Benvenuti tra le mie
Pagine...
Bene miei carissimi lettori, a partire
da oggi 16 Giugno, fino al 20, la bacheca dei libri ha l’immenso piacere di ospitare la tappa n° 5 dell’intrigante Blog Tour, che vede come protagonista LA PORTA DEI CIELI, l’affascinante romanzo scritto da una giovane penna, davvero
geniale, Stefano Dipino.
Una lettura davvero intrigante, questa
che ho da poco concluso ( Presto avrete la mia recensione), grazie a questo viaggio e alla stimata Casa
Editrice Dunwich Edizioni,
(cliccate mi piace su fb https://www.facebook.com/DunwichEdizioni?fref=ts) che ha gentilmente offerto, non solo a noi che ospitiamo queste intriganti tappe, ma anche al fortunato vincitore del Giveaway legato a questo Blog Tour, promosso da EMOTIONI IN FONT.
(cliccate mi piace su fb https://www.facebook.com/DunwichEdizioni?fref=ts) che ha gentilmente offerto, non solo a noi che ospitiamo queste intriganti tappe, ma anche al fortunato vincitore del Giveaway legato a questo Blog Tour, promosso da EMOTIONI IN FONT.
Scoprendo questo incredibile romanzo e
la sua coinvolgente trama, sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo
inusuale scenario che fa da sfondo alle sue vicende e grazie a Silver Lu del blog
che come sapete ha intervistato l’autore
nella 2° tappa, ho ricevuto la risposta del nostro Stefano Dipino, alla domanda che tanto mi incuriosiva e che ora
condivido insieme a voi:
- Un romanzo che dietro al giallo di misteriose scomparse, rivela un intrigo in stile Dan Brown, con tanto di misteri archeologici e pericolose società segrete. Dan Brown per i suoi romanzi ha scelto come ambientazione Firenze, il Louvre con Parigi e Roma, ma tu, come mai e perché hai pensato all’affascinante Roma sotterranea? Cosa ti affascina di più di questa misteriosa e importante parte archeologica e storica della nostra eterna Capitale?
Stefano Dipino: Come hai detto, Roma è eterna. Quest'anno ha celebrato il suo
2767° Natale e ogni giorno, passeggiando per le strade di quella che è diventata
a tutti gli effetti la mia città, non posso non meravigliarmi della sua
stratificazione. È qualcosa di eccezionale e uno dei risvolti di questa unicità
sta proprio nel fatto che sotto il suo manto stradale – pur dissestato e
disastrato – giace una vera e propria città ancora tutta da scoprire. È un
mistero, questo, ignorato dalla gran parte dei romani e degli italiani. Un
mistero, però, che io non ho potuto ignorare. Significherebbe ignorare culti
sconosciuti, pezzi di storia che mancano dalla nostra memoria e cultura,
elementi del nostro passato. Con 'La porta dei cieli' ho dato una versione di
come è possibile che sotto i piedi dei romani giacciano, spesso quasi intatte,
strutture più antiche di gran parte delle culture occidentali.
Immagino che ormai siete praticamente
coinvolti da questo intrigante viaggio, ma non potete certo rilassarvi adesso,
perché sto per trascinarvi in una misteriosa e incredibile avventura in stile
Lara Croft o Indiana Jones. Siete pronti?
Bene preparatevi a entrare nel
misterioso mondo di ROMA SOTTERRANEA.
WOW! Elettrizzante, vero?
Come avrete capito dalla trama e dalle
altre tappe, questo romanzo, segue l’intrigante stile lasciato dal grandioso
scrittore Dan Brown che tra intrighi e misteri archeologici, ci trascina in un
viaggio ricco di suspense che vede come scenario “la meraviglia delle
meraviglie”, le varie facce della stessa città, ROMA, la città ETERNA, che
nasconde nel sottosuolo, importanti e
affascinanti segreti archeologi e storici e artistici, che si sono formati, come gli strati di una torta, in vari livelli sotterranei, dove sono rimasti intatti e vividi con grande stupore
di archeologi e degli stessi ignari cittadini che vivono al di sopra, della
stupefacente Capitale, che per secoli è stata considerata CAPUT MUNDI.
