Eccoci al nostro momento
dedicato alle letture che hanno fatto breccia nel nostro cuore, tanto da portarci
a trascriverne le parti che ci hanno emozionato.
“ Succedeva
sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva. E’ una cosa
difficile da capire.
Voglio dire… Ci stavamo in più di mille, su quella nave,
tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana,
e noi… Eppure c’era sempre uno che la vedeva per primo…
la vedeva. Magari era lì che stava mangiando,
o passeggiando, semplicemente, sul ponte… magari era lì
che si aggiustava i pantaloni… alzava la testa un
attimo, buttava un occhio verso il mare… e la vedeva.
Allora si inchiodava, lì dov’era, gli
partiva il cuore a
mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro,
sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e
gridava (piano e lentamente): l’America. Poi rimaneva
lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una
fotografia, con la faccia di uno che l’aveva fatta lui,
l’America.” …
Questo passo tratto
dal monologo teatrale “Novecento” di Alessandro Baricco, è la
parte che mi è rimasta nel cuore quando ho letto questo breve libro.
Titolo Novecento
Autore Alessandro Baricco
Editore Feltrinelli
Collana Universale Ecomica
Pubblicato 1994
Prezzo 5,00 €
Pagine 64
È strano, che di tutta la storia, da cui è stato
tratto il bellissimo film di Giuseppe Tornatore, La leggenda del pianista sull’oceano, sono stata colpita proprio dall’inizio,
perché di momenti belli c’è ne sono, eccome, però… credo che sia lo stile, il
modo in cui descrive la scena, è pazzesco, mi ha fatto sentire su quella nave,
ho provato l’ansia, la gioia che hanno provato quegli uomini, andati in cerca
di speranza per una vita migliore. Per me, questa non è solo la storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, ma
anche un pezzo di storia, che ha caratterizzato la vita di molte persone dell’inizio
del secolo scorso, dove la grande traversata non era un viaggio di piacere ma
qualcosa di più. Il protagonista di questa rappresentazione teatrale, nata per
l’attore Eugenio Allegri e il regista Gabriele Vacis, è un orfano
abbandonato sopra il pianoforte del piroscafo Il Virginian, che faceva da spola
tra l’Europa e l’America, e poi adottato da uno dei marinai. Questo bambino, a cui i
genitori magari auguravano una vita migliore, abbandonandolo nel salone della
prima classe, immaginando che poteva essere adottato da un ricco viaggiatore,
diventa invece parte della nave da cui non è riuscito a scendere neanche quando
l’amore aveva bussato alla sua porta, e quel piano armonioso, diventa parte del
suo stesso corpo, mostrando ai passeggeri una bravura e un talento che lo porta
a una sfida all’ultima nota, con uno dei più grandi pianisti jazz del tempo,
lasciandolo di sasso di fronte all’acceso fuoco della sua musica e delle corte
del piano.
Questo libro è stato il
primo che ho letto di Baricco, e dopo sono andata a rivedere cosa mi ero persa
di lui, perché ha scritto qualcosa di fantastico e stupefacente, dal mio
modestissimo punto di vista, e ciò si spiega nel fatto, che in sole 62 pagine
ha scritto un monologo da dove è stata tratta un’opera teatrale e poi un film
di quasi due ore, con una scrittura semplice, essenziale, tipica del suo stile,
un vero maestro, non per niente ha aperto una scuola di scrittura creativa a
Torino che ha frequentato anche la nostra finalista del Premio Strega, Simona
Sparaco.
Questa opera, ha fatto conoscere il suo
scrittore in tutto il mondo anche, grazie al successo del film di Tornatore,
con le musiche del grande Ennio Morricone, inoltre è stato realizzato un
fumetto di Topolino, intitolato La vera storia di Novecento, riadattata
da Tito Fara.
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