Allora, allora...
cosa abbiamo trovato nello scaffale...
Numi Paesani, di Americo
Brugnola.
Adesso, immagino vi chiederete: Chi è
Amerigo Brugnola e da dove viene fuori questo libro?
Heh! Heh! La mia libreria avvolte è come
quella che troviamo nel bellissimo libro di Carlos Ruiz Zafòn “L’ombra del
vento”, sconosciuta e misteriosa e anche se 1250 volumi sono solo una piccola
goccia nel mare, in confronto ai 10.000 che la grande Margherita Hack ha donato
alla biblioteca di Venezia, per non parlare di quella dei libri dimenticati, ma
nel suo piccolo può riservare delle sorprese e questo libro che naturalmente
rientra tra quelli in via d’estinzione è un dei tanti “libri dimenticati”, che
meritano di essere ricordati.
Questo libro risale al 1921, è stato impresso
dalla Casa Editrice Ausonia a Roma, che naturalmente, non è più in attività da
molto tempo.
Quando guardo i libri dimenticati, mi sento
come Daniel Sempere davanti a tutti quei libri sconosciuti, senza nome, ma la
loro voce è un eco profondo che risuona nelle orecchie. Così, è anche questo
libro, sconosciuto. Dell’autore Americo
Brugnola non ho trovato fonti che attestano una biografia, ma solo il suo
nome e quello di questo libro che si presenta come un saggio monografico e il contenuto
è ambientato nelle campagne di Perugia, lungo la strada Tuderte e racconta di
una passeggiata alla scoperta delle rovine e dei luoghi che hanno costituito la
cultura di un popolo. I protagonisti di questa passeggiata sono Marino e una
fanciulla a cui quest’ultimo ha dato il nome di Naia.
...“Amica mia fra breve voglio condurti con me:
faremo insieme un’interessante viaggio, cioè compiremo insieme un
pellegrinaggio. Oh, vedrai... vedrai... attraverso luoghi d’immensa delizia...
. Ma desidero che per l’occasione tu
muti nome e ne prenda un altro che meravigliosamente ti si addice. Ti chiamerai
Naia. ...
La vecchia Tuderte lassù in vetta al poggio s’era già data
alla gloria del sole: i campanili, i palazzi, i ruderi delle mura, il tempo
della Consolazione fusi in un immenso grogiuolo di bellezza: il pezzo di muro
lacero come il vecchio palazzo, l’edificio monumentale come la casa disadorna,
anche ciò che si direbbe brutto, tutto , tutto era materiato di bellezza, fuso
nell’immenso grogiuolo d’azzurro e oro. Ma in riva al fiume non era arrivata ancora
l’onda solare. ... Poi l’archeologo e Marino, allungando il
braccio, cercarono di identificare le catene e le altre montagne più famose
portanti un qualche nome, come Nerone, il Catria, il Cetona, l’Amiata, il
Velino, il Sirente e i Sibillini e le distese alture ...
Un libro è un riflesso del suo autore e dal
contenuto di questo libro l’unica cosa che posso intuire è la sua passione per
la storia e l’archeologia. Che fosse un’archeologo? .... Voi cosa ne pensate?
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