La biblioteca teologica del Monastero di Strahov a Praga

La bacheca dei libri, ha come modello questa immensa fonte di conoscenza perché: "La lettura è per la mente ciò che l'esercizio è per il corpo

Novità e successi della NORD Editore

Ecco le novità da non perdere e il successo di "Vita dopo vita" che come sottolinea l'Espresso:«La nostra eroina muore e rinasce innumerevoli volte; e il lettore la segue in un crescendo di suspense che sta la fantascienza e il miglior realismo magico. Un romanzo così non si era mai visto.»

Novità e successi della Dunwich Edizioni

La Porta dei cieli, il thriller archeologico protagonista del Blog Tour ancora in corso; Il successo dell'horror "William Killed The Radio Star" uno sfondo musicale dalla intricata indagine psicologica e le attese novità legate ai concorsi della Dunwich.

I 5 romanzi finalisti del Premio Strega 2014.

Ecco i romanzi candidati a entrare nell'immortale albo d'oro del Premio. Il favorito è "Non dirmi che hai paura" vincitore del Premio Strega Giovani. Alla finale del 3 Luglio ha vinto il prezioso elisir Francesco Piccolo con "Il desiderio di essere come tutti".

Novità editoriali da non perdere

Ecco le fresche letture che hanno attirato la mia attenzione. Da un Amore Alieno a Per sempre insieme,dalla passione di Così come sei al distopico fantasy Mystic city, ma un Eccezione serve sempre quindi non perdetevi l'eccezionale caos di sentimenti scritta dall'islandese Audur...

lunedì 26 agosto 2013

Ogni uomo in fondo al cuore crede di essere un investigatore nato John Buchan

Agenda letteraria

Ciao a tutti cari amici, oggi 26 Agosto la nostra agenda ci ricorda la nascita dello scrittore scozzese, John Buchan. Ha iniziato a scrivere poesie, che gli hanno valso qualche riconoscimento, prima di dedicarsi alla scrittura di romanzi, quando divenne socio di una casa editrice, è nel 1910 ha scritto il primo che ha il titolo: Preston John. La sua opera più famosa è “I trentanove gradini”, un romanzo di spionaggio ambientato al periodo precedente la guerra. Questo libro, è stato pubblicato nel 1915 e proprio da quest’opera il grande Alfred Hitchcock ha tratto un film di grande successo dal titolo “Il club dei trentanove”, che è uscito nel 1935. Nel 1936, su esortazione di Lady Tweedsmuir, ha fondato un premio letterario tuttora esistente, il Governor General's Awards.
Titolo I trentanove scalini
Autore John Buchan
Editore Newton
Prezzo Ebook 0.49 €
Questa storia, oltre a aver ispirato uno dei più famosi film del grande regista Hitchcock, per la grande suspense che trasuda dalle sue pagine, dove un uomo chiamato Richard Hannay, da poco trasferitosi a Londra dal Sudafrica, incontra per caso un americano, Scudder, che gli racconta una grande e terribile macchinazione per far scoppiare una guerra tra Germania e Russia, la cosa si complica quando Scudder viene ucciso e ora Hannay, si trova con in mano il grande fardello di impedire il complotto. Con un racconto incalzante ricco di pericolose avventure il giovane scopre il mistero celato dietro i dei trentanove scalini.
Vi lascio con un passo di questo romanzo:
 … Mio padre mi aveva condotto via dalla Scozia all’età di sei anni e da allora non era più tornato in patria. L’Inghilterra mi appariva perciò come un sogno da Mille e una notte e contavo di stabilirmici appena possibile per il resto dei miei giorni …  Morire? Immagino che debba essere come addormentarsi dopo una grande fatica e svegliarsi in uno di quei bei giorni d’estate nei quali l’odore del fieno entra dalla finestra. Ho spesso ringraziato Dio per qualche mattino di questo, genere, in altri tempi, nel paese dell’erba azzurra, e penso che lo ringrazierò anche risvegliandomi sull’altra sponda del Giordano. …

