martedì 22 ottobre 2013

”Prenditi tutto il tempo che ti serve. Ricorda, a volte bisogna buttarsi, rischiare, prendere in mano la vita, fosse anche per un giorno soltanto.”

Caffè letterario
       Buongiorno amici in lettura,
  al mattino niente è più piacevole di un buon caffè accompagnato da una buona lettura per iniziare al meglio la giornata, infatti:                 
“Happiness is a cup of coffee and a really good book”.
 Per mettervi di buon umore oggi vi propongo un libro che mi ha letteralmente conquistata e che a differenza di altre novità ho scoperto per caso, infatti forse qualcuno l'ha letto o lo conosce perché è di qualche anno fa, “La libreria dei nuovi inizi” di un’autrice che onestamente parlando ancora non conoscevo, ma che mi ha conquistata con il suo esotico fascino, che caratterizza anche la sua  piacevolissima scrittura, Anjali Banerjee.
Ma chi è questa affascinante scrittrice?
Anjali Banerjee, è una scrittrice di origine indiana, infatti è nata nel Bengala, però ha praticamente vissuto in Canada, fino al matrimonio che la porta a vivere nello Stato di Washington negli Stati Uniti. È autrice di diversi libri sia per adulti che per ragazzi e “La libreria dei nuovi inizi” è stato il romanzo che l’ha fatta conoscere ai lettori italiani nel 2011, grazie alla pubblicazione della Casa Editrice Rizzoli.
La libreria dei nuovi inizi, è stato definito un romanzo da favola moderna, perché contiene quei magici elementi, che lo rendono tale, come un’amore incantato, ma dal mio punto di vista è l’amore per i libri a salvare la protagonista Jasmine, una donna, che si ritrova con il cuore spezzato dopo il tradimento del marito, e sarà la surreale libreria di sua zia a farle scoprire che la vita ha molto da offrire, infatti grazie a quei libri e al mondo che gira attorno a loro, imparerà una importante lezione e scoprirà che esiste un nuovo inizio nella vita. Questo libro mi ha incantato, sarà perché una libreria confortevole e con quel certo non so che... è sempre stato il mio sogno e chissà che un giorno non metta in atto il mio desiderio, una libreria che è come un rifugio confortevole, dove i suoi clienti non comprano solo i libri, ma possono ritrovarsi e godere del piacere che solo la lettura può dare.
Ci sono cose che accadono e ti trovano del tutto impreparata. Robert, il mio ex marito, aveva sempre usato il suo indiscutibile fascino come un’arma letale, senza badare ai cuori che spezzava, o alle vite che rovinava. Per non parlare dei letti nei quali si svegliava il mattino dopo. Mia madre continuava a ripetermi: “Visto, Jasmine, hai voluto sposarti un americano? Dovevi prenderti un bengalese come noi: fedele, di buon cuore, e rispettoso della nostra cultura”. E io me lo vedevo, il perfetto marito bengalese, in ghingheri nel tradizionale churidr kurta, durante il mio allegro e colorato matrimonio indiano. Ma mia madre non vedrà mai realizzato il suo sogno, perché io non ho nessuna intenzione di sposarmi un’altra volta. Adesso che ho ottenuto il divorzio, ho deciso di prendermi una pausa da Los Angeles. E da quel delinquente del mio ex marito, l’uomo che un tempo mi sembrava perfetto. Così eccomi qui, sul battello diretto a Shelter Island, il piccolo grumo verde di pioggia e oscurità nel mezzo di Puget Sound. Sul pontile, il vento mi frusta i capelli, ricordandomi che sono viva, e che posso ancora sentire il freddo. ... Man mano che ci avviciniamo all’isola, il contorno della costa est comincia a emergere dalle nebbie. Le distese di corbezzoli e abeti lasciano il posto a spiagge rocciose e selvagge, mentre i fianchi delle colline, ricoperti di foresta, si slanciano verso il cielo grigio che sembra di peltro, e la città di Fairport abbraccia la baia con il suo agglomerato di edifici antichi e di