Benvenuti tra le mie pagine,
Buongiorno! Sentite anche voi il fragrante e
intenso profumo del caffè?
Si, perché questo è il profumo che lascia la rubrica ”Caffè Letterario”,
che dopo una lunga assenza ritorna ad allietare il vostro risveglio e la vostra
voglia di lettura, stuzzicandovi, con un delizioso libro da assaporare insieme
all’insostituibile caffè mattutino.
Purtroppo, la vita frenetica e gli impegni, mi hanno impedito il continuo
di questa rubrica, ma finalmente! spero di poter riuscire a portare avanti
questa rubrica a cui tengo molto e che mi ha lasciato molte soddisfazioni, forse
perché quello che ho sempre amato è proprio ”il caffè e la lettura” quindi, un
accoppiata vincente dal mio punto di vista.
Visto che il miglior modo di svegliarsi è con l’intenso e deciso profumo
del caffè, non c’è niente di meglio che
accompagnarlo con delle pagine che di profumo se ne intendono, e questo romanzo è senza dubbio azzeccatissimo, dato che mi è rimasto nel cuore proprio come quello di Valentina Cebeni,
L’ultimo battito del cuore, sono lieta di presentarvi ancora una volta...
Il sentiero dei profumi di Cristina Caboni
Un libro di cui sicuramente
avete già sentito parlare e di cui vi avevo proposto l’anteprima al momento
della sua uscita avvenuta l’8 Maggio. Adesso, vi ripropongo una sorsata di
questa intensa lettura, da sorseggiare con il vostro caffè, così potreste
scoprire o riscoprire la gioia e il piacere dei sensi, seguendo Il
sentiero dei profumi
La vita mi ha messo alla prova.
Ma con l'iris ritrovo la fiducia.
Con la vaniglia mi sento protetta.
Perché i profumi sono la mia strada.
Il profumo è il
sentiero. Percorrerlo significa trovare la propria anima.
Elena non si fida di
nessuno. Ha perso ogni certezza e non crede più nell'amore.
Solo quando crea i suoi
profumi riesce ad allontanare tutte le insicurezze. Solo avvolta dalle essenze
dei fiori, dei legni e delle spezie sa come sconfiggere le sue paure. I profumi
sono il suo sentiero verso il cuore delle persone. Parlano dei pensieri più
profondi, delle speranze più nascoste: l'iris regala fiducia, la mimosa dona la
felicità, la vaniglia protegge, la ginestra aiuta a non darsi per vinti mai. Ed
Elena da sempre ha imparato a essere forte. Dal giorno in cui la madre se n'è
andata via, abbandonandola quando era solo una ragazzina in cerca di affetto e
carezze. Da allora ha potuto contare solo su sé stessa. Da allora ha chiuso le
porte delle sue emozioni.
Adesso che ha ventisei
anni il destino continua a metterla alla prova, ma il suo dono speciale le
indica la strada da seguire. Una strada che la porta a Parigi, la capitale del
profumo, dove le fragranze si preparano ancora secondo un'arte antica. Le sue
creazioni in poco tempo conquistano tutti. Elena ha un modo unico di capire ed
esaudire i desideri: è in grado di realizzare il profumo giusto per riconquistare
un amore perduto, per superare la timidezza, per ritrovare la serenità.
Ma non è ancora
riuscita a creare l'essenza per fare pace con il suo passato, per avere il
coraggio di perdonare. C'è un'unica persona che ha la chiave per entrare nelle
pieghe della sua anima e guarire le sue ferite: Cail. Cail che conosce la
fragilità di un fiore e sa come proteggerlo e amarlo. Perché anche il seme più
acerbo, quando il sole arriva a riscaldarlo, trova la forza di sbocciare.
Il sentiero dei profumi
è un debutto italiano che è già un fenomeno editoriale internazionale. Conteso
in patria dagli editori, è stato venduto in tutta Europa. Cristina Caboni è
un'autrice che conquista ed emoziona, che commuove e stupisce. E lo fa con una
storia indimenticabile sulle insicurezze dell'animo umano e sul coraggio per
affrontarle. Sulle cicatrici del passato che solo l'amore più profondo può
rimarginare.
Scopriamo
qualcosina su questa intensa penna. Cristina
Caboni.
Cristina
Caboni vive in provincia di Cagliari con suo marito e i loro tre figli. Oltre a
dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, lavora per l’azienda apistica di
famiglia, occupandosi principalmente della cura delle api regine. Un’altra sua
grande passione sono le rose, delle quali coltiva una grande varietà di specie.
Il mondo dei profumi e delle essenze naturali la accompagna da lungo tempo, e
il suo primo romanzo Il sentiero dei profumi vuole essere un omaggio a quanto
di più affascinante si cela dietro un odore, che sia quello di un ricordo
lontano, un amore perduto e irraggiungibile, una speranza che sa di nuove
opportunità.
Andate
a trovarla su:
IL SENTIERO DEI PROFUMI
«Chiudi gli occhi, piccola.»