Tale, sotto ogni punto di vista e come
nell’antichità ancora oggi può essere considerata così, non solo per l’efficiente rete stradale, che creata dagli
antichi romani, viene usata tutt’ oggi, collegando quelle città che sono state
toccate dalla grandiosità di Roma, che continua a vivere e stupire i popoli di
tutto il mondo che si riversano nella nostra Capitale rendendola
meravigliosamente multietnica e sempre al centro del mondo antico e moderno.
Ma adesso, allacciamoci le scarpe e
seguitemi in quei misteriosi luoghi sotterranei che hanno fatto da sfondo a
questa intrigante storia nata dalla fervida fantasia di Stefano Dipino e dal suo amore per la nostra magica e stupenda
ROMA.
Premetto che parlarvi in questo post di
tutti i ritrovamenti sotterranei, è troppo dispersivo, quindi mi limiterò a
citare e soffermarmi, solo sui luoghi che sono stati trattati in questo
romanzo.
Iniziamo il nostro viaggio, con una
piccola domanda. Come è stata scoperta
la Roma Sotterranea?
La cosiddetta Roma Sotterranea è stata
scoperta man mano che si intraprendevano lavori di scavo nella città, ma le
scoperte degli strati più profondi si devono ai recenti lavori della rete
metropolitana. A poco a poco gli speleologi e gli archeologi hanno
iniziato a studiarla, ritrovandola nelle varie fonti, monetarie e letterarie, cercando di carpire il mistero sepolto tra quei resti di
una vera e propria città sotterranea, con tanto di strade lastricate, edifici e
monumenti ancora perfettamente conservati, che donano maggiore fascino e
suggestione alla nostra (e proprio il caso di dirlo) città ETERNA, che è
sopravvissuta ancora e ancora, sotto ben 7 strati o livelli. Così tra rifugi
antiaereo, catacombe, cave, grotte sotterranee, pozzi e città dimenticate che
sono state sommerse letteralmente, proprio come Pompei, per costruirci sopra, sono ritornate alla luce importanti pagine della nostra storia.
I luoghi che intrigano la trama di
questo romanzo, si sviluppano principalmente attorno al monte Esquilino, quindi Piazza Vittorio Emanuele
II, dove si trova la protagonista di questo romanzo, la monumentale Porta Alchemica anche detta: La Porta dei Cieli.
Ma cosa si trova sotto l’Esquilino?
Un ritrovamento molto famoso è
sicuramente l’Auditorium di Mecenate
L’Auditorium, inizialmente era un Ninfeo
e questo lo si può notare non solo dalle pitture affrescate nelle nicchie, che
raffigurano un giardino, ma anche dalle tubature che poi sono state otturate.L’Auditorium, faceva parte degli Horti Maecenatis, i giardini di Gaio Cilnio Mecenate, il potente consigliere ed amico dell’imperatore Augusto. Questo è stato scoperto nel 1874 dall’archeologo Rodolfo Lanciani.
L'Auditorium è formato da una grande aula rettangolare seminterrata (24,10 x 10,60 m), con abside su uno dei lati minori, che risale alla creazione della villa, datata verso il 30 a.C, tra la fine della Repubblica e l'inizio dell'Impero. La parte anteriore della sala è più ampia della posteriore per poter ricavare sei nicchie per lato, più altre cinque che si trovano sull'abside, al di sopra dell'alta gradinata di sette gradini circolari, originariamente coperti di marmo cipollino, per formare questa piccola cavea teatrale, da cui si entra attraverso la gradinata posta in discesa. Dai resti, si nota che dal gradino più alto della cavea uscivano i flussi di alcuni tubi (poi otturati), che riversavano abbondante acqua nella sala: da questo
particolare si è identificato l'edificio come un ninfeo, con i gradini forse decorati da vasi di fiori attorno ai quali scorreva scenograficamente dell'acqua. L'insieme era poi abbellito da pitture di giardino nelle nicchie, che dava l'idea di un magnifico parco sotterraneo. L'ambiente era collegato a un sistema di stanze e corridoi, sui quali emergeva in parte il ninfeo. Si è scoperto, che sotto al pavimento originariamente in marmo c’era un mosaico pavimentale formato da tessere bianche finissime dipinte a fasce rosse con la tecnica a encausto. Il muro di mattoni appoggiato alla parte bassa della cavea, invece, si pensa sia stato realizzato successivamente.
