martedì 11 marzo 2014

“Happiness is a cup of coffee and a really good book”

Buongiorno e...
            Benvenuti tra le mie pagine...
Caffè Letterario
   La settimana è già cominciata, ma il caffè la mattina è sacro, e come sappiamo bene, la felicità è... bere un coffee accompagnato dalla lettura di un bel libro, allora niente sembra più azzeccato di questo romanzo della scrittrice francese  Agnes Martin-Lugand,  “La gente felice legge e beve caffè, edito dalla Sperling & Kupfer.
Se ci si ferma al titolo, ci si immagina subito una storia felice e ricca di sorprese e se ci accostiamo a questo romanzo con questa idea, rischiamo una profonda delusione, perché in realtà questa è una storia profonda, che non ha nulla gioioso, ma come in una  delle scene iniziali del  "Film Blu" del regista polacco Krzysztof
 Kieślowski, dove in una idilliaca intro, ricca di risate felici e corsa mattutina fuori casa, una donna, si ritrova immersa in un profondo dolore, nato dalla perdita delle persone che più ama al mondo, che ha visto uscire e mai più rientrare, suo marito Colin e la sua bambina di cinque anni Clara. Una scomparsa prematura, che sconvolge la nostra protagonista, tanto da farla vivere in una specie di limbo per un anno intero, durante il quale vegeta nel ricordo forzato, fino a quando non prende l’atlante e cerca il Paese che suo marito desiderava visitare, l’Irlanda. Fatto questo,  punta il dito su una località a caso e decise che quella sarà la sua prossima meta. Il luogo che il fato ha deciso per lei è Mulranny, una località sperduta lungo la riva del mare, dove regnano una natura incontaminata e un tempo che ti fa scappare a gambe levate, però è qui che Diane si ritrova come vicino di cottage, Edward, un bel tenebroso, dal carattere burbero e a dir poco insopportabile. Ma questa forzata vicinanza, sarà quella che aiuterà a cicatrizzare la profonda ferita nel cuore della nostra protagonista, facendole considerare l’idea, che in fondo la vita continua e nonostante tutto si può ancora essere felici. E nonostante la mitica frase che fa da titolo a questa storia e al caffè letterario che la nostra Diane gestisce insieme al fedele amico Félix, questo romanzo non è una storia felice, ma il percorso di una donna, verso la felicità. Vi chiederete: “Perché leggerlo se poi dobbiamo deprimerci?” Beh! io direi che esistono molte ragioni, non solo perché si legge in un fiato, ma perché è una storia che aiuta a curare il dolore, dato che ci fa comprendere come dopo la tempesta torna il sereno, in fondo la vita continua e finché c’è vita c’è speranza e l’amore ritorna sempre come la felicità che si prova leggendo e bevendo caffè.
Non dobbiamo stupirci se leggendo questo romanzo abbiamo la sensazione di essere catapultati dentro la psicologia della nostra protagonista, perché l’autrice di questa emozionante storia Agnès Martin-Lugand,  è niente poco di meno che una psicologa, che ha scoperto la sua vocazione letteraria e ha deciso che la penna è il suo mestiere, ma di certo non dimentica la fonte delle sue conoscenze, che si adattano meravigliosamente allo sviluppo dei personaggi, che dimostrano di avere un io molto profondo e ben strutturato.
Quindi, una lettura sicuramente adatta al nostro CAFFÈ LETTERARIO.  Visto che “Happiness is a cup of coffee and a really good book”, vi lascio con questa emozionante degustazione.
“Mamma, dai ti prego!”
“Clara, ho detto di no.”
“Colin, non scherzare. Se Clara viene con te, voi due ve ne andrete chissà dove, e partiremo per le vacanze fra tre giorni.”
“Vieni anche tu, così ci tieni d’occhio!”
“Neanche per sogno, hai visto quante cose ho da fare?”
“Ecco perché Clara dve fare un giro come ne, per farti stare tranquilla.”