Poesia - La sua voce / è di puro cristallo. /Vibra nel buio. Chiara Taormina

Poesia

 Eccoci qui miei cari lettori, oggi ritorniamo a parlare di poesia, e vi presento un genere particolare che ha avuto molto successo per l’immediatezza e la semplicità dei suoi versi, annotandosi così tra la poesia popolare. L’Haiku.
L'Haiku, per chi non lo sa, è una particolare poesia di origine giapponese, che si è sviluppata nel periodo Edo che va dal 1603-1868 e si caratterizza per la speciale composizione in tre versi, di 5– 7- 5 sillabe, per un totale di 17. Uno stile, che si limita all’essenziale, infatti non ha titolo e nessun arricchimento poetico e richiama un particolare momento, come uno scatto fotografico, secco e immediato che cattura un movimento della natura o dell’animo, come possiamo vedere in questa immagine che riporta un verso di Matsuo Bashō.
 Questa poesia, è stata usata per cantare come in questi versi, la natura e i sentimenti umani. I principali cantori di questo genere poetico sono Matsuo Bashō, Kobayashi Issa, Yosa Buson e poi Masaoka Shiki.
Tra questi grandi poeti ho scelto di parlarvi di Matsuo Bashō, di cui ho letto le opere poetiche nel libro: Poesie. Haiku e scritti poetici, a cura di Muramatsu Mariko, pubblicato da La vita felice Editore, che presenta anche il testo giapponese a fronte.
Titolo Poesie. Haiku e scritti poetici
Autore Matsuo Bashō
Editore La vita felice
Collana Labirinti
Prezzo 10,00 €
Ma scopriamo chi è Matsuo Bashō?
Pseudonimo di Matsuo Munefusa, ha utilizzato il nome Bashō, ovvero banano, quando un suo allievo gli ha regalato questo alberello. Come avrete capito è un poeta di origine giapponese, che ha vissuto nel cosiddetto Periodo Edo, precisamente tra il 1644 e il 1694, e in questo genere poetico è stato uno dei grandi maestri, ispirato al componimento dai suoi numerosi pellegrinaggi in tutto il Paese come monaco  Zen, attraverso i dettami della sua filosofia religiosa, è riuscito a immedesimarsi meglio con l’ambiente che lo circonda, scrivendo dei versi che hanno un preciso significato. Oltre agli haiku, ha scritto anche vari diari di viaggio.
 Una piccola curiosità la si può ritrovare nel suo nome Bashō, che il nostro poeta ha deciso di usare come appellativo, per simboleggiare l’inutilità delle cose e del poeta, proprio come il frutto del banano, che al di fuori del suo clima non ha prodotto alcun frutto.
Il cavallo mi porta lentamente:
mi vedo, come in un quadro,
in un campo d’estate
 Gli haiku, sono diventati molto popolari nel tempo, tanto che ancora oggi alcuni autori si cimentano in questo stile, come ad esempio l' autrice di questa raccolta di versi, Chiara Taormina, che ha trovato ispirazione da questo stile poetico per dar vita, a una poesia che ritorna alle origini lasciando libero il lettore di spaziare con la mente e il cuore tra le immagini riflesse dalla natura, in un libro dal titolo: “Haiku e poesie. I ricordi dell’anima” e da “Conversazioni. Raccolta di Haiku”, anche in versione ebook a soli € 2,50, disponibile anche on-line e su Amazon.
 Chiara Taormina è nata a Palermo, dove risiede.
Appassionata di arte e cultura orientale si diletta anche nella composizione di haiku.
Ha ottenuto premi e menzioni in diversi concorsi letterari, nazionali ed internazionali; è risultata finalista in vari concorsi letterari. Sue poesie e racconti sono pubblicati in varie antologie e riviste letterarie.

