Buongiorno e benvenuti tra le mie pagine...
Inizia una nuova settimana, e prima di
goderci tutte le strepitose NOVITA’ che porta, è meglio prepararsi e ricaricare
le batterie, con il fragrante profumo di una fumante tazza di caffè,
accompagnato da una emozionante lettura, che è fresca di stampa, perché è
giunta nelle nostre librerie pochi giorni fa, precisamente il 13 febbraio, per
conquistare anche i lettori italiani, dopo aver fatto innamorare migliaia di
lettori in Inghilterra. Ma sapete qual è la cosa buffa? L’autrice è
italianissima e non è niente poco di meno che la pronipote di Carlo Levi. Lei
si chiama Daniela Sacerdoti e le strepitose pagine che ci intratterranno per il
nostro momento magico sono:
Ho bisogno di te
SINOSSI:
Eilidh, trentacinque anni, ha il cuore
infranto: ha perso il bambino che aspettava e che aveva tanto desiderato, e in
più ha scoperto che suo marito ha una relazione con un’altra donna. Sconvolta,
decide di lasciare Southport e di trasferirsi per un po’ nella piccola
cittadina scozzese di Glen Avich, nelle Highlands, dove ha trascorso
l’infanzia.
Nella gelida e magica
Scozia Eilidh si sente finalmente a casa. Qui ritrova i dolci ricordi del
passato e l’affetto sincero della gente del posto. E qui abita ancora il suo
amico di un tempo, Jamie, che ha alle spalle una storia altrettanto dolorosa.
Eilidh e Jamie provano una forte attrazione reciproca, ma hanno sofferto troppo
per riuscire ad abbandonarsi alle emozioni. Qualcuno però in segreto veglia
sulla loro felicità. E il destino non tarderà ad aiutarli…
Ma scopriamo qualcosa di più su questa
scrittrice dal buon sangue letterario.
Daniela Sacerdoti è una
mamma e una scrittrice. Originaria del Piemonte, vive in un paesino vicino a
Glasgow, in Scozia, con il marito e due figli. Si definisce una ladra di tempo:
ruba il tempo per scrivere quando tutti sono a letto, o di mattina presto. Ama
giocare con i suoi bambini e fare attivita’ artistiche con loro. Adora i libri,
la musica celtica e chiacchierare con le amiche, ma anche starsene da sola a
sognare e ad inventare storie.
Un libro che nasce dall’anima, non può
che esserci un libro eccezionale, quindi pronti con il caffè, perché stiamo per
immergerci nelle profonde pagine di...
Ho bisogno di
te di Daniela Salvatori
Il giorno più strano e
incredibile della mia vita, il giorno che ha cambiato la mia percezione della vita
e della morte, iniziò come qualsiasi altro. Mi svegliai nel mondo che avevo
sempre conosciuto, e andai a dormire avvolta nel mistero. ... Forse sono
ingenua, e fior fior di scienziati e pensatori mi dimostreranno che sto
sbagliando, ma io credo a ciò che mia nonna mi disse tanti anni fa – che
l’amore non muore mai e che quello che ci aspetta è l’amore che abbiamo provato
quando eravamo vivi. Che al di là della paura e del dolore, quando stiamo per
precipitare l’amore viene in nostro soccorso. Questo è quello che ho imparato,
una notte di primavera nei boschi, e da allora non ho più paura.
Eilidh
Il giorno in cui persi
il mio bambino, il tempo era così magnifico, così soleggiato, che metà degli
abitanti della città era fuori di casa,
con gli occhiali da sole e un sorriso sul volto. Ero uscita per fare una
passeggiata, indossando il mio largo vestito premaman a fiori. Erano passate
solo dieci settimane ed era troppo presto per indossare vestiti premaman ma non
vedevo l’ora. Avevo anche fatto un po’ di spesa − qualche abbinamento bizzarro,
sardine e anacardi forse − perché continuavo a dirmi che avevo questa voglia o
quell’altra. In realtà non era vero. Volevo solo poter finalmente dire cose
tipo: “Mangio solo mango e ketchup e mastico elastici. Hai delle voglie assurde
quando sei incinta!”. Incinta. Ero davvero incinta. ... Avevo aspettato tanto,
così tanto, questo momento: tutte le altre erano incinte e portavano i loro
adorabili pancioni come una corona, mentre io ero ancora con i miei jeans
taglia 40 e la pancia piatta. ... Volevo che le altre donne guardassero il mio
bambino con occhi lucenti e pieni di invidia, volevo sentirmi la regina del
mondo, la donna più fortunata sulla
terra. Come mia sorella. Lei in questo campo è un’esperta. Katrina ha tre anni
meno di me. Amiamo entrambe i bambini, volevamo entrambe essere madri sin da
quando eravamo piccole. Giocavamo a fare le mamme, ci prendevamo cura delle
nostre bambole, davamo loro da mangiare,
le mettevamo a letto, le portavamo a spasso nei loro passeggini rosa. Non c’è
da sorprendersi se entrambe abbiamo deciso di lavorare con i bambini: lei è
diventata un’infermiera pediatrica, e io sono diventata una puericultrice. Be’,
un’operatrice dell’infanzia, come si dice adesso. Lei si è sposata presto, appena
uscita dal college, e dopo sei mesi era incinta. Ha avuto un maschietto, un
maschietto incantevole, il mio carissimo nipotino Jack. Poi Katrina ha
partorito di nuovo – due gemelle –
mentre io ci provavo da più di tre anni. La guardavo mentre le reggeva entrambe,
una per ogni braccio, con le loro tutine rosa, i cappellini rosa e le facce un
po’ imbronciate, e stavo male dalla tristezza. Dopo Isabella e Chloe – e mentre
io mi sottoponevo al secondo tentativo di fecondazione in vitro – è arrivata
Molly. Era la piccola della famiglia, la luce dei nostri occhi. Altri
complimenti, altre feste, altre riunioni di famiglia, con mia madre e mio padre
che scherzavano sul fatto che una figlia stava facendo abbastanza figli per
tutte e due. Solo che in realtà non scherzavano. Loro sanno dei miei sforzi e
dei miei tentativi, è solo che la mia famiglia non ha molto… come posso
definirlo? Tatto? Qualcuno Potrebbe dire che sono un po’crudeli. Be’, almeno
con me. Mia sorella in particolare. ... Nel frattempo, suo marito riservava a
Tom lo stesso trattamento. Ben presto cominciò a trovare scuse per non venire
alle riunioni di famiglia. Non potevo biasimarlo. Tom è un dottore; ha qualche
anno più di me. Non è stata una passione folle o cose del genere: eravamo buoni
amici, andavamo d’accordo e volevamo entrambi dei figli. Tom aveva superato i
trenta e neppure lui era in buoni rapporti con la sua famiglia, quindi
speravamo di mettere su una nostra
piccola famigliola e non essere più
soli. Cominciammo a provare ad avere un bambino subito dopo la luna di miele.