luci baluginanti. Ho un tuffo al cuore. Che ci faccio io qui? ... La lettera con la richiesta a cui non ho potuto dire di no. Nell’era della posta elettronica, zia Ruma preferisce scrivere come ai vecchi tempi. Tiro fuori la lettera dal suo nascondiglio e la annuso: una lieve fragranza di rosa. Ogni volta che apro il foglio, il profumo cambia: ieri sandalo, il giorno prima gelsomino. Ma le parole sono sempre le stesse, scritte con inchiostro dorato nella calligrafia un po’ obliqua della zia: Devo tornare in India. Voglio che tu ti prenda cura della libreria mentre non ci sono. Solo tu puoi farlo. ... Mi promette un rifugio sicuro tra i grandi classici della letteratura, anche se, a dire la verità, saranno anni che non leggo un romanzo tutto intero. ... Quanto può essere difficile convincere qualcuno a comprare l’ultimo libro di Nora Ephron o Mary Higgins Clark? Un mese a Shelter Island, a lavorare in una libreria, non è poi un sacrificio così grande da fare per una persona a cui vuoi molto, molto bene. Mi sono portata dietro del lavoro, per tenermi occupata: ho con me un voluminoso mazzo di report ancora da studiare. ... Il negozio della zia è a qualche isolato a nord del porticciolo, sul mare. Un edificio vittoriano a tre piani, stile Regina Anna, in terra d’ombra bruciata e bianco. Sono quasi arrivata, ... avevo dimenticato che l’edificio fosse così grande e dall’architettura così complessa: un intreccio di bovindi, torrette e un portico a colonne che corre lungo tutta la facciata. Da vicino salta all’occhio qualche indizio di rovina ... La pesante porta si richiude sbattendo alle mie spalle, lasciando fuori il resto del mondo. Un vago sentore di lucido per i mobili al limone si fa strada nell’aria, superando la coltre di polvere; sento odore di naftalina. ... Non c’è superficie che mia zia non abbia occupato. Alla mia sinistra sul muro è appeso un polveroso tappeto Kashmir che raffigura in oro e rosso l’albero della vita. ... vado a sbattere contro un tizio che sembra essersi materializzato dal nulla. Alzo lo sguardo, presa alla sprovvista, e vedo un volto vissuto, due occhi cerchiati, capelli scuri in disordine, come se il vento li avesse appena scompigliati. ... Ha in mano una pila di libri: ha quanto pare ha un sacco di tempo libero. ... Cerco di scivolargli accanto per passare oltre, e per poco non inciampo in una piega del tappeto. Lui si fa da parte. “Ha fretta vedo.”   “La mia è la velocità normale. Non ho ancora regolato l’orologio sul tempo di Shelter Island.” Mi guarda dritto negli occhi, impassibile. “Da dove arriva?” mi domanda. “Los Angeles. Sono venuta per dare una mano alla zia Ruma in libreria... per un po’.” Sì, dare una mano alla zia... ma tutto quello a cui riesco a pensare adesso è ce muoio dalla voglia di una doccia calda e di una tazza di caffè bollente. “Sua zia. L’incantevole signora col sari?”  “Proprio lei.” E così gli uomini guardano mia zia. E mia zia va ancora in giro col sari. “Evidentemente la bellezza e di famiglia” continua lui. Sento di arrossire fino alle orecchie. Per fortuna sono ben nascoste dai capelli. È da tempo che ho smesso di sentirmi bella. “Si diverte a fare lo sfacciato, signor...”    “Hunt. Connor Hunt. E lei dev’essere Jasmine.”   “Come fa a saperlo?”   “Ho sentito sua zia parlare di lei. E ha detto cose molto intriganti.” Intriganti? Non c’è niente di intrigante che si possa dire di me. “Cioè, ha sentito mia zia spettegolare su di me? E cosa avrebbe detto, di grazia? Mi sa che dovrò farci due chiacchiere.”     “Ha detto che lei lavorerà qui in libreria.”   “Tutto qui?”    “E poi che... è in fuga.”    “Io, in fuga?” Alzo la voce senza rendermene conto, e sento un nodo alla gola. “Questi non sono certo affari suoi, signor Hunt, e poi io non sto fuggendo da un bel niente. Giusto per chiarire le cose.” Lui alza le mani: “Certo, si figuri.”    “Ho un sacco di lavoro che mi aspetta, quindi, se non le dispiace, vado a cercare la zia.”    “Non ha nemmeno tempo per un caffè? O magari un tè?”  È incredibile questo tipo. “Senta, finché sarò su quest’isola, non avrò mai tempo per un appuntamento galante, chiaro?”  Specialmente non con uno come te. Uno che ci prova con la prima che capita. Uno tale e quale a Robert. “Chi ha parlato di appuntamenti galanti?” Fa un passo in avanti, e io uno indietro. “Le capita spesso di attaccare bottone con le donne in libreria?”   “Mi è capitato solo con lei. Non c’è un modo per farle cambiare idea, sul caffè? O tè?”   “Lo escludo categoricamente.” Vorrei prenderlo a spintoni e mandarlo dritto alla porta. Che faccia tosta! Si, è proprio uguale a Robert, che ha sempre fatto il cretino con qualunque essere umano di sesso femminile gli capitasse a tiro. Ma io non ho nessuna intenzione di ricascarci. Ormai sono diventata la fortezza di me stessa. Lui si accarezza un sopracciglio. “Come vuole. Mi dispiace molto. Non mi resta che sperare di vederla ancora.” Poi, senza far rumore, scivola verso la porta, per scomparire nella sera, mentre ormai ha cominciato a piovere forte. Me ne sono liberata, ben fatto Jasmine. Ma non riesco a togliermi dalla testa la sfacciataggine con cui quel Connor Hunt ha cercato di rimorchiarmi ... Dal reparto dei libri di storia, ... Il signore che dorme in poltrona lascia andare una russata più forte, che mi fa quasi sobbalzare. “Bippy! La mia nipotina!” sento gridare alle mie spalle. È la zia finalmente. ... In quel momento, un uomo, visibilmente irritato, entra di corsa nella stanza. È vestito con una cura pazzesca, in un pendant di colori autunnali, e ha i capelli neri pettinati all’indietro e impomatati con una dose più che abbondante di gel. E il tipo che la mattina passa delle ore davanti allo specchio a farsi bello. Tutto in lui è delicato e quasi femmineo, e i lineamenti sono smussati come se fossero stati scolpiti da un venticello leggero. ... “Lui è Tony” mi informa la zia. “È il mio aiutante. Lavorerete insieme mentre io sarò via.”... Mi sento come se mi fosse appena arrivato un pugno in pieno stomaco, ma in qualche modo riesco a fare una specie di sorriso. “Benissimo” dico il più educatamente possibile. ... Tony mi guarda dall’alto in basso. “Una cosa l’abbiamo capita, e cioè che ti sai vestire. Ma guarda che questa roba va bene per la città. Qui non ti serve a un bel niente. E anche i tacchi... non potrai certo indossarli per lavorare! I piedi ti faranno vedere le stelle.” In effetti, le dita mi fanno già male da un po’. “Ho un paio di scarpe da ginnastica in valigia” lo rassicurò. “E allora infilatele” fa lui, severo. Poi, con aria preoccupata aggiunge: “E ce li avrai un paio di jeans, voglio sperare!”.   “Un solo paio,” Tony alza drammaticamente gli occhi al cielo. “Be’, allora ti toccherà fare un sacco di bucato, a meno che non ne compri un altro paio. Sari indaffarata tutto il giorno, dovrai badare a mille cose insieme.” ... “Questa non è una normale “libreria indipendente” come le altre, tesoro” puntualizza la zia. Mi domando cosa voglia dire. Sto per gettare la spugna, quando lei aggiunge: “A volte mi sveglio ed è tutto sottosopra, tutto spostato. Libri qui, libri lì... chi li acchiappa più!” sorride come se avere dei libri che fanno il bello e il cattivo tempo fosse la cosa più normale del mondo. “Ma chi li sposta? Tony? I clienti?” chiedo, sperando che mi risponda in modo logico. “E chi lo sa, tesoro! Qualcuno che non vuole che i grandi classici siano dimenticati, immagino. Il colpevole questa volta è stato furbo: ha scelto libri di autori diversi, così non posso risalire a lui. Adesso vieni con me cara. Dobbiamo fare un giro nella libreria. E poi sarà l’ora del tè.” ... “Ti dimenticherai di quel poco di buono di Rob mentre sei qui, cara, vedrai. Gli autori ti aiuteranno .” Indica della stampe appese al muro, disegni a inchiostro di scrittori famosi. “Charles Dickens. Laura Ingalls Winder.”  