Agenda letteraria
“Il verbo amare è uno dei più difficili da coniugare: il suo passato non è
semplice, il suo presente non è indicativo e il suo futuro non è che
un condizionale.”
Cari amici, con questo aforisma, oggi 5 Luglio, la
nostra Agenda letteraria ricorda la nascita del poeta, saggista e drammaturgo
francese Jean Maurice Eugène Clément Cocteau. Un grande personaggio,
noto a livello internazionale anche come regista e attore, le sue doti
riconosciute per l’originalità e la forte capacità espressiva, che vengono
messe in mostra nelle sue opere sia scritte come il suo romanzo più famoso I ragazzi terribili e nella rappresentazione
teatrale come la “La
voce Umana” messa in scena la prima volta nel
1930 e ieri sera è stata rappresentata al Teatro Gobetti di Torino, per la prima
nazionale di quest’opera di Jean Cocteau con l’adattamento e la regia di Giulio
Graglia che vede sul palco il Duo Eridano.
Inoltre, non possiamo dimenticare il grande film La bella e la bestia del 1946, presentato in concorso alla prima edizione del Festival di Cannes.
Non sono da meno dei film e delle opere teatrali, quelle
letterarie, che non passano inosservate tanto che il 20 giugno 1912 Marcel
Proust gli scrive: “ Crepo di gelosia nel
vedere come nei suoi straordinari pezzi su Parigi lei sappia evocare delle cose
che io ho sentito e che son riuscito ad esprimere solo in modo assai pallido. “
Ed è in questo periodo che a Montmartre stringe amicizia con Guillaume
Apollinaire, Roland Garros, Max Jacob, Pablo Picasso (con il quale si reca a
Roma nel febbraio 1917), Blaise Cendrars, Erik Satie e Amedeo Modigliani (che
lo ritrarrà in un famoso dipinto). Tra i suoi scritti, il romanzo breve I ragazzi terribili, è la sua opera più conosciuta e nel 1950, ha prodotto un film omonimo, diretto da Jean-Pierre Melville. Il libro dato alle stampe nel 1929 parla del rapporto ambiguo tra Elisabeth e Paul, fratello e sorella, e un amico particolare Gérard, uniti da un morboso legame che li distruggerà. Vi lascio con un passo di quest'opera che ancora oggi impressiona i suoi lettori, come un quadro surrealista.
"Lurido mostro! Lurido mostro!” Paul continuava, rantolava, la fucilava con lo sguardo azzurro,
con un fuoco azzurro ininterrotto, attraverso la fessura delle palpebre. Dei
crampi, dei tic torturavano la sua bella
bocca, e la secchezza che inaridiva la sorgente delle lacrime comunicava al suo
sguardo quei lampi febbrili, una fosforescenza da lupo. La neve sferzava le
vetrate. Elisabeth indietreggiò. “Ebbene,
sì!” disse “E’ vero. Ero gelosa. Non volevo
perderti. Io detesto Agathe. Non potevo
permettere che ti portasse via dalla casa.” …Sola contro tutti con la
camera, Elisabeth sfidava Agathe, sfidava Gérard, sfidava Paul, sfidava il
mondo intero. Afferrò la rivoltella sul cassettone. Agathe urlava: “Sta per sparare! Vuole uccidermi!” e si
aggrappava a Paul che vaneggiava. … Elisabeth, un dito sul grilletto, attendeva
lo spasimo mortale del fratello, gli gridava di raggiungerla, lo chiamava per
nome, spiando il minuto splendido in cui si sarebbero appartenuti nella morte. …
Elisabeth credette che fosse la fine, appoggiò la canna della rivoltella contro
la tempia e sparò. …Ma che cosa vuole? Che cosa pretende? Gli occhi di Paul si
spengono. Il filo si spezza e della camera dileguata non rimane che l’odore
infetto, e una piccola donna su un marciapiede, che rimpicciolisce, che si
allontana, che scompare.
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