Un’amicizia pericolosa esplora il labile confine che separa verità e menzogna, catturando il lettore in una storia ipnotica dal finale spiazzante. Kirkus Reviews

Caffè letterario
 Buongiorno,
           Cari amici lettori che mi seguite dal virtuale mondo, è giunto il momento di connettersi, perché sta per avere inizio il nostro Caffè letterario, che oggi vi farà incontrare Odalie, una donna che vi coinvolgerà con il suo caschetto nero e il suo fascino da soubrette dei mitici anni venti, a cui appartiene, proprio come la protagonista del nostro libro, che si troverà a dover affrontare “Un’amicizia pericolosa”, quindi ecco per voi uno spumeggiante caffè macchiato per addolcire il vostro risveglio in compagnia di questo libro e della sua autrice Suzanne Rindell, che accompagna il nostro caffè, con “Un romanzo raffinato e coinvolgente, in cui nulla è come sembra”.
Titolo Un’amicizia pericolosa
Autore Suzanne Rindell
Editore NORD
Collana Narrativa Nord
Traduttore Patrizia Spinato
Prezzo 17,60 ebook 12.99 €
Un libro coinvolgente quello della nostra Suzanne, che ci riporta ai mitici anni venti, dove la donna moderna si taglia i capelli in modo sensuale come gli splendidi abiti che scoprono le gambe, rivelando una donna forte e sicura di sé, che fa scomparire il pregiudizio della donna debole e fragile che sviene per un non nulla, e questo il mondo di Odalie, che incarna l’ideale di donna che vorrebbe essere Rose, la protagonista di questo emozionante romanzo venuto fuori dalla mente brillante di Suzanne Rindell, che ci coinvolgerà in un’amicizia pericolosa che insieme a Rose, potrebbe portarci alla rovina.
Ecco Suzanne Rindell, l’angelico viso di colei che ci trascinerà con una scorrevole e coinvolgente scrittura in una avventura senza pari, vissuta nello splendido scenario degli anni venti, dove Rose sta per essere coinvolta in qualcosa di più pericoloso della voglia di libertà e determinazione che mostra l’ideale della donna moderna che veste le strepitose creazioni di Coco Chanel.
 Questa aggraziata scrittrice che ha un dottorato in Letteratura moderna americana alla Rice University, mostra le sue qualità in questo  suo primo manoscritto che come potrete vedere già dalle prime pagine saprà coinvolgere il lettore in una storia ricca di colpi di scena che vengono esaltati dal suggestivo scenario che ci fa rivivere le feste, i colori  di quel periodo che hanno fatto da scenario a Charlie Chaplin, Coco Chanel che come Il grande Gatsby, è ambientato nella mitica New York, che a quel tempo a fatto trepidare il mondo con il mitico scenario di Broadway.
 Ora è giunto il momento di lasciar perdere i convenevoli e profondare gli occhi su questo assaggio da gustare con il nostro caffè.
 Dicevano che la macchina da scrivere avrebbe annullato le donne. Basta dare un’occhiata all’aggeggio in questione per capire come fossero arrivati a una simile conclusione (mi riferisco ai sedicenti custodi della virtù e della moralità femminile, per intenderci). Una comuna macchina per scriver, che sia una Underwood, una Royal, una Remington o una Corona, è un oggetto rigido, austero, che va dritto al punto con la sua forma squadrata, infinitamente lontano dalle sinuose frivolezze e dalla volubilità così tipicamente femminili. Senza contare la violenza dei suoi martelletti, la forza spietata con cui infieriscono sulla carta. Spietata. No, di sicuro la pietà non è una caratteristica della macchina per scrivere. Del resto, non posso nemmeno dire di essere un’esperta in materia di pietà, visto che il mio lavoro riguarda più che altro l’estremo opposto. Mi riferisco alle confessioni. No, non mi occupo di mettere sotto torchio i criminali. Quello è compito del sergente. O del tenente. Non certo il mio. Il mio è un lavoro silenzioso. Almeno lo è se si esclude la raffica di colpi prodotti dalla macchina da scrivere che ho davanti, quando trascrivo il contenuto dei rotoli in stenotipia. Un frastuono di cui, in ogni caso, non sono minimamente responsabile, visto che sono solo una donna, cosa di cui il sergente sembra rendersi conto giusto nel momento in cui usciamo dalla stanza