Fantasy
Eccoci qui
cari amici, pronti per entrare in modo romantico nel mondo fantastico degli
alieni, più affascinanti e sexy del cyberspazio terrestre, finalmente è giunto
anche il nostro momento, dopo l’invasione del web e il delirio dei fans
dell’Urban Fantasy Paranormal, per l’atterraggio in Italia del fantastico libro
che apre una delle saghe che ha già invaso il Paese d’oltreoceano, la SERIE
LUX, della scrittrice americana Jennifer L. Armentrout, la sua serie di cui vi
presento le copertine americane, ha conquistato i lettori del suo Paese e non
solo, tanto che in Italia è stata portata avanti una petizione per avere la
serie pubblicata nella nostra lingua, si perché è impossibile non essere invasi
e conquistati da un alieno così sexy come Daemon, degno di competere col
vampiro più affascinante del pianeta Edward Cullen, e chi potrebbe dire che non
riuscirà a invadere l’intero mondo con i suoi addominali scolpiti e il suo
sguardo magnetico di un verde ipnotizzante, delineati dalla magica penna della
nostra Jennifer che ci ha regalato una storia veramente fantastica, che si
legge d’un fiato e che ci terrà trepidanti fino a quando non giungeremo alla
completa conquista con il quinto volume della serie che è previsto per il
prossimo anno.
Shadow Lux, romanzo breve prequel, 2012 in autunno forse anche in Italia
1. Obsidian, 2011
(Obsidian, Italia Giugno 2013)
2. Onyx, 2012 Prossimamente in Italia
3. Opal, 2012 Prossimamente in Italia
4. Origin, uscita
prevista per agosto 2013 negli Stati Uniti.
5. quinto e ultimo
romanzo, previsto per primavera/estate 2014
L’invasione è già
cominciata, con il primo romanzo della serie Obsidian. Incuriosita dal clamore di questa serie ho deciso di
scoprire perché è così amata dal pubblico, quindi mi sono gettata nella lettura di questo primo romanzo
e devo dire che la Armentrout, scrive abbastanza bene, la scrittura e
scorrevole, i personaggi ben costruiti e si legge d’un fiato, perché la storia è davvero
intricante. Inizialmente ero un po’ scettica, pensavo al solito libro scopiazzato dagli altri successi letterari, tipo bello ma dannato e la ragazzina acqua e sapone che si innamora e poi non sono stata mai attratta dagli alieni, infatti mi sono rifiutata di leggere The Host, della Mayer, dopo la serie Twilight, non ero pronta per
una delusione, ma dopo aver letto questo libro, ritiro tutto e sono davvero
entusiasta di presentarvi questa fantastica storia, dove incontreremo il vicino di casa che tutte noi ragazze vorremmo avere, Daemon, che per usare le parole della protagonista
femminile Katy, “Era il ragazzo più bello che avessi mai
visto ma anche uno stronzo totale.” Katy è
una ragazza liceale, nonché super blogger book, che si è trasferita come la nostra
già amata Bella Swan di Twilight, in un piccolo e sperduto paesino del West
Virginia, dove a rianimarla dal duro colpo ci sarà la bellissima Dee Black la sua migliore
amica e vicina di casa, gemella di Daemon, il ragazzo più attraente ma allo
stesso tempo il più antipatico e arrogante con cui si è trovata a parlare,
purtroppo è costretta a sopportarlo per poter frequentare Dee. Dopo questa
piccola presentazione dei personaggi, è sottolineando che non mancheranno i
colpi di scena in questa strepitosa serie, vi lascio con un assaggio del grande
fenomeno della scrittrice Jennifer L. Armentrout.
“Daemon mi fissò per un istante, poi scoppiò a ridere. Era una risata cupa, di gola. Sexy. Molto sexy. Oh cavolo.
Distolsi lo sguardo. Era il tipico rubacuori che, ovunque andasse, si lasciava dietro una lunga scia di vittime. Portava guai. Guai molto stuzzicanti, forse, ma pur sempre guai.”
Distolsi lo sguardo. Era il tipico rubacuori che, ovunque andasse, si lasciava dietro una lunga scia di vittime. Portava guai. Guai molto stuzzicanti, forse, ma pur sempre guai.”