La nostra esplorazione continua con uno
degli esempi più belli ed affascinanti di ciò che possiamo trovare al di sotto
delle chiese di Roma ovvero, il Titolo Equizio, sito, nei sotterranei della Basilica dei SS. Silvestro
e Martino ai Monti al Colle Oppio.
La chiesa si trova nella zona che al
tempo della Roma Serviana era stata chiamata Esquilina, ossia la Terza Regio,
dedicata agli dei egizi Iside e Serapide, se consideriamo la divisione dei
quartieri fatta all'epoca di Augusto. Quest'area fu interessata dalla
costruzione della Domus Aurea di Nerone, nonché dalle strutture imponenti delle
Terme di Tito e di Traiano, di cui alcuni resti, come le Sette Sale, sono
tuttora visibili. Sappiamo della presenza di un piccolo specchio d'acqua, il
lago di Orfeo, che doveva trovarsi all'inizio del 'Clivo Suburrano, che
corrisponde all'odierna Via dei Selci, che insieme al 'Vicus Sabuci' (Viale del
Monte Oppio) costeggia le mura della Basilica.
Entrando nella chiesa, le cui bellissime
decorazioni risalgono alla metà del 1600, si percorre la navata centrale fino
alla scalea, che scende nella cripta al di sotto dell'altare. Da
quest'ambiente, attraverso una porticina sulla sinistra si scende un'ulteriore
scala e ci si trova finalmente all'interno del 'Titolo Equizio.
Si tratta di un grande ambiente
rettangolare in laterizio, suddiviso in tre navate da sei pilastri. L'edificio, databile intorno al III sec., faceva
parte delle vicine terme e fu
probabilmente adibito in seguito a scopi commerciali: un mercato
coperto, o più probabilmente un magazzino. Alla fine del III sec. inizi del IV
iniziò ad essere utilizzato per il culto cristiano.
Fu Papa Silvestro a fondare il Titolo
Equizio, sistemando il locale secondo le esigenze del rito cristiano e per le
riunioni della comunità di questa zona della città. Un' accesa controversia è
sorta tra gli archeologi e gli storici per comprendere il perché della scelta e
dell'utilizzo di questi locali ed in questa zona. Alcuni storici credono che
l'edificio venne utilizzato proprio perché si trovava al centro di un quartiere
in cui fiorivano ancora culti orientali pagani, quali il mitraismo ed il culto
di Iside e Serapide, contro cui i Cristiani si battevano e che potevano essere
contrastati proprio dalla presenza del Titolo. Sappiamo che in queste sale si
tenne il Sinodo del 499 e quello del 595, che aprono un'altra questione
piuttosto dibattuta in merito al nome dato al Titolo. Infatti, mentre nel primo
Sinodo il nome del Titolo era Equizio, nel secondo diventerà S. Silvestro,
creando il dubbio che si potesse trattare di due differenti Titoli. In realtà,
nell'arco di tempo trascorso tra un Sinodo e l'altro si nota una cristianizzazione
dei nomi dei luoghi di culto e, dunque, si tratta, senza dubbio, dello stesso
Titolo Equizio.
La scala che conduce al livello più
basso della basilica Simmaco amplierà il Titolo nel VI sec., includendo
nell'edificio un'interessante e curiosa cavea del III secolo, scoperta
fortuitamente nei lavori di restauro del 1930 e la cui utilizzazione rimane
ancora un mistero. Ulteriori lavori furono eseguiti ad opera di Papa Sergio II
(IX Sec.), che ordinò la costruzione della Basilica soprastante e contemporaneamente
restaurò, abbellendolo, il Titolo.
