La biblioteca teologica del Monastero di Strahov a Praga

La bacheca dei libri, ha come modello questa immensa fonte di conoscenza perché: "La lettura è per la mente ciò che l'esercizio è per il corpo

Novità e successi della NORD Editore

Ecco le novità da non perdere e il successo di "Vita dopo vita" che come sottolinea l'Espresso:«La nostra eroina muore e rinasce innumerevoli volte; e il lettore la segue in un crescendo di suspense che sta la fantascienza e il miglior realismo magico. Un romanzo così non si era mai visto.»

Novità e successi della Dunwich Edizioni

La Porta dei cieli, il thriller archeologico protagonista del Blog Tour ancora in corso; Il successo dell'horror "William Killed The Radio Star" uno sfondo musicale dalla intricata indagine psicologica e le attese novità legate ai concorsi della Dunwich.

I 5 romanzi finalisti del Premio Strega 2014.

Ecco i romanzi candidati a entrare nell'immortale albo d'oro del Premio. Il favorito è "Non dirmi che hai paura" vincitore del Premio Strega Giovani. Alla finale del 3 Luglio ha vinto il prezioso elisir Francesco Piccolo con "Il desiderio di essere come tutti".

Novità editoriali da non perdere

Ecco le fresche letture che hanno attirato la mia attenzione. Da un Amore Alieno a Per sempre insieme,dalla passione di Così come sei al distopico fantasy Mystic city, ma un Eccezione serve sempre quindi non perdetevi l'eccezionale caos di sentimenti scritta dall'islandese Audur...

lunedì 16 giugno 2014

Ecco una incredibile avventura. Alla scoperta di... ROMA SOTTERRANEA. Un mistero celato per secoli sotto la nostra capitale e tra le pagine di un libro

Benvenuti tra le mie Pagine...

Bene miei carissimi lettori, a partire da oggi 16 Giugno, fino al 20la bacheca dei libri ha l’immenso piacere di ospitare la tappa n° 5 dell’intrigante Blog Tour, che vede come protagonista LA PORTA DEI CIELI, l’affascinante romanzo scritto da una giovane penna, davvero geniale, Stefano Dipino.
 
Una lettura davvero intrigante, questa che ho da poco concluso ( Presto avrete la mia recensione),  grazie a questo viaggio e alla stimata Casa Editrice Dunwich Edizioni,
(cliccate mi piace su fb https://www.facebook.com/DunwichEdizioni?fref=ts) che ha gentilmente offerto, non solo a noi che ospitiamo queste intriganti tappe, ma anche al fortunato vincitore del Giveaway legato a questo Blog Tour, promosso da EMOTIONI IN FONT.

Scoprendo questo incredibile romanzo e la sua coinvolgente trama, sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo inusuale scenario che fa da sfondo alle sue vicende e grazie a Silver Lu del blog
che come sapete ha intervistato l’autore nella 2° tappa, ho ricevuto la risposta del nostro Stefano Dipino, alla domanda che tanto mi incuriosiva e che ora condivido insieme a voi:
  • Un romanzo che dietro al giallo di misteriose scomparse, rivela un intrigo in stile Dan Brown, con tanto di misteri archeologici e pericolose società segrete. Dan Brown per i suoi romanzi ha scelto come ambientazione Firenze, il Louvre con Parigi e Roma, ma tu, come mai e perché hai pensato all’affascinante Roma  sotterranea? Cosa ti affascina di più di questa misteriosa e importante parte archeologica e storica della nostra eterna Capitale?

Stefano Dipino: Come hai detto, Roma è eterna. Quest'anno ha celebrato il suo 2767° Natale e ogni giorno, passeggiando per le strade di quella che è diventata a tutti gli effetti la mia città, non posso non meravigliarmi della sua stratificazione. È qualcosa di eccezionale e uno dei risvolti di questa unicità sta proprio nel fatto che sotto il suo manto stradale – pur dissestato e disastrato – giace una vera e propria città ancora tutta da scoprire. È un mistero, questo, ignorato dalla gran parte dei romani e degli italiani. Un mistero, però, che io non ho potuto ignorare. Significherebbe ignorare culti sconosciuti, pezzi di storia che mancano dalla nostra memoria e cultura, elementi del nostro passato. Con 'La porta dei cieli' ho dato una versione di come è possibile che sotto i piedi dei romani giacciano, spesso quasi intatte, strutture più antiche di gran parte delle culture occidentali.