“Per favore, mamma!”
“E va bene. Adesso fuori! Non voglio più vedervi.”
Erano usciti schiamazzando per le scale. E poi mi hanno raccontato che stavano ancora facendo i buffoni, in macchina, quando il camion li ha centrati. Mi sono detta che sonno morti ridendo. Mi sono detta che avrei voluto essere con loro. E per un anno intero mi sono ripetuta tutti i giorni che avrei preferito morire con loro. Ma il mio cuore continuava a battere con ostinazione. E mi teneva in vita. per mia disgrazia.
Sdraiata sul divano, stavo fisando le volute di fumo della mia sigaretta, quando la porta d’ingresso si aprì. Félix ormai piombava da me quando gli pareva, o quasi. Veniva tutti i giorni. Pessima idea lasciargli il doppione delle chiavi! Mi fece spaventare, e la cenere finì sul pigiama. La soffiai via e scivolò a terra. Per non vederlo mettersi a riordinare, come al solito, me ne andai dritta in cucina a rifare il pieno di caffeina. Quando tornai, non era cambiato niente. I posacenere erano ancora stracolmi, le tazze vuote, le confezioni del take-away e le bottiglie ancora sparse sul tavolino. Félix era seduto, con le gambe accavallate, e mi fissava. La sua aria così seria mi sconcertò per una frazione di secondo, ma quello che mi sorprese fu il suo abbigliamento. Perché era in giacca e cravatta? Che ne era dei suoi immancabili jeans strappati e delle sue T-shirt attillate?  - “Dove vai così elegante? A un matrimonio o a un funerale?” - “Che ore sono?”  - “La tua non è una risposta, e io me ne fregio dell’ora. Ti sei messo in tiro per rimorchiare un golden-boy?”  - “Magari. Sono le due. E tu devi andare a lavarti e vestirti. Non puoi venire conciata così.”  - “Venire dove?”  -“Datti una mossa. I tuoi genitori e quelli di Colin ci aspettano. Dobbiamo essere lì tra un’ora.” Il mio corpo fiu scosso da un brivido, le mani iniziarono a tremare, la rabbia mi montò dentro.  - “Al cimitero non ci metto piede. Chiaro?”  - “Fallo per loro”, mi disse con dolcezza.  – “È importante che tu ci sia. Oggi devi, è l’anniversario, tutti ti saranno vicini.”  - “ Io non voglio la vicinanza di nessuno. mi rifiuto di partecipare a una cerimonia tanto insulsa. Credi che abbia voglia di celebrare la loro morte?”  La voce mi spezzò dentro, e le prime lacrime della giornata cominciarono a scendere. La vista mi si annebbiò e scorsi Félix alzarsi e venire verso di me. Mi abbracciò e m strinse al petto.  – “Diane, devi andarci. Pensa a loro, ti prego.” Lo respinsi bruscamente.  – “Ti ho detto di no, non mi hai sentito? Vattene!” urlai, notando che cercava di avvicinarsi di nuovo. Andai di corsa in camera mia. Nonostante mi tremassero le mani, riuscii a chiudermi dentro a doppia mandata. Mi accasciai la schiena contro lo stipite, le gambe piegate contro il petto. Il silenzio che aveva invaso l’appartamento fu rotto dal sospiro di Félix. –Ripasso stasera.”  - “Non voglio più vederti.” – “Fa’ almeno lo sforzo di lavarti, sennò ti ficcherò io sotto la doccia.” I suoi passi si allontanarono, e la porta sbattuta mi fece capire che se n’era finalmente andato. Rimasi con la testa tra le ginocchia, per alcuni lunghi minuti, prima di trovare la forza di sollevare lo sguardo. Gattonai fino al letto, faticosamente. Salii sopra e mi avvolsi nelle coperte. Il mio naso, come accadeva ogni volta che mi rifugiavo lì, cercava il profumo di Colin. Alla lunga era sparito, eppure non avevo cambiato le lenzuola. Volevo sentirlo di nuovo. Volevo cancellare