I pilastri, che dividono l'ambiente, vennero
rinforzati ed ampliati in seguito al restauro e all'ingrandimento dell'edificio
al di sopra del Titolo, avvenuto nel XIII secolo. Nel 1637 il Priore Antonio
Filippini adattò uno dei locali del titolo a cappella in onore di S.Silvestro, di cui sono rimasti alcuni frammenti di pittura sulle volte del soffitto, con scene di Santi con la Madonna e
Gesù, nelle tipiche movenze e nei vestiti sgargianti tipici dell'arte
Bizantina. Alcune zone del pavimento, però, hanno restituito frammenti di
mosaico a tessere bianche e nere, che insieme a motivi ornamentali affrescati
su alcune delle volte, sembrano risalire agli inizi del III secolo, quando
l'edificio era ancora adibito ad usi commerciali. I resti, molto rovinati di un
mosaico parietale, che raffigura Simmaco ai piedi di S. Silvestro, sono
tutt'ora conservati al di sopra di un'altare realizzato durante i lavori di restauro
del XVII secolo, con degli angioletti,
che alterano lo stile austero della sala.
Adesso ci spostiamo nei... Sotterranei
del Complesso Monumentale del Vittoriano,
dove proseguono le vicende dei nostri
protagonisti, il professore Alessandro Altieri, il vecchio antiquario Vann, e
Roberto Guerrini, lo studente suo assistente, nonché allievo del docente, a cui
è legato a causa delle scomparse della sua fidanzata, la giornalista Sveva e
del padre di Alessandro, il facoltoso collezionista Paolo Altieri. Chissà, cosa avranno mai in comune queste
due sparizioni?
Alcuni pozzi, appartenenti a tali
complessi idraulici, sono occlusi con materiale di riempimento antico databile
verosimilmente intorno al II sec. d.C. Ciò permette di stabilire, con una
discreta tolleranza, che lo sfruttamento e la realizzazione di tale cava,
almeno nella sua massima estensione, non si ebbe prima del II sec. d.C.
Come sappiamo, L’Altare della Patria, è stato costruito fra il 1885 e il 1911 e oltre a essere uno dei monumenti più
importanti, nasconde, una realtà sotterranea di cui ben pochi sono a
conoscenza: una cava di tufo, riutilizzata come rifugio antiaereo, e una serie
di strutture idrauliche arcaiche.
All’interno delle cave sono visibili
enormi sostruzioni in laterizio, frutto di un’opera di consolidamento e
ricostruzione del colle necessaria per la realizzazione del Vittoriano.
Un numero notevole di corridoi, aule, gallerie
vennero così a formarsi sotto il secondo gradone del monumento, e oggi vengono
utilizzate come aree espositive o musei.
Quest’opera
di rinforzo ha modificato l’assetto originale delle cave, e non è possibile
stabilire quanti e quali fossero gli accessi originali o i punti di asporto del
materiale da costruzione, oppure quando siano state realizzate.
In occasione dell’ultimo conflitto mondiale le
cave furono trasformate in un organizzato rifugio antiaereo. Il monumento e
la roccia sovrastante rendevano il
rifugio sufficientemente sicuro anche agli attacchi di bombe pesanti. La
posizione, in piena zona archeologica, era inoltre particolarmente
privilegiata. L’allestimento del rifugio comprendeva un posto di pronto
soccorso, fornitura di acqua potabile, uscite di sicurezza, delle panche
solidali con le pareti e servizi igienici.
Le strutture idrauliche, sono due: la
prima, è una cisterna cunicolare, per la raccolta e conserva soprattutto di
acqua piovana: la stessa era convogliata tramite apposite canalette in tufo; il
prelievo avveniva tramite pozzi. La sua collocazione, è servita all’alimentazione
del Campidoglio e la sua realizzazione viene datata precedentemente al 126 a.C.,
ovvero quando è stata portata a Roma l’acqua Tepula, che grazie alla sua
elevazione, ha alimentato anche il primo colle della città.
Il secondo è un condotto Sotterraneo del
Vittoriano presente a circa 15 metri di profondità, sotto gli ambienti di cava
che collega la zona del Campidoglio, tagliando trasversalmente tutto il
monumento, al lato nord di Piazza Venezia. È probabilmente un condotto molto
antico per il trasporto dell’acqua, con una pendenza dell’1%.
