale filosofia della fretta, dove
il motto è “mi affretto dunque sono”.
Inoltre incuriosita dalla piccola favola di Kafka ero curiosa di sapere come
Fusaro scioglie il nodo che si stringe attorno. Quindi armatevi di pazienza e
approfittate di queste ultime giornate di Agosto prima di tornare alla solita
routine e sfruttate i suggerimenti di questo stimatissimo studioso.
Ma chi è Diego Fusaro?
Diego Fusaro, è ricercatore presso l’Università
Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove ha ottenuto il dottorato dopo la
laurea all’Università di Torino. Come ricercatore si occupa di un attento
studio della “filosofia della storia” e delle strutture della temporalità
storica, con particolare attenzione per il pensiero di Fichte, di Hegel, di
Marx e per la “storia dei concetti” (Begriffsgeschichte) tedesca. È autore di
diversi saggi filosofici, pubblicati dalla Bompiani Editore, che ha curato anche
l’edizione bilingue di diverse opere di Marx. I suoi quattro studi monografici
che trattano l’interpretazione del pensiero marxiano e i suoi nessi con
l’idealismo fichtiano e hegeliano sono: Filosofia e speranza, 2005, Marx
e l’atomismo greco, 2007, Karl Marx e la schiavitù salariata, 2007,
Bentornato
Marx!, Bompiani, Milano 2009, poi seguono i saggi: Essere senza tempo. Accelerazione della storia e della vita,
Bompiani, Milano 2010, prefazione di Andrea Tagliapietra, Minima Mercatalia. Filosofia e
capitalismo, Bompiani, Milano 2012 L' orizzonte in movimento. Modernità e futuro in Reinhart Koselleck,
Il Mulino, Bologna 2012, Coraggio, Raffaello Cortina, Milano
2012, Idealismo e prassi.
Fichte, Marx e Gentile, Il Melangolo, Genova 2013. Inoltre è anche il
curatore del progetto internet “La
filosofia e i suoi eroi” (www.filosofico.net).
Diego Fusaro parla del suo libro: 'Essere senza tempo', intervistato per
Dillinger da Roberto Pierri e Paolo
Granata.
Riprese e montaggio
di Davide Maria Marucci.
La rabbia invece ha vent’anni: l’hai appena imparata e messa via, per quando ti servirà ancora. Sei la maestra e l’allieva della tua vita. Impari dalla te stessa del passato, insegni alla te stessa del futuro: le persone normali si smarriscono lì dentro, tu ti ci muovi danzando...
Cosa abbiamo sul
comodino?
Eccoci ancora al
momento dedicato alle mie letture serali, infatti dopo aver parlato del bellissimo
romanzo di Hannah Richell Le bambine che
cercavano conchiglie edito dalla
Garzanti, ora vi parlo di un romanzo che ha partecipato al Premio Strega,
superando la prima selezione per posizionarsi tra i dodici libri che sono
arrivati alle semifinali. Questo romanzo dal titolo “Sofia si veste sempre di nero”
di Paolo Cognetti, si è guadagnato i voti dei giovani liceali del Liceo
Einstein di Berlino. che sono stati selezionati per partecipare alle votazioni.
Questo particolare libro e le sue storie, hanno fatto centro nei giovani tanto
che gli è stato dedicato un trailer, di cui vi lascio la visione.
Paolo Cogneti, è un trentacinquenne di origine milanese,
e se devo descriverlo lo definirei, un
ragazzo selvatico, come il suo ultimo libro uscito a maggio, che racconta
la sua avventura tra le montagne, per ritrovare se stesso. Un ragazzo, che mi
ricorda molto quello del libro Nelle terre estreme, il romanzo di Jon Krakauer edito da Corbaccio da cui è
stato tratto il film Into the wild, una storia potente,
che mi ha colpito profondamente e a quanto pare anche il nostro scrittore che
come racconta nel suo sito, quando parla del suo libro, ha trovato ispirazione da
questa storia, oltre che da altri testi sull’eremitaggio in natura, come Nelle foreste siberiane di Sylvain
Tesson. Così, sulle orme di Chris McCandless, va alla ricerca di se stesso e la sua
esperienza, fatta circa tre anni fa, si è trasformata in questo libro, che vi
consiglio per comprendere meglio questo autore che dopo i precedenti libri
incentrati sempre su ragazze, come quello che lo ha candidato allo Strega,
finalmente ha dedicato un libro a un personaggio maschile, se stesso.
Paolo, ha un modo
molto particolare di scrivere, infatti lui non scrive romanzi ma racconti, elaborati
talmente bene che se raccolti in un
unico testo, sembrano dei capitoli, perché sono uniti l’uno all’altro come
da un filo invisibile, proprio come il romanzo di Sofia, dove in 10 racconti
che separati sono tali, ma riuniti danno voce alla storia di questa giovane,
che inizia con la sua infanzia per concludersi nell’età adulta.
Titolo
Sofia si veste sempre di nero
Autore
Paolo Cognetti
Editore Minimum fax
Prezzo 14,00 euro
Questa
non è solo la storia di Sofia Muratore, la ragazza lugubre, che adora fare il
bagno mentre fuma una sigaretta metafisica, vestire di nero e magari ingerirsi
una o due scatole di Valium con il Montenegro, perché serve l’alcol per poter
mettere in atto il piano di suicidio, mentre i suoi genitori tentano l’ennesima
uscita per far quadrare i pezzi di due diversi puzzle che sono le loro vite, ma
anche la storia di una generazione che vede gli anni tumultuosi, dove la
sorella di suo padre dominava le rivolte operaie come una terrorista, infatti
poi deve lasciare in fretta e furia il Paese e trasferirsi per alcuni anni in
Francia, lasciando in balia delle onde Rossana, la madre di Sofia, che si era
appoggiata a lei per trovare un equilibrio nella sua vita, che giorno dopo
giorno precipita nell’abisso della depressione afferrando e mollando la
traballante zattera che è la famiglia di questa ragazza che persa dietro la loro indifferenza, decide di sapere cosa si prova a togliere il disturbo con i
farmaci che prendono i suoi genitori che finalmente decidono di separarsi e
cercare di portare avanti le loro vite soprattutto suo padre Roberto che alla fine
decide di affidare Sofia a Marta, la sorella che tornata in Italia vive a
Milano e dopo la follia di Sofia cerca di rimetterle in piedi la vita incitando
la ragazza a realizzare i suoi sogni, come quello di studiare recitazione. Questa storia, si protrae attraverso gli anni ottanta e novanta del secolo scorso, e nei trent'anni di vita di Sofia, si sviluppano le sue metamorfosi, dove cerca di trovare l’equilibrio
nella sua vita, su quel ponte sospeso che ha costruito la sua famiglia. Grazie alla
scrittura fluida e il linguaggio comune, questi dieci racconti riescono a
intrattenere il lettore che si trova alla fine del libro in un attimo
chiedendosi se non c’è per caso un altro racconto. Delle storie forse un po’
tristi per certi versi, ma il tono intenso e la stoica ironia di Sofia, che continua
a andare avanti superando le proprie debolezze danno forza a questo romanzo
rivelando ai nostri occhi una splendida tela di arte contemporanea, dove il
nero si sfuma con altri toni, creando una testure di colori che non lascia
indifferenti perché mostrano più di quello che sembra, e il risultato è un’opera
d’arte che parla al lettore che si ritrova tra le mani una storia che poteva
benissimo vincere il prestigioso premio letterario.
n°1 - Premio Internazionale d'arte
contemporanea I Grifoni - V Edizione
Martina D'Alessandro - Autoritratto