«Così, nonna?»
«Sì, Elena. Così. E ora fai come ti ho
insegnato.»
Con le mani poggiate sul
tavolo, in penombra al centro della camera, la bambina tiene gli occhi serrati.
Le dita sottili scivolano lungo la superficie e si aggrappano al bordo smussato
davanti a lei. Ma non sono le essenze conservate nei flaconi che ricoprono la
parete ciò che percepisce con più forza. È l’impazienza di sua nonna. È l’odore
della propria paura.
«Allora?»
«Ci sto provando.» La vecchia
serra le labbra. L’odore della sua rabbia è acre, ricorda l’ultimo fumo che sprigiona
la legna quando è quasi cenere. Tra un minuto la colpirà e poi andrà via. Elena
lo sa, deve resistere ancora un po’, solo un po’. «Impegnati, devi
concentrarti. E chiudi gli occhi, ho detto!» Lo schiaffo le sposta appena i
capelli. Finto, come tutto il resto. Come le bugie che le racconta sua nonna, e
come quelle che Elena a sua volta le dice. «Allora, dimmi cos’è!» Si è stancata
di aspettare e ora le agita sotto il naso una fiala di essenze. Ma non è una
semplice risposta ciò che desidera da lei. Vuole ben altro. Qualcosa che Elena
non ha nessuna intenzione di darle. «Rosmarino, timo, verbena.» Un altro colpo. Le lacrime le bruciano in
gola. Ma non cede e, per farsi coraggio, comincia a canticchiare un motivetto. «No,
no. Non restare fuori. Entra, cercalo... Fa parte di te, devi sentire ciò che
ti suggerisce, devi comprenderlo, devi amarlo. Prova ancora, e questa volta
concentrati!» Ma Elena non ama più i profumi. Non vuole vedere i prati lungo il
corso del fiume dove sua madre la portava da piccola, appena fuori del paese.
Non vuole udire il rumore dell’erba tenera che cresce, né quello dell’acqua che
scorre.
Non vuole sentire gli occhi delle
ranocchie che la fissano da sotto il canneto. Stringe nuovamente le palpebre e
serra i denti, decisa a tenere fuori tutto. Ma in quel nero appena punteggiato
di chiaro esplode una scintilla. «Il rosmarino è bianco.» La nonna spalanca gli
occhi. «Sì», mormora mentre la speranza
accende il suo sguardo.
«Perché? Raccontami di lui.» Elena apre la bocca, lasciando che le emozioni le
scivolino dentro, riempiendo la mente e l’anima.
Socchiude gli occhi,
spaventata. «No! Non voglio! Non voglio!» La nonna impietrita la guarda correre
via. Scura in volto, scuote la testa e si abbandona su uno sgabello. Dopo un
lungo sospiro si rialza e apre le imposte. La luce stanca della sera penetra
all’interno del laboratorio che appartiene alle Rossini da più di tre secoli. Lucia
raggiunge la credenza in legno massiccio che occupa l’intera parete, accarezza
i volumi ordinati davanti a lei, poi con calma ne sceglie uno. Lo stringe al
petto per un istante e, dopo essersi seduta al tavolo di legno lucido, lo apre,
sfogliandolo con cura. Le dita scorrono sulle pagine ingiallite dal tempo come
hanno fatto innumerevoli altre volte. Anche in quel momento sembra che Lucia
cerchi qualcosa. Ma non c’è nulla in quella grafia ordinata che possa aiutarla a
spiegare alla nipotina che il profumo non è qualcosa che si sceglie. Il profumo
è il sentiero. Percorrerlo significa trovare la propria anima. ...
18 ANNI DOPO
UN INCONTRO SPECIALE
Il Marais era uno dei pochi quartieri
ad aver conservato il carattere della Parigi seicentesca. Elena si aggirava tra
i vicoli stretti, in cerca dell’appartamento in cui avrebbe cominciato la sua
nuova vita. Si fermò accanto all’insegna di una boulangerie, guardando per
l’ennesima volta il pezzo di carta sul quale aveva segnato l’indirizzo. Rue du
Parc-Royal, al numero dodici. «Eccoti, finalmente», esclamò poco dopo davanti a
un arco in pietra. Si tirò dietro il trolley ed entrò nel cortile. La sua amica
Monique le aveva mandato un SMS. Era passata nel pomeriggio, le aveva portato
un po’ di spesa e aveva lasciato la porta socchiusa. In teoria lei avrebbe
dovuto giusto spingere con un po’ di energia. Con entrambe le mani sul portone,
Elena fece come le aveva indicato l’amica. Ma non accadde nulla. Spinse allora,
con tutte le sue forze. Il portone si spalancò di colpo, catapultandola in
avanti. Cercò di recuperare l’equilibrio, le mani in avanti, il respiro
affannato. Lanciò un grido quando l’oscurità sembrò inghiottirla, mentre la sua
corsa terminava contro un ostacolo e le ginocchia le cedevano. «Che diavolo...?»