Immagino che ormai siete praticamente coinvolti da questo intrigante viaggio, ma non potete certo rilassarvi adesso, perché sto per trascinarvi in una misteriosa e incredibile avventura in stile Lara Croft o Indiana Jones. Siete pronti?
Bene preparatevi a entrare nel misterioso mondo di ROMA SOTTERRANEA.
WOW! Elettrizzante, vero?
Come avrete capito dalla trama e dalle altre tappe, questo romanzo, segue l’intrigante stile lasciato dal grandioso scrittore Dan Brown che tra intrighi e misteri archeologici, ci trascina in un viaggio ricco di suspense che vede come scenario “la meraviglia delle meraviglie”, le varie facce della stessa città, ROMA, la città ETERNA, che nasconde nel sottosuolo,  importanti e affascinanti segreti archeologi e storici e artistici, che si sono formati, come gli strati di una torta, in vari livelli sotterranei, dove sono rimasti intatti e vividi con grande stupore di archeologi e degli stessi ignari cittadini che vivono al di sopra, della stupefacente Capitale, che per secoli è stata considerata CAPUT MUNDI. 
Tale,  sotto ogni punto di vista e come nell’antichità ancora oggi può essere considerata così, non solo per  l’efficiente rete stradale, che creata dagli antichi romani, viene usata tutt’ oggi, collegando quelle città che sono state toccate dalla grandiosità di Roma, che continua a vivere e stupire i popoli di tutto il mondo che si riversano nella nostra Capitale rendendola meravigliosamente multietnica e sempre al centro del mondo antico e moderno.
Ma adesso, allacciamoci le scarpe e seguitemi in quei misteriosi luoghi sotterranei che hanno fatto da sfondo a questa intrigante storia nata dalla fervida fantasia di Stefano Dipino e dal suo amore per la nostra magica e stupenda ROMA.
Premetto che parlarvi in questo post di tutti i ritrovamenti sotterranei, è troppo dispersivo, quindi mi limiterò a citare e soffermarmi, solo sui luoghi che sono stati trattati in questo romanzo.
Iniziamo il nostro viaggio, con una piccola domanda. Come è stata scoperta la Roma Sotterranea?
La cosiddetta Roma Sotterranea è stata scoperta man mano che si intraprendevano lavori di scavo nella città, ma le scoperte degli strati più profondi si devono ai recenti lavori della rete metropolitana. A poco a poco gli speleologi e gli archeologi hanno iniziato a studiarla, ritrovandola nelle varie fonti, monetarie e letterarie, cercando di carpire il mistero sepolto tra quei resti di una vera e propria città sotterranea, con tanto di strade lastricate, edifici e monumenti ancora perfettamente conservati, che donano maggiore fascino e suggestione alla nostra (e proprio il caso di dirlo) città ETERNA, che è sopravvissuta ancora e ancora, sotto ben 7 strati o livelli. Così tra rifugi antiaereo, catacombe, cave, grotte sotterranee, pozzi e città dimenticate che sono state sommerse letteralmente, proprio come Pompei, per costruirci sopra, sono ritornate alla luce importanti pagine della nostra storia.
I luoghi che intrigano la trama di questo romanzo, si sviluppano principalmente attorno al monte Esquilino, quindi Piazza Vittorio Emanuele II, dove si trova la protagonista di questo romanzola monumentale Porta Alchemica anche detta: La Porta dei Cieli. 
 Ma cosa si trova sotto l’Esquilino?
Un ritrovamento molto famoso è sicuramente  l’Auditorium di Mecenate
 L’Auditorium, inizialmente era un Ninfeo e questo lo si può notare non solo dalle pitture affrescate nelle nicchie, che raffigurano un giardino, ma anche dalle tubature che poi sono state otturate.L’Auditorium, faceva parte degli Horti Maecenatis, i giardini  di Gaio Cilnio Mecenate, il potente consigliere ed amico dell’imperatore Augusto. Questo è stato scoperto nel 1874 dall’archeologo Rodolfo Lanciani
L'Auditorium è formato da una grande aula rettangolare seminterrata (24,10 x 10,60 m), con abside su uno dei lati minori, che risale alla creazione della villa, datata verso il 30 a.C, tra la fine della Repubblica e l'inizio dell'Impero. La parte anteriore della sala è più ampia della posteriore per poter ricavare sei nicchie per lato, più altre cinque che si trovano sull'abside, al di sopra dell'alta gradinata di sette gradini circolari, originariamente coperti di marmo cipollino, per formare questa piccola cavea teatrale, da cui si entra attraverso la gradinata posta in discesa. Dai resti, si nota che dal gradino più alto della cavea uscivano i flussi di alcuni tubi (poi otturati), che riversavano abbondante acqua nella sala: da questo
particolare si è identificato l'edificio come un ninfeo, con i gradini forse decorati da vasi di fiori attorno ai quali scorreva scenograficamente dell'acqua. L'insieme era poi abbellito da pitture di giardino nelle nicchie, che dava l'idea di un magnifico parco sotterraneo. L'ambiente era collegato a un sistema di stanze e corridoi, sui quali emergeva in parte il ninfeo. Si è scoperto, che sotto al pavimento originariamente in marmo c’era un mosaico pavimentale formato da tessere bianche finissime dipinte a fasce rosse con la tecnica a encausto. Il muro di mattoni appoggiato alla parte bassa della cavea, invece, si pensa sia stato realizzato successivamente.
La nostra esplorazione continua con uno degli esempi più belli ed affascinanti di ciò che possiamo trovare al di sotto delle chiese di Roma ovvero, il Titolo Equizio, sito, nei sotterranei della Basilica dei SS. Silvestro e Martino ai Monti al Colle Oppio.