l’odore dell’ospedale, della morte che gli aveva impregnato la pelle l’ultima volta che avevo avvicinato il viso al suo collo. Volevo dormire, il sonno concilia l’oblio. Un anno prima, quando era arrivata al pronto soccorso accompagnata da Félix, mi avevano detto che era troppo tardi, che mia figlia era morta in ambulanza. I medici mi avevano lasciato giusto il tempo di vomitare prima di comunicarmi che per Colin era questione di minuti, o al massimo di un paio d’ore. Se volevo salutarlo per l’ultima volta, dovevo farlo subito. Avrei voluto urlare, gridare a tutti loro che erano dei gran bugiardi, ma non ci riuscivo. Ero sprofondata in un incubo, e speravo in tutti i modi di risvegliarmi. Un’infermiera ci aveva guidati verso la stanza dove c’era mio marito. Ogni parola, ogni gesto che si sarebbe svolto lì dentro mi restò impresso nella memoria. Lui era lì, disteso su un letto, collegato a un mucchio di macchine rumorose, lampeggianti. ...  Aveva sollevato una mano per posarmela sulla guancia.  - “Su amore”, mi aveva consolato. - “Cerca di calmarti, hai sentito Félix: Clara ha bisogno di te.” Non avevo trovato il modo di sfuggire ai suoi occhi colmi di speranza sulle sorti di nostra figlia.  – “E tu?” ero riuscita ad articolare.  – “È lei che conta”, mi aveva risposto, asciugandomi una lacrima. I miei singhiozzi erano diventati più forti mentre appoggiavo il viso sul palmo ancora caldo. Lui c’era ancora, e io a quell’ “ancora” mi aggrappavo. – “Colin, non voglio perderti”, avevo mormorato. “Non sei sola, hai Clara, e Félix si prenderà cura di voi.” Avevo scosso la testa, senza osare guardarlo. – “Amore mio, andrà tutto bene, devi essere coraggiosa, per nostra figlia...” La sua voce si era spenta di colpo, io avevo alzato gli occhi in pred al panico. Sembrava sfinito. Aveva esaurito le sue ultime energie per me, come sempre. Mi ero chinata su di lui per abbracciarlo, Colin aveva ricambiato con quel poco di vita che gli restava. Poi mi ero sdraiata accanto a lui, l’avevo aiutato ad appoggiare la testa su di me. Finché era tra le mie braccia non poteva lasciarmi. Mi aveva sussurrato per l’ultima volta che mi amava. Avevo avuto giusto il tempo di rispondergli prima che si addormentasse serenamente. Ero rimasta in quella posizione diverse ore stringendolo, cullandolo, abbracciandolo, respirandolo. ... Oggi come da un anno a questa parte, il silenzio regnava nel nostro appartamento. Niente più musica, niente più risate, niente più voci. Le gambe mi guidarono alla camera di Clara, senza che io lo volessi. ... Non avevo toccato niente: né il piumone appallottolato, né i giocattoli sparsi ovunque, né la sua camicia da notte per terra, né il piccolo troley in cui aveva messo le bambole che avrebbe portato in vacanza. ...
La gente felice legge e beve caffè racchiude tra le sue pagine le emozioni più profonde di una donna che non ha altra scelta che accettare il proprio destino.
Consigliato a chi: ama le storie piene di speranza
Da regalare: all'amica che ha deciso di cambiare vita
Da comprare: al ritorno di un viaggio in Irlanda
Da leggere bevendo: caffè.  
Quindi...  Scopriamo come la nostra Diane, decide che è ora di voltare pagina e come la felicità può ritornare a bussare alla porta, continuiamo a leggere questo romanzo e codiamoci la vera felicità, una bella e emozionante lettura e una fragrante tazza di caffè caldo.

              Buona Lettura

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