martedì 27 agosto 2013

Suspense “Non è tanto il delitto in se stesso che interessa, quanto ciò che si nasconde dietro”. Agatha Christie

Suspense
 Ecco che ritorna la rubrica dedicata agli amanti del giallo e del brivido, che oggi è lieta di presentarvi la geniale Agatha Christie, colei che ha creato il mitico e raffinato investigatore di origine belga, Hercule Poirot, che con i suoi impeccabili baffetti perfettamente impomatati, la bombetta e il bastone, da sfoggio delle caratteristiche visibili che lo rappresentano, che si completano con la postura e l’abbigliamento sempre impeccabile, da militare graduato. Il carattere di questo personaggio, è estremamente calmo e riflessivo, dietro cui nasconde la sua mente geniale e perspicace come quella di Sherlock Holmes. Sono queste gli elementi che utilizza per risolvere i difficili e intricati casi che hanno conquistato i lettori di tutto il mondo, ma anche i registi che hanno trovato terreno fertile per dar sfogo alla loro creatività, realizzando molti film, che si concretizzano secondo il mio personale giudizio, in questo attore, alias David Suchet, poiché è quello che rispetta meglio le caratteristiche tipiche di questo personaggio.
 Eccola la nostra grande giallista, fotografata alla macchina da scrivere, mentre crea le mitiche avventure del nostro Poirot, un mito che si accompagna agli altri grandi personaggi, che allietano le nostre letture, facendoci ringraziare in tutte le lingue del mondo, per la grande invenzione della stampa.
 È durante un viaggio in treno verso Bagdad, che incontra il suo secondo marito, l'archeologo Max Mallowan e proprio su questo treno è nata anche l'ispirazione per il romanzo che è stato considerato il suo capolavoro, immortalandola a come: “Queen Morder”, Assassinio sull'Orient Express.  Questo romanzo che ha fatto dell’Orient Express, il treno più famoso al mondo, racconta come sulla tratta che viaggia da Instabul verso Londra, si sia consumato un delitto, mentre il nostro Poirot si trovava in viaggio come passeggero, che insospettito dalla vicenda inizia a fare delle indagini che lo hanno portato a risolvere il mistero celato dietro la morte del signor Ratchett ovvero Cassetti. Tra interrogatori, depistaggi e argute ipotesi, si consuma questo giallo che ha ottenuto di merito, un posto di rilievo tra i grandi classici del romanzo giallo.
Titolo Assassinio sull’Orient Express
Autore Agatha Christie
Editore  Mondadori 
Collana Oscar scrittori moderni
Formato Tascabile 
Pagine  238
Prezzo 9,00 ebook  4,99 €
Vi lascio con un assaggio di questo libro, giusto quanto basta per stuzzicare la voglia di riprenderlo con nostalgia dalla nostra libreria.
 Erano le cinque di una mattina invernale, in Siria. Alla stazione di Aleppo era fermo il treno definito dagli orari ferroviari con il nome altisonante di Taurus Express. Era composto da una carrozza ristorante, una carrozza letto e due vagoni passeggeri. Accanto al predellino della carrozza letto, un giovane tenente francese era fermo a conversare con un ometto imbacuccato fino alle orecchie, del quale si vedevano soltanto la punta del naso e le due estremità dei baffi arricciati all'insù. Faceva un freddo glaciale, e dover accompagnare alla stazione un distinto viaggiatore straniero non era un compito da invidiare, ma il tenente Dubosc faceva con onore la sua parte. Dalle sue labbra uscivano con eleganza frasi francesi ben tornite. Non che avesse la minima idea di che cosa si trattasse. C'erano state voci, naturalmente, come sempre in casi del genere. L'umore del generale, del "suo" generale, si era fatto sempre più nero. E poi era arrivato questo belga: fin dall'Inghilterra, a quanto pareva. C'era stata una settimana di strana tensione. Ed erano accadute alcune cose. Un ufficiale di grado molto elevato si era suicidato, un altro aveva dato le dimissioni, l'ansia era scomparsa all'improvviso da volti ansiosi, alcune precauzioni militari erano state allentate. E il generale, il generale del tenente Dubosc, aveva dimostrato all'improvviso dieci anni di meno. Dubosc aveva udito parte di una conversazione fra lui e lo straniero. "Ci avete salvato, mon cher" aveva detto il generale commosso, con i grandi baffi bianchi che gli tremavano. "Avete salvato l'onore dell'esercito francese, avete evitato molto