degli interrogatori, quando mi sfiora una spalla e dice, con tono grave e solenne: “Rose, mi dispiace davvero che una signora come lei sia costretta a sentire certe cose”, riferendosi ai dettagli dello stupro, del furto o di quale che sia il delitto appena confessato. E il catalogo dei crimini di cui sentiamo il resoconto, qui nei nostri uffici del Lower East Side di Manhattan, non fa certo venir voglia di approfondire l’argomento. Quando il sergente di “signora”, si sta dimostrando oltremodo cortese. In questo 1924 che ormai volge al termine, la definizione della sottoscritta oscilla infatti tra “signora” e “donna”. La differenza, com’è ovvio, la fanno in parte il livello d’istruzione – cosa di cui posso modestamente vantarmi, avendo frequentato l’Astoria Stenographers College for Ladies -, in parte le origini e il denaro, requisiti che, in quanto orfana e con paga di quindici dollari a settimana, non posso certo sfoggiare. Senza dimenticare, certo, la questione del lavoro in senso stretto. Si dà per assodato che  una signora possa avere degli “impegni”, ma assolutamente non un “lavoro” e, dal momento che preferisco avere un tetto sulla testa e un piatto caldo ogni giorno, piuttosto che rinunciarci, sono costretta a tenermi stretto il secondo. Ed è proprio questo che intendevano, quando dicevano che la macchina per scrivere ci avrebbe annullato come donne; nel senso che ci avrebbe trascinato fuori dalle nostre case, catapultandoci non in una fabbrica di abbigliamento o in una lavanderia, ma in un commissariato o in un’azienda contabile, territori che un tempo erano battuti in esclusiva dal popolo maschile. A sentir loro, ci saremmo slacciate il grembiule per infilarci dentro camicie inamidate e scialbe gonne blu, che di sicuro ci avrebbero rese sterili; il fatto poi di ritrovarci perennemente circondate da tutti quegli aggeggi tecnologici – macchine per stenotipia, ciclostili, calcolatrici, tubi per la posta pneumatica – ci avrebbe fatto inevitabilmente  irrigidire, mentre il nostro tenero cuore femminile si sarebbe indurito, bramoso d’imitare quel mare di ferro, ottone e acciaio. … il mio lavoro… sia una delle mansioni più civilizzate offerte al giorno d’oggi. Un lavoro che peraltro non fa insorgere complicazioni di sorta, dal momento che una brava dattilografa sa stare  al proprio posto ed è più che felice, essendo una donna, di ricevere un salario adeguato. In ogni caso, se fosse davvero un’attività idonea agli uomini, ci sarebbero molti più dattilografi maschi e, inutile a dirsi, non se ne vedono affatto. … il tenente e il sergente sono molto diversi tra loro, ma sembravano aver siglato da tempo immemore una qualche specie di scomodo accordo. Ho sempre avuto la netta sensazione che sia meglio evitare prendere le parti dell’uno o dell’altro, per non compromettere il precario equilibrio indispensabile alla loro collaborazione, ma in tutta sincerità devo confessare che mi sento più a mio agio col sergente. … Una delle ragioni per cui preferisco lavorare con il sergente è che il tenete segue quasi sempre casi di omicidio, di conseguenza, la maggior parte delle volte in cui lo accompagno nella stanza degli interrogatori è per verbalizzare alla macchina da stenotipia la confessione di un sospetto assassino. … Tutto procedeva con la solita armonia, fino all’arrivo dell’altra dattilografa. Intuii che qualcosa stava per succedere nell’attimo esatto in cui varcò la soglia, il giorno del colloquio. Entrò a passi lenti, con estrema calma, ma io capii subito di avere davanti l’occhio del ciclone. Quella donna era il cupo epicentro di un evento che ancora ci era oscuro, il rovinoso luogo in cui caldo e freddo si fondono. In quell’istante capii che tutto, attorno a lei, sarebbe cambiato. Temo però che riferirmi a lei come "all'altra dattilografa", sia fuorviante, dal momento che ce n’erano sempre state "altre". …
 Adesso non ci resta che scoprire cosa ha Odalie di così diverso dalle altre e quale ciclone potrà mai portare questa dattilografa e soprattutto cosa succederà a Rose? Scopriamolo leggendo questo  emozionante romanzo edito dalla NORD Editore.