martedì 9 luglio 2013

Agenda letteraria

Agenda letteraria

Cari amici, oggi 09 Luglio rendiamo omaggio alla nascita di Ann Radcliffe (1764-1823), la popolare scrittrice inglese di romanzi gotici, che hanno elettrizzato prima del tempo le giovani lettrici della sua epoca.
 Il suo romanzo più famoso è I misteri di Udolpho, è stato pubblicato nell'estate del 1794 a Londra. Quest’opera, segue le vicende di Emily St. Aubert una giovane proprietaria terriera che dopo la morte dei genitori si ritrova a vivere con una zia, cui il marito è un brigante italiano che la rinchiude in un castello e con violenze psicologiche cerca di far cedere le sue proprietà, ma dopo varie peripezie, la giovane riesce a fuggire e a sposare il suo giovane amore. Citato spesso come il prototipo di romanzo gotico, I misteri di Udolpho ha un ruolo predominante in L'abbazia di Northanger di Jane Austen, in cui una ragazza impressionabile, dopo aver letto il romanzo della Radcliffe, comincia a vedere i suoi amici come delinquenti e vittime, con effetti comici. Questo romanzo, viene citato anche da Henry James in Il giro di vite all'inizio del capitolo IV, da Herman Melville in Billy Budd, e da Fëdor Michajlovič Dostoevskij in I fratelli Karamàzov.
Copertina della I ed.
Autore Ann Radcliffe
1ª ed. originale 1794
1ª ed. italiana 1875
Genere romanzo
Sottogenere gotico
Lingua originale inglese









Vi lascio con un passo tratto da I misteri di Udolpho:

…Finalmente suonò la mezzanotte. Aprì la porta del corridoio per ascoltare se vi fosse rumore nel castello, e udì solo l’eco delle risa smoderate che partivano dalla sala grande. S’immaginò che Montoni ed i suoi ospiti fossero a tavola. “Essi sono occupati per tutta la notte” disse fra sé, “e Valancourt sarà presto qui.” Chiuse la porta, e passeggiò per la camera coll’agitazione dell’impazienza. Si affacciava alla finestra, lusingandosi di sentir suonare il liuto; ma tutto era silenzio, e la ssua emozione cresceva. Annetta, che aveva fatto restare in sua compagnia, ciarlava secondo il solito; ma Emilia non intendeva sillaba de’ suoi discorsi. Tornando alla finestra senti alfine la solita voce cantare accompagnata dal liuto. Non poté astenersi dal piangere per la tenerezza. Finita la romanza, Emilia la considerò come un segnale che le indicasse l’uscita di Valancourt. Poco dopo udì camminare nel corridoio, aprì la porta, corse incontro all’amante, e si trovò tra le braccia d’un uomo che non aveva mai veduto. La faccia ed il suono della voce dell’incognito la disingannarono sul momento, e svenne. …

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