La chiesa si trova nella zona che al tempo della Roma Serviana era stata chiamata Esquilina, ossia la Terza Regio, dedicata agli dei egizi Iside e Serapide, se consideriamo la divisione dei quartieri fatta all'epoca di Augusto. Quest'area fu interessata dalla costruzione della Domus Aurea di Nerone, nonché dalle strutture imponenti delle Terme di Tito e di Traiano, di cui alcuni resti, come le Sette Sale, sono tuttora visibili. Sappiamo della presenza di un piccolo specchio d'acqua, il lago di Orfeo, che doveva trovarsi all'inizio del 'Clivo Suburrano, che corrisponde all'odierna Via dei Selci, che insieme al 'Vicus Sabuci' (Viale del Monte Oppio) costeggia le mura della Basilica.
Entrando nella chiesa, le cui bellissime decorazioni risalgono alla metà del 1600, si percorre la navata centrale fino alla scalea, che scende nella cripta al di sotto dell'altare. Da quest'ambiente, attraverso una porticina sulla sinistra si scende un'ulteriore scala e ci si trova finalmente all'interno del 'Titolo Equizio.
Si tratta di un grande ambiente rettangolare in laterizio, suddiviso in tre navate da sei pilastri.  L'edificio, databile intorno al III sec., faceva parte delle vicine terme e fu  probabilmente adibito in seguito a scopi commerciali: un mercato coperto, o più probabilmente un magazzino. Alla fine del III sec. inizi del IV iniziò ad essere utilizzato per il culto cristiano.
Fu Papa Silvestro a fondare il Titolo Equizio, sistemando il locale secondo le esigenze del rito cristiano e per le riunioni della comunità di questa zona della città. Un' accesa controversia è sorta tra gli archeologi e gli storici per comprendere il perché della scelta e dell'utilizzo di questi locali ed in questa zona. Alcuni storici credono che l'edificio venne utilizzato proprio perché si trovava al centro di un quartiere in cui fiorivano ancora culti orientali pagani, quali il mitraismo ed il culto di Iside e Serapide, contro cui i Cristiani si battevano e che potevano essere contrastati proprio dalla presenza del Titolo. Sappiamo che in queste sale si tenne il Sinodo del 499 e quello del 595, che aprono un'altra questione piuttosto dibattuta in merito al nome dato al Titolo. Infatti, mentre nel primo Sinodo il nome del Titolo era Equizio, nel secondo diventerà S. Silvestro, creando il dubbio che si potesse trattare di due differenti Titoli. In realtà, nell'arco di tempo trascorso tra un Sinodo e l'altro si nota una cristianizzazione dei nomi dei luoghi di culto e, dunque, si tratta, senza dubbio, dello stesso Titolo Equizio.
La scala che conduce al livello più basso della basilica Simmaco amplierà il Titolo nel VI sec., includendo nell'edificio un'interessante e curiosa cavea del III secolo, scoperta fortuitamente nei lavori di restauro del 1930 e la cui utilizzazione rimane ancora un mistero. Ulteriori lavori furono eseguiti ad opera di Papa Sergio II (IX Sec.), che ordinò la costruzione della Basilica soprastante e contemporaneamente restaurò, abbellendolo, il Titolo. 
I pilastri, che dividono l'ambiente, vennero rinforzati ed ampliati in seguito al restauro e all'ingrandimento dell'edificio al di sopra del Titolo, avvenuto nel XIII secolo. Nel 1637 il Priore Antonio Filippini adattò uno dei locali del titolo a cappella in onore di S.Silvestro, di cui sono rimasti alcuni frammenti di pittura sulle volte del soffitto, con scene di Santi con la Madonna e Gesù, nelle tipiche movenze e nei vestiti sgargianti tipici dell'arte Bizantina. Alcune zone del pavimento, però, hanno restituito frammenti di mosaico a tessere bianche e nere, che insieme a motivi ornamentali affrescati su alcune delle volte, sembrano risalire agli inizi del III secolo, quando l'edificio era ancora adibito ad usi commerciali. I resti, molto rovinati di un mosaico parietale, che raffigura Simmaco ai piedi di S. Silvestro, sono tutt'ora conservati al di sopra di un'altare realizzato durante i lavori di restauro del XVII secolo,  con degli angioletti, che alterano lo stile austero della sala.
 Adesso ci spostiamo nei...  Sotterranei del Complesso Monumentale del Vittoriano, 
dove proseguono le vicende dei nostri protagonisti, il professore Alessandro Altieri, il vecchio antiquario Vann, e Roberto Guerrini, lo studente suo assistente, nonché allievo del docente, a cui è legato a causa delle scomparse della sua fidanzata, la giornalista Sveva e del padre di Alessandro, il facoltoso collezionista Paolo Altieri. Chissà, cosa avranno mai in comune queste due sparizioni?
Come sappiamo, L’Altare della Patria, è stato costruito fra il 1885 e il 1911 e oltre a essere uno dei monumenti più importanti, nasconde, una realtà sotterranea di cui ben pochi sono a conoscenza: una cava di tufo, riutilizzata come rifugio antiaereo, e una serie di strutture idrauliche arcaiche.
All’interno delle cave sono visibili enormi sostruzioni in laterizio, frutto di un’opera di consolidamento e ricostruzione del colle necessaria per la realizzazione del Vittoriano.
 Un numero notevole di corridoi, aule, gallerie vennero così a formarsi sotto il secondo gradone del monumento, e oggi vengono utilizzate come aree espositive o musei.
 Quest’opera di rinforzo ha modificato l’assetto originale delle cave, e non è possibile stabilire quanti e quali fossero gli accessi originali o i punti di asporto del materiale da costruzione, oppure quando siano state realizzate.