Nel tratto
percorribile - circa 120 metri - sono visibili un pozzo d’ispezione
rettangolare, due discenderie anch’esse relative al periodo di realizzazione
del condotto e il punto di incontro delle due squadre di escavatori, con
l’errore e la successiva correzione di direzione, effettuata per congiungere i
due tratti del condotto. Esso appartiene, con tutta probabilità, ad un noto e ben più vasto
complesso idraulico presente sotto il colle del Campidoglio.
Il condotto, come tutti gli altri presenti nei
sotterranei del monumento, fu tamponato per evitare accessi indesiderati
dall’esterno.
Attenendoci agli scenari del romanzo,
non bisogna trascurare un altro importante complesso monumentale sito sempre
nella nostra Piazza Vittorio Emanuele II, ovvero il magnifico
Ninfeo di Alessandro o meglio noto, sin dal Medioevo come i Trofei di Mario, per via delle due sculture di trofei.
Il Ninfeo si trovava in origine alla
confluenza della via Tiburtina o della via Collatina con la via Labicana. Questa posizione ha condizionato la sua planimetria, infatti ecco come si spiega la particolare forma trapezoidale.
Questo complesso monumentale, è un vero “castello d’acqua”, che era collegato all’acquedotto Claudio o all'Anio Novus, per via delle sue diramazioni che provengono dalla Porta Tiburtina. La sua dettagliata raffigurazione, è stata possibile grazie alle monete che consentono di integrare l'aspetto originario del monumento, decorato con diverse statue. Al piano superiore si trovava una nicchia centrale con due statue mentre due archi laterali ospitavano i due trofei militari; il tutto era coronato da un attico sormontato da una quadriga centrale e da due statue laterali, secondo un modello ben attestato negli archi trionfali romani. Inoltre, ai piedi della nicchia posta al piano inferiore si trovava una grande statua del dio Oceano. L’archeologo Rodolfo Lanciani, oltre a scoprire l'Auditorium Mecenate, ha lavorato anche al restauro del Ninfeo.
Allora come vi è sembrato questo
avventuroso viaggio?
Immagino che meriti una visitina, quindi
se non avete ancora percorso queste misteriose rotte, provvedete, perché vi
sono degli interessanti itinerari di vitata per i curiosi e affascinati
visitatori della città eterna.
Prima di lasciarvi ecco a voi un piccolo passo tratto dal romanzo, che ho scelto in omaggio al tema di questa tappa e giusto per stuzzicare la vostra curiosità.
... La
galleria proseguiva a perdita d’occhio, dritta come una spada, ma sprofondava
nel buio dopo pochi metri. Alessandro e Roberto afferrarono due torce e si
inoltrarono con Morelli nell’oscurità. Dopo qualche centinaio di metri, il
passaggio cambiò. Quel corridoio puramente scavato nella roccia si
interrompeva, lasciando spazio a una strada lastricata di sampietrini. Le volte
restavano brulle ma quella pavimentazione, oltre a sbigottire il trio, non
lasciava presagire nulla di buono.
«Si tratta
di una sezione di città che una volta era in superficie», ipotizzò Vann. ... A
sinistra, il tunnel si stringeva in un arco di pietra largo due metri e alto
altrettanto. Nel punto più alto la pietra ospitava due parole scolpite nei
secoli con caratteri romani: TITVLVS EQVITII Le nicchie continuavano
a punteggiare i muri oltre l’arcata, ma già da un po’ le statue erano pressoché
svanite. «Il Titolo di Equizio, Vann.» Morelli annuì. «Stai pensando anche tu
quello che penso io?» ...
Cosa sta pensando Vann? Cosa succederà nei sotterranei del
Vittoriano e in Piazza Vittorio? Qual è il mistero che si cela dietro la
misteriosa PORTA DEI CIELI?
Tanti intriganti e coinvolgenti enigmi
che potrete svelare seguendo questo Blog Tour, inoltre partecipando, avete la
possibilità di vincere questa travolgente lettura.
Allora cosa aspettate? Basta davvero
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