Editore Giunti
Collana Y
Formato Rilegato
Pubblicato 26 Giugno 2013
Pagine 336
Traduttore S. Reggiani
Fissavo gli scatoloni impilati nella mia nuova stanza e
desideravo tanto avere già il collegamento a internet. Da quando ci eravamo
trasferite, non ero più riuscita a scrivere niente sul mio blog e mi sentivo
come se mi avessero tagliato un braccio o una gamba. Mia mamma sosteneva che
“Katy e i suoi libri” fosse tutta la mia vita. Non era proprio così, ma aveva
comunque la sua importanza. Cosa poteva saperne lei, del resto? Non amava
leggere quanto me. Sospirai. Eravamo arrivate da due giorni e la casa era
ancora piena di scatoloni. Odiavo trovarmeli fra i piedi. Almeno quanto odiavo
essere qui. Se non altro avevo smesso di saltare a ogni minimo scricchiolio,
come avevo fatto ogni santo giorno da quando ci eravamo stabilite nella cara
vecchia West Virginia, e più precisamente nella casa degli orrori. Aveva
persino una torretta… ebbene sì. Che
diavolo avrei dovuto farmene di una torretta? Ketterman non era nemmeno una
vera città. Il posto più vicino era Petersburg, una cittadina con un paio di
incroci al massimo, circondata da altri paesotti sicuramente sprovvisti di
Starbucks. La posta non ci arrivava a casa. Dovevamo andare a prenderla a
Petersburg. Roba da matti. All’improvviso mi resi conto che la Florida era
andata. Era stata divorata, insieme ai chilometri che avevamo macinato per
arrivare fin qui, dalla fissazione di mia madre di voler ricominciare da capo.
Fu come ricevere un calcio in faccia: non mi mancava Gainesville o la mia
vecchia scuola e nemmeno il nostro appartamento. Mi appoggiai alla parete. Mi
mancava papà. E la Florida era papà. Quello era il luogo dove era nato, dove
aveva conosciuto la mamma e dove tutto era perfetto… finché le cose non avevano
iniziato a precipitare. Sentivo arrivare le lacrime, ma mi rifiutavo di
piangere. Non sarebbe servito a niente e papà ci sarebbe rimasto male se avesse
saputo che sua figlia, dopo tre anni, piangeva ancora. Mi mancava anche la mamma, però. La mamma di
prima che papà morisse, quella che si rannicchiava sul divano accanto a me a
leggere uno dei suoi orrendi romanzetti rosa. Ormai sembrava solo un ricordo
lontano. Lontano mezzo paese. Da quando papà era morto, la mamma era sempre a
lavorare. Prima le piaceva stare a casa, ma senza di lui aveva solo voglia di
scappare il più lontano possibile. Alla fine aveva ceduto e un giorno aveva
deciso che dovevamo andarcene. Da quando eravamo arrivate, anche se continuava
a lavorare come una pazza, sembrava determinata a essere più presente nella mia
vita. Avevo appena deciso di ignorare il mio solito senso del dovere e
fregarmene degli scatoloni ancora per un giorno, quando un odore familiare mi solleticò
le narici. La mamma stava cucinando. Brutto segno. Mi precipitai di sotto. Era
ai fornelli, indossava la divisa da infermiera a pois. Solo lei poteva vestirsi
a pois dalla testa ai piedi senza sembrare ridicola. Aveva splendidi capelli
biondi, lisci come spaghetti, e luminosi occhi color nocciola. Anche in quella
tenuta mi faceva sfigurare, con i miei banalissimi occhi marroncini e capelli
castani. Il destino aveva voluto che fossi anche piuttosto… rotondetta. Le
forme morbide, le labbra carnose e gli enormi occhi, che tanto piacevano alla
mamma, in realtà mi facevano assomigliare a un bambolotto stupido. Mia madre si
voltò e mi salutò con un mestolo di legno, spargendo pezzi d’uovo sui fornelli.
“Buongiorno, tesoro.” Rimasi immobile a guardare il disastro che aveva
combinato, cercando di capire come fare a dare una sistemata senza urtare i
suoi sentimenti. Dopotutto si stava sforzando di fare la mamma. Ed era un
gigantesco passo avanti. “Sei tornata prima.”
“Ho fatto quasi il doppio turno tra ieri notte e oggi. So già che dovrò
lavorare da mercoledì a sabato, dalle undici di sera alle nove di mattina.