 Alcuni pozzi, appartenenti a tali complessi idraulici, sono occlusi con materiale di riempimento antico databile verosimilmente intorno al II sec. d.C. Ciò permette di stabilire, con una discreta tolleranza, che lo sfruttamento e la realizzazione di tale cava, almeno nella sua massima estensione, non si ebbe prima del II sec. d.C.
 In occasione dell’ultimo conflitto mondiale le cave furono trasformate in un organizzato rifugio antiaereo. Il monumento e la  roccia sovrastante rendevano il rifugio sufficientemente sicuro anche agli attacchi di bombe pesanti. La posizione, in piena zona archeologica, era inoltre particolarmente privilegiata. L’allestimento del rifugio comprendeva un posto di pronto soccorso, fornitura di acqua potabile, uscite di sicurezza, delle panche solidali con le pareti e servizi igienici.
Le strutture idrauliche, sono due: la prima, è una cisterna cunicolare, per la raccolta e conserva soprattutto di acqua piovana: la stessa era convogliata tramite apposite canalette in tufo; il prelievo avveniva tramite pozzi. La sua collocazione, è servita all’alimentazione del Campidoglio e la sua realizzazione viene datata precedentemente al 126 a.C., ovvero quando è stata portata a Roma l’acqua Tepula, che grazie alla sua elevazione, ha alimentato anche il primo colle della città.
 Il secondo è un condotto Sotterraneo del Vittoriano presente a circa 15 metri di profondità, sotto gli ambienti di cava che collega la zona del Campidoglio, tagliando trasversalmente tutto il monumento, al lato nord di Piazza Venezia. È probabilmente un condotto molto antico per il trasporto dell’acqua, con una pendenza dell’1%.
 Nel tratto percorribile - circa 120 metri - sono visibili un pozzo d’ispezione rettangolare, due discenderie anch’esse relative al periodo di realizzazione del condotto e il punto di incontro delle due squadre di escavatori, con l’errore e la successiva correzione di direzione, effettuata per congiungere i due tratti del condotto. Esso appartiene, con tutta probabilità, ad un noto e ben più vasto complesso idraulico presente sotto il colle del Campidoglio.
 Il condotto, come tutti gli altri presenti nei sotterranei del monumento, fu tamponato per evitare accessi indesiderati dall’esterno. 
Attenendoci agli scenari del romanzo, non bisogna trascurare un altro importante complesso monumentale sito sempre nella nostra Piazza Vittorio Emanuele II, ovvero il magnifico 