Laura Ingalls Winder? Quella della Piccola casa nella prateria? Cerco di non scoppiare a ridere. La zia è sempre stata un po’ eccentrica. “Gli scrittori ti aiuteranno” ripete. “Le loro parole. Quello lì con la fronte così grande è Edgar Allan Poe. E naturalmente c’è Jane Austen. Il suo unico ritratto sopravvissuto. Una riproduzione, cioè.”  “Sembra così giovane... e così ordinaria.” Accarezzo la stampa, la tela ruvida della sua guancia. Gli occhi di Jane sembrano seguirmi attraverso i secoli. “Non parlare male dei morti.” La zia si guarda intorno, come se Jane Austen potesse saltar fuori da dietro un angolo da un momento all’altro. “Su, andiamo a prenderci il nostro tè.”   “Prima devo assolutamente controllare la posta.” È un po’ che le mie mani fremono, impazienti di muoversi sui tasti del BlackBerry, di avviare il Netbook. “Tranquilla, tesoro. Avrai tutto il tempo nei prossimi giorni.” ... “Il reparto dei libri antichi.” Entriamo in una stanza chiusa e soffocante, con alte scaffalature che coprono tutte le pareti. Anche qui l’aria è pregna di polvere e l’odore della carta fa prudere il naso. “Guarda qui. Lo sai che questa specchiera apparteneva a Charles Dichens?” Appeso al muro, uno specchio rettangolare con una cornice molto elaborata cattura per un attimo l’immagine dl mio viso. Oddio, ma questa è la mia faccia? Ho davvero un’aria così stanca e sciupata? “Gran bell’oggetto deve valere una fortuna, se è davvero appartenuto a Dickens.” Cosa di cui dubito fortemente. “È una specchiera da camino vittoriano, primo periodo, 1830 circa.” Nel corridoio qualcuno si schiarisce rumorosamente la gola, il viso nascosto nell’ombra. “Mi scusi se l’abbiamo disturbata” fa subito mia zia; ... È un tipo alto, con le spalle larghe. ...  Mi spinge fuori dall’ufficio verso l’ampia sala da tè. Qui il tempo sembra essersi fermato a qualche decenni fa: addossato alla parete c’è un lungo bancone con due fornelli a gas, un minifrigorifero e una credenza. E poi divani e poltrone dall’aria consunta. “Per i miei clienti” spiega la zia con un certo orgoglio. “Così si fermano più a lungo.” Io però non vedo anima viva. Magari se i divani fossero nuovi e non dei logori scarti di seconda mano, e se sugli scaffali polverosi e mezzi vuoti ci fossero dei libri ben allineati... Ci vorrebbe anche una macchina per il caffè espresso, per non parlare di altri oggetti, tazze di design, ex libris, lampade da lettura. Insomma, questa sala andrebbe rivoltata come un calzino. ... Magia bella roba. Il pensiero di dormire nel minuscolo appartamento della zia, in un sottotetto umido e buio, mi fa accapponare la pelle. Non mi stupirei se le pareti fossero ricoperte di muffa nerastra e se sui pavimenti crescesse il muschio. Dormirò in questa vecchia casa scricchiolante...
Ah! Ah! E ora come se la caverà la nostra Jasmine, qual è il mistero nascosto dietro il disordine di questa libreria così particolare e piena di gente bizzarra? Qual è il nuovo inizio e come possono gli scrittori aiutare a sanare il cuore deluso di Jasmine? Un romanzo che non è solo un “libro” ma anche un intricante mistero che nasconde qualcosa di più, la passione per questi oggetti, che non sono considerati tali, ma esseri vivi che hanno molto da dire. E qual è il risvolto romantico celato dietro questa storia? Chi sarà il nuovo amore di Jasmine? Forse ho scritto un po' troppo. Mah!... non vedo l'ora di scoprire come va a finire.

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