martedì 16 luglio 2013

Fantasy ... amo

Fantasy
                 …amo
  Eccoci qui cari amici, pronti per entrare in modo romantico nel mondo fantastico degli alieni, più affascinanti e sexy del cyberspazio terrestre, finalmente è giunto anche il nostro momento, dopo l’invasione del web e il delirio dei fans dell’Urban Fantasy Paranormal, per l’atterraggio in Italia del fantastico libro che apre una delle saghe che ha già invaso il Paese d’oltreoceano, la SERIE LUX, della scrittrice americana Jennifer L. Armentrout, la sua serie di cui vi presento le copertine americane, ha conquistato i lettori del suo Paese e non solo, tanto che in Italia è stata portata avanti una petizione per avere la serie pubblicata nella nostra lingua, si perché è impossibile non essere invasi e conquistati da un alieno così sexy come Daemon, degno di competere col vampiro più affascinante del pianeta Edward Cullen, e chi potrebbe dire che non riuscirà a invadere l’intero mondo con i suoi addominali scolpiti e il suo sguardo magnetico di un verde ipnotizzante, delineati dalla magica penna della nostra Jennifer che ci ha regalato una storia veramente fantastica, che si legge d’un fiato e che ci terrà trepidanti fino a quando non giungeremo alla completa conquista con il quinto volume della serie che è previsto per il prossimo anno.
Shadow Lux, romanzo breve prequel, 2012 in autunno forse anche in Italia
 1. Obsidian, 2011 (Obsidian, Italia Giugno 2013)
 2. Onyx, 2012 Prossimamente in Italia
 3. Opal, 2012 Prossimamente in Italia
 4. Origin, uscita prevista per agosto 2013 negli Stati Uniti.
 5. quinto e ultimo romanzo, previsto per primavera/estate 2014 
 L’invasione è già cominciata, con il primo romanzo della serie Obsidian. Incuriosita dal clamore di questa serie ho deciso di scoprire perché è così amata dal pubblico, quindi mi sono gettata nella lettura di questo primo romanzo e devo dire che la Armentrout, scrive abbastanza bene, la scrittura e scorrevole, i personaggi ben costruiti e si legge d’un fiato, perché la storia è davvero intricante. Inizialmente ero un po’ scettica, pensavo al solito libro scopiazzato dagli altri successi letterari, tipo bello ma dannato e la ragazzina acqua e sapone che si innamora e poi non sono stata mai attratta dagli alieni, infatti mi sono rifiutata di leggere The Host, della Mayer, dopo la serie Twilight, non ero pronta per una delusione, ma dopo aver letto questo libro, ritiro tutto e sono davvero entusiasta di presentarvi questa fantastica storia, dove incontreremo il vicino di casa che tutte noi ragazze vorremmo avere, Daemon, che per usare le parole della protagonista femminile Katy, “Era il ragazzo più bello che avessi mai visto ma anche uno stronzo totale.” Katy è una ragazza liceale, nonché super blogger book, che si è trasferita come la nostra già amata Bella Swan di Twilight, in un piccolo e sperduto paesino del West Virginia, dove a rianimarla dal duro colpo ci sarà la bellissima Dee Black la sua migliore amica e vicina di casa, gemella di Daemon, il ragazzo più attraente ma allo stesso tempo il più antipatico e arrogante con cui si è trovata a parlare, purtroppo è costretta a sopportarlo per poter frequentare Dee. Dopo questa piccola presentazione dei personaggi, è sottolineando che non mancheranno i colpi di scena in questa strepitosa serie, vi lascio con un assaggio del grande fenomeno della scrittrice Jennifer L. Armentrout.

Daemon mi fissò per un istante, poi scoppiò a ridere. Era una risata cupa, di gola. Sexy. Molto sexy. Oh cavolo. 
Distolsi lo sguardo. Era il tipico rubacuori che, ovunque andasse, si lasciava dietro una lunga scia di vittime. Portava guai. Guai molto stuzzicanti, forse, ma pur sempre guai.
Editore  Giunti
Collana Y
Formato Rilegato 
Pubblicato  26 Giugno 2013
Pagine  336
Traduttore S. Reggiani
Fissavo gli scatoloni impilati nella mia nuova stanza e desideravo tanto avere già il collegamento a internet. Da quando ci eravamo trasferite, non ero più riuscita a scrivere niente sul mio blog e mi sentivo come se mi avessero tagliato un braccio o una gamba. Mia mamma sosteneva che “Katy e i suoi libri” fosse tutta la mia vita. Non era proprio così, ma aveva comunque la sua importanza. Cosa poteva saperne lei, del resto? Non amava leggere quanto me. Sospirai. Eravamo arrivate da due giorni e la casa era ancora piena di scatoloni. Odiavo trovarmeli fra i piedi. Almeno quanto odiavo essere qui. Se non altro avevo smesso di saltare a ogni minimo scricchiolio, come avevo fatto ogni santo giorno da quando ci eravamo stabilite nella cara vecchia West Virginia, e più precisamente nella casa degli orrori. Aveva persino una torretta… ebbene sì. Che diavolo avrei dovuto farmene di una torretta? Ketterman non era nemmeno una vera città. Il posto più vicino era Petersburg, una cittadina con un paio di incroci al massimo, circondata da altri paesotti sicuramente sprovvisti di Starbucks. La posta non ci arrivava a casa. Dovevamo