Ninfeo di Alessandro o meglio noto, sin dal Medioevo come i Trofei di Mario, per via delle due sculture di trofei.
 
Il Ninfeo si trovava in origine alla confluenza della via Tiburtina o della via Collatina con la via Labicana. Questa posizione ha condizionato la sua planimetria, infatti ecco come si spiega la particolare forma trapezoidale.

Questo complesso monumentale, è un vero “castello d’acqua”, che era collegato all’acquedotto Claudio o all'Anio Novus, per via delle sue diramazioni che provengono dalla Porta Tiburtina. La sua dettagliata raffigurazione, è stata possibile grazie alle monete che consentono di integrare l'aspetto originario del monumento, decorato con diverse statue. Al piano superiore si trovava una nicchia centrale con due statue mentre due archi laterali ospitavano i due trofei militari; il tutto era coronato da un attico sormontato da una quadriga centrale e da due statue laterali, secondo un modello ben attestato negli archi trionfali romani. Inoltre, ai piedi della nicchia posta al piano inferiore si trovava una grande statua del dio Oceano. L’archeologo Rodolfo Lanciani, oltre a scoprire l'Auditorium Mecenate, ha lavorato anche al restauro del Ninfeo.
Allora come vi è sembrato questo avventuroso viaggio?
Immagino che meriti una visitina, quindi se non avete ancora percorso queste misteriose rotte, provvedete, perché vi sono degli interessanti itinerari di vitata per i curiosi e affascinati visitatori della città eterna.
 Prima di lasciarvi ecco a voi un piccolo passo tratto dal romanzo, che ho scelto in omaggio al tema di questa tappa e giusto per stuzzicare la vostra curiosità.
... La galleria proseguiva a perdita d’occhio, dritta come una spada, ma sprofondava nel buio dopo pochi metri. Alessandro e Roberto afferrarono due torce e si inoltrarono con Morelli nell’oscurità. Dopo qualche centinaio di metri, il passaggio cambiò. Quel corridoio puramente scavato nella roccia si interrompeva, lasciando spazio a una strada lastricata di sampietrini. Le volte restavano brulle ma quella pavimentazione, oltre a sbigottire il trio, non lasciava presagire nulla di buono.
«Si tratta di una sezione di città che una volta era in superficie», ipotizzò Vann. ... A sinistra, il tunnel si stringeva in un arco di pietra largo due metri e alto altrettanto. Nel punto più alto la pietra ospitava due parole scolpite nei secoli con caratteri romani:  TITVLVS EQVITII Le nicchie continuavano a punteggiare i muri oltre l’arcata, ma già da un po’ le statue erano pressoché svanite. «Il Titolo di Equizio, Vann.» Morelli annuì. «Stai pensando anche tu quello che penso io?» ...
Cosa sta pensando Vann? Cosa succederà nei sotterranei del Vittoriano e in Piazza Vittorio? Qual è il mistero che si cela dietro la misteriosa PORTA DEI CIELI? 
Tanti intriganti e coinvolgenti enigmi che potrete svelare seguendo questo Blog Tour, inoltre partecipando, avete la possibilità di vincere questa travolgente lettura.
Allora cosa aspettate? Basta davvero poco. Cliccate sul banner per scoprire le semplici regole da seguire.