Agenda letteraria
“Per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le
tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”
Con questa motivazione ricevuta per l'assegnazione del Premio Nobel nel 1959, oggi 20 Agosto ricordiamo la nascita
di un grande della poesia italiana, amatore della classicità e della sua terra, Salvatore Quasimodo, di origine
siciliana, come sappiamo è stato un grande esponente della corrente letteraria
ermetica, che era diffusa nella prima metà del secolo scorso. La sua poesia si
snoda in una prima fase, dove l’amore per la sua terra natia è molto forte, tanto da
essere considerata la fonte della sua felicità perduta, visto che ha dovuto
lasciarla. Questa serie di liriche, sono raccolte nel libro Acque e terre, pubblicato nel 1930, dove
l’emblema è rappresentato dalla poesia Vento
a Tindari, la più celebre di questa raccolta. La seconda fase, si sviluppa
intorno all’ermetismo, dove la raccolta e la poesia più famosa è: “Ed è subito sera”, che racchiude i tre
momenti della vita dell’uomo, la solitudine, la gioia e il dolore, e la
precarietà della vita.
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un
raggio di sole:
ed è subito sera.
Vi lascio con la poesia che
da voce alla terra natia, mia e di questo famoso poeta, “Vento a Tindari”. Tindari, un paesino della costa tirrenica, famoso
per il suo teatro greco e per il suo Santuario, senza contare che dista pochi
km da casa mia.
Tindari, mite ti so
Fra
larghi colli pensile sull’acque
Delle
isole dolci del dio,
oggi
m’assali
e ti
chini in cuore.
Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei
pini,
e la
brigata che lieve m’accompagna
s’allontana nell’aria,
onda di
suoni e amore,
e tu mi
prendi
da cui
male mi trassi
e paure
d’ombre e di silenzi,
rifugi
di dolcezze un tempo assidue
e morte d’anima
A te ignota è la terra
Ove ogni
giorno affondo
E
segrete sillabe nutro:
altra luce
ti sfoglia sopra i vetri
nella
veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo
grembo.
Aspro è l’esilio,
e la
ricerca che chiudevo in te
d’armonia oggi si muta
in
ansia precoce di morire;
e ogni
amore è schermo alla tristezza,
tacito
passo al buio
dove mi
hai posto
amaro
pane a rompere.
Tindari serena torna;
soave
amico mi desta
che mi
sporga nel cielo da una rupe
e io fingo
timore a chi non sa
che
vento profondo m’ha cercato.
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