Quindi mi restano tre giorni liberi. Stavo quasi pensando che potrei lavorare
part-time in una delle cliniche qui nei dintorni, o magari a Winchester.” Grattò
via le due uova dalla padella e me ne mise uno mezzo bruciato davanti. … La
mamma mi fissò con una strana luce negli occhi. “Sai… oggi ho visto una cosa interessante.” Ah, che pazienza.
Sorrisi. “Cosa?” “Avevi notato che i vicini sono due ragazzi pressappoco
della tua età?” Drizzai le orecchie come un cane da caccia. “Ah, sì?”
“Non sei ancora uscita, vero?” Mi sorrise di nuovo. “Credevo che ti fossi già messa al lavoro in
giardino.” “Andrò a vedere, ma sai
com’è, gli scatoloni non si disfano da soli.” Le rivolsi un’occhiata di
sfida. La adoravo ma l’ordine non era proprio il suo forte. “Comunque, stavi dicendo?” “Ah sì, allora,
sono una ragazza su per giù della tua età e un ragazzo.” Mentre si alzava,
le apparve un ghigno sulle labbra. “Figo.”
Mi rimase un pezzettino d’uovo incastrato in gola. Sentire la mamma fare
commenti sui ragazzi della mia età mi dava il voltastomaco. “Mamma, per favore, da quando in qua dici –
figo - ?”. Lei si allontanò dai fornelli, recuperò il mio piatto e andò al lavandino.
“Tesoro, sarò anche vecchia, ma gli occhi
mi funzionano ancora. E poco fa hanno funzionato benissimo.” La guardai
doppiamente schifata. “Non mi diventerai
una di quelle che fanno gli occhi dolci ai ragazzini? Crisi di mezza età o devo
iniziare a preoccuparmi davvero?”. La mamma mi lanciò un’occhiata,
continuando a lavare i piatti. “Katy,
potresti almeno fare lo sforzo di andare a conoscerli. Non sarebbe male se
faceste amicizia prima dell’inizio della scuola.” Sbadigliò. “Potrebbero farti conoscere la città, non credi?” Non volevo
neanche pensare al primo giorno di scuola, con tutta quella gente nuova. Buttai
metà uovo nella spazzatura. “Sì, mi
piacerebbe. Ma non andrò a supplicarli di essere miei amici.” “Non si tratta di supplicare. Se solo indossassi uno di quei bei
vestitini estivi che portavi in Florida, invece che questa…” e mi tirò l’orlo della maglietta “potresti flirtare.” … “Certo. E sai cosa ti dico: dopo vado a bussare ai vicini.
Magari gli chiedo dov’è l’ alimentari. Ci provo, insomma.”… Salii le scale saltellando, aprii la porta a zanzariera e
bussai, poi arretrai di un passo e mi lisciai le pieghe della maglietta col
palmo della mano. Okay, ci siamo. Non c’è nulla di strano nel chiedere
un’informazione. Dall’altra parte si udirono dei passi pesanti, poi la porta si
spalancò e mi ritrovai davanti un petto ampio e muscoloso. E nudo. Abbassai lo
sguardo e rimasi… senza fiato. Quel ragazzo aveva addominali pazzeschi.
Perfetti. Di quelli che ti fanno venire voglia di allungare una mano. Non me lo
sarei aspettata da un ragazzo di diciassette anni, ovvero l’età che credevo
avesse, ma non osavo lamentarmi. Né parlare. Guardavo e basta. Quando
finalmente riuscii a sollevare lo sguardo, vidi un paio di zigomi alti e,
nascosti da ciglia lunghe e folte, due occhi che mi fissavano. “Sì?”
Le sue labbra piene, da baciare, s’incresparono in una smorfia d’impazienza.
Aveva una voce ferma e profonda, il tipo di voce di chi è abituato a essere
ascoltato e accontentato senza obiezioni. Gli occhi erano di un verde talmente
brillante che non poteva essere vero, un verde smeraldo che spiccava sul quel
viso abbronzato. “Pronto?” fece lui appoggiando una mano allo stipite della porta e
sporgendosi in avanti. “Hai perso la
lingua?” A quel punto mi ricordai di respirare e indietreggiai di un passo,
arrossendo per l’imbarazzo. Il ragazzo sollevò una mano per scostarsi un ricciolo
dalla fronte. Guardò alle mie spalle, poi di nuovo me. “Quindi?”…
Quindi adesso andiamo a leggere o rileggere questo eccitante romanzo e iniziamo a pregustare la continuazione con il booktrailer di Onyx, che presto atterrerà nelle nostre librerie.
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