Dopo dieci anni, un’infinità di esami e cinque tentativi di fecondazione in
vitro, ci riuscimmo. Ero incinta. A quel punto, però, il nostro matrimonio era
in pezzi. Tom aveva una relazione, e da molto tempo. Io ero così spossata per
le iniezioni di ormoni e tutto il resto, che non avevo la forza per discutere
con lui, figuriamoci per litigare. Avevo lasciato il lavoro due anni prima. La
terapia mi aveva ridotto a un relitto emotivo e fisico e non potevo continuare
e darmi malata. ... Quell’incantevole giorno di sole, tre mesi fa, una vita fa,
mi sono fermata a chiacchierare con la vicina per qualche minuto; poi l’ho
salutata e mi sono girata per attraversare la strada, diretta a casa. Mentre
camminavo, ho sentito i passi affrettati della vicina dietro di me e ho sentito
il suo braccio attorno alla mia vita, come per sostenermi. ... Se avessi avuto un maschietto, l’avrei chiamato
Harry. Se avessi avuto una femminuccia, l’avrei chiamata Grace. Quando smisi di
piangere, tre mesi dopo, mi alzai dal sofà, mi feci una lunga doccia calda, mi
vestii per la prima volta dopo settimane e mi feci una tazza di tè.
Mi sedetti al tavolo
della cucina con il mio telefono, un taccuino a spirale e una penna. Tom era
via per il fine settimana. Un convegno, aveva detto, come se non sapessi la
verità, come se fossi stupida. Scrissi due biglietti: Mamma, papà, vado via per un po’. Non
preoccupatevi, starò bene. Vi telefono appena mi sarò sistemata. Eilidh
Tom, il nostro matrimonio è finito.
Sono sicura che sai perché, ma la tua amante non è l’unico motivo. È finito da
anni. Quando mi sarò sistemata mi metterò in contatto con i miei genitori, loro
potranno assicurarti che sto bene. Non cercarmi. Eilidh
Poi presi il cellulare
e mandai un messaggio a Harry: Vado via per un po’. Non preoccuparti di niente, davvero.
Starò bene. Lascio qui il mio telefono, ma appena posso mi
collegherò a internet e ti manderò
un’e-mail. xxx E
Posai i biglietti e il
telefono sul tavolo della cucina, e raccolsi un po’ delle mie cose con calma e
attenzione. Mi sentivo vuota... Entrai in macchina e cominciai a guidare, senza
avere la più pallida idea di dove stessi andando. Sapevo solo che dovevo
andare. ...
Jamie
Capii che se n’era
andata quando vidi che mancava il ritratto dalla parete del soggiorno. Tutte le
sue cose – le tele, i colori, i pennelli, le bottiglie di acquaragia, gli
stracci e i grembiuli – erano ancora lì. Ma il ritratto era sparito. Lei non
sarebbe tornata. ... Una sera dopo il lavoro entrai in un pub. Erano sedute al
bancone, tutte imbacuccate con pile,
pantaloni impermeabili
e scarpe da trekking – che sembrano essere l’uniforme della gente che viene qui
dal sud. Davanti a loro, diversi bicchieri di whisky. Sapete quella cosa
dell’amore a prima vista? Che la gente si chiede se esiste davvero o no? Be’,
esiste. Giuro, mi ci volle un secondo per innamorarmi. E non sono neppure un tipo romantico. Cioè,
sono uno tranquillo e via dicendo. Timido. Abituato fin da piccolo a nascondere
le emozioni più che posso, nella miglior tradizione dei maschi scozzesi. Non
ero neppure
così interessato ad
avere una relazione, ai tempi. Eppure, lei era lì, io ero lì. In quell’istante
tutto cambiò e non tornò mai come prima.
Eilidh e Jamie, due cuori spezzati
dall’amore, come potranno mai ricucirli con l’amore stesso? Ma, se è vero che
l’amore è capace di guarire ogni ferita allora non perdiamoci questa
emozionante storia narrata da Daniela Salvatori, una scrittrice, che nonostante
risiede nelle Highlands è italiana al 100% e ora condivide con noi queste
meravigliose pagine, che riconfermano il grande potere dell’amore, che risorge
sempre dalle sue ceneri, come la meravigliosa fenice e come le sue lacrime,
anche l’amore ha un incredibile capacità curativa. Quindi non mi resta che darvi
appuntamento al prossimo Caffè Letterario
e augurarvi...
Buona Lettura
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