spargimento di sangue! Come posso ringraziarvi per avere risposto alla mia chiamata? Per essere venuto da tanto lontano?" Al che lo straniero (un certo Monsieur Hercule Poirot) aveva dato una risposta adeguata che includeva la frase: "Non ricordo forse, come una volta mi abbiate salvato la vita?". E il generale gli aveva dato una risposta altrettanto adeguata, respingendo ogni merito per quel servizio resogli in passato. Poi, con ulteriori accenni alla Francia, al Belgio, alla gloria, all'onore e ad altre cose del genere, si erano abbracciati cordialmente e la conversazione aveva avuto termine. Quanto all'argomento di quella conversazione il tenente Dubosc ne eraancora all'oscuro, ma gli era stato assegnato il compito di accompagnare Monsieur Poifrot al Taurus Express e lui lo eseguiva con tutto lo zelo che si confaceva a un giovane ufficiale con una promettente carriera davanti a sé. “Oggi è domenica” - disse il tenente Dubosc. “Domani, lunedì sera, sarete a Istanbul”. Non era la prima volta che faceva quell'osservazione. La conversazioni sul marciapiede prima della partenza di un treno sono spesso ripetitive. “Proprio così” - convenne monsieur Poirot. “E intendete restarci qualche giorno, credo.” - “Mais oui. Istanbul è una città che non ho mai visitato. Sarebbe un peccato attraversarla... comme ça. Fece schioccare le dita. “Non ho alcuna fretta, mi fermerò per qualche giorno da turista. Santa Sofia è molto bella” - disse il tenente Dubosc, che non l'aveva mai vista. Un vento freddo soffiò sul marciapiede. Entrambi rabbrividirono. Il tenente Dubosc riuscì a lanciare uno sguardo all'orologio. Mancavano cinque minuti alle cinque, cinque minuti ancora. Temendo che l'altro avesse notato il suo sguardo, si affrettò a parlare di nuovo. “Ci sono pochi viaggiatori in questa stagione” disse, lanciando uno sguardo ai finestrini del vagone letto sopra di loro. “Proprio così” - convenne Monsieur Poirot. “Auguriamoci che non siate bloccati dalla neve sul Tauro.” – “Succede?” – “E' successo, sì. Non quest'anno, per ora. – “Speriamo bene, allora” - disse Monsieur Poirot. – “Le notizie dall'Europa non sono buone.” – “ Tutt'altro che buone. Nei Balcani c'è molta neve. Anche in Germania, ho sentito.” – “Eh bien” - si affrettò a dire il tenente Dubosc, temendo un'altra pausa nella conversazione. … Solo un lungo marciapiede male illuminato con qualcuno che litigava ad alta voce in arabo. Due uomini sotto il suo finestrino parlavano in francese. Uno era un ufficiale francese, l'altro un ometto con baffi enormi. Accennò un sorriso. Non aveva mai visto nessuno tanto imbacuccato. Fuori doveva fare molto freddo. Perciò riscaldavano tanto il treno. Cercò di abbassare il vetro, ma non scendeva. Il controllore del vagone letto si era avvicinato ai due uomini. Il treno stava per partire, disse. Monsieur avrebbe fatto meglio a salire. L'ometto si tolse il cappello. Aveva la testa a forma di uovo. Malgrado le sue preoccupazioni, Mary Debenham sorrise. Un ometto ridicolo. Il tipo di ometto che non si sarebbe mai potuto prendere sul serio. Il tenente Dubosc pronunciava il suo discorso di congedo. Lo aveva messo a punto in precedenza tenendolo in serbo per l'ultimo minuto. Era un discorso molto bello e forbito. Per non essere da meno, Monsieur Poirot rispose sullo stesso tono. En voiture, monsieur - disse il controllore. Con espressione di infinita riluttanza, Monsieur Poirot salì sul treno. Il controllore salì dietro di lui. Monsieur Poirot salutò con la mano. Il tenente Dubosc si portò la mano alla visiera. Con uno scossone terribile il treno si mosse lentamente - “Enfin!” mormorò Hercule Poirot. – “Brrr” - disse il tenente Dubosc, rendendosi pienamente conto di quanto freddo facesse... – “Voilà, monsieur.” Il controllore mostrava a Poirot con un gesto teatrale la bellezza del suo scompartimento e come fosse stato sistemato il bagaglio. – “La valigetta di monsieur, l'ho messa qui.” Tese la mano in modo eloquente. Hercule Poirot vi mise una banconota ripiegata. – “Merci, monsieur.” Il controllore assunse un atteggiamento pratico e spiccio. – “Ecco i biglietti di monsieur. Volete darmi anche il passaporto, prego. A quanto ho capito, monsieur interrompe il viaggio a Istanbul?” Monsieur Poirot assentì. …

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