Un braccio robusto l’afferrò alla vita, frenando la sua caduta. «Tutto bene?» A
Elena servì qualche secondo per rendersi conto di ciò che era successo. Per
fortuna quell’uomo l’aveva afferrataprima che finisse sul pavimento. Le ci
mancava solo quello, pensò un po’ stordita. «Sì, grazie», mormorò. Lui non
rispose. Elena si agitò, nervosa. «Può lasciarmi ora», gli disse un po’
imbarazzata, mentre lui continuava a tenerla stretta. All’improvviso l’uomo la lasciò
andare, facendosi poi da parte. «Non volevo spaventarla», fece brusco. Elena si
afferrò alla voce dello sconosciuto, alla nota dolente in fondo a quella frase.
Le emozioni che l’avevano oppressa un attimo prima si erano dissolte. Erano
state sostituite da altre, infinitamente più interessanti. C’era del dolore
nelle parole di quell’uomo. Una sofferenza antica, ingiusta. Elena si domandò
perché e provò un’inspiegabile frustrazione nel pensare di non poter avere una
risposta. Voleva conoscerlo, voleva sapere. Non era qualcosa di ben definito,
si trattava più che altro di istinto. «Non riesco a vederla», gli rispose
trovando la sua mano e afferrandosi a lui, tenendolo forte quasi volesse
consolarlo per quell’assurdità. Non l’aveva spaventata, perché poi? Con le dita
avvinghiate alle sue, si girò per vedere il suo viso. La luce dei lampioni che penetrava
dal portone delineava la figura massiccia dell’uomo, lasciandolo tuttavia in
ombra. Elena non riusciva a distinguere altro che una sagoma robusta. Era molto
alto, la voce un po’ aspra, ma allo stesso tempo cortese, profonda. «Non ho
paura di lei», disse. E gli sorrise. Lui non rispose, limitandosi a tenere le
dita di lei che non volevano lasciarlo andare. Elena sapeva che era
irragionevole, era persino assurdo. Ma in quell’ultimo periodo aveva smesso di
agire in modo ragionevole. «Ha un buon profumo.» Fu un impulso quella
confessione, le parole semplicemente le sfuggirono dalle labbra. Subito dopo
arrossì. Cielo, sembrava volesse rimorchiarlo! «Scusi, crederà che io sia matta.
Ma ho avuto una giornata orribile e la prima cosa positiva che mi è accaduta è
stato il suo... salvataggio. Se lei non mi avesse afferrato sarei finita distesa
sul pavimento, una fine degna di questa giornata tremenda. Ero semplicemente
sconcertata perché il portone si è aperto all’improvviso...» «Di cosa?» Elena
ammutolì. «Di cosa... che?» «Ha detto che ho un buon profumo. Di cosa?» «Ah,
sì», rise, un suono leggero, vellutato. «È un po’ una deformazione
professionale.» Ma lui non rideva,
continuava a fissarla intensamente. Elena sentiva quello sguardo su di sé,
percepiva l’importanza di quella risposta e delle parole che quell’uomo,
chiunque fosse, aspettava. Si concentrò, allora, e lasciò che il profumo di lui
le parlasse, raccontandole cose che lei sola avrebbe saputo cogliere. «Sa di
pioggia, di freddo, ma anche di sole. Di parole pensate, di lunghi silenzi e di
riflessione. Sa di terra e di rose... Lei ha un cane ed è una persona gentile,
che si ferma ad aiutare e che si addolora per ciò che ha dentro il cuore.» Un
altro lungo silenzio. Poi l’uomo ritirò le mani, quasi di scatto. «Devo andare
ora. Lasci il portone aperto, la luce dell’androne non funziona. Faccia
attenzione.» La lasciò, indietreggiando un passo alla volta, senza distogliere lo
sguardo da lei. Solo una volta raggiunta la porta si voltò e uscì. Elena
represse il desiderio improvviso di richiamarlo indietro. Sollevò il viso e cercò
ancora quel profumo. Era una promessa mantenuta, era la dolcezza della fiducia,
il peso e la responsabilità insieme. Era azione e bisogno. Cercò ancora nella
notte, fiutando l’aria, provando a rintracciare quel filo che andava
scomparendo. Ma per quanto desiderasse afferrarlo, era svanito, lasciandole
dentro quasi un senso di struggimento.
Cosa è successo alla piccola Elena?
Perché Ora odia i profumi? Cosa si nasconde nel suo passato? Quando e perché
decide di percorrere il sentiero dei profumi? Chi è quest’uomo misterioso?
Tante piccole curiosità attendono
soddisfazione e l’unico modo per sciogliere i nodi che intrecciano questa
storia è leggerla, quindi chi ancora non ha letto questo romanzo, non deve far
altro che seguire la scia di profumo lasciata dalle incantevoli pagine scritte
da Cristina Caboni e percorrere insieme a lei il magico e misterioso sentiero
dei profumi. E come sempre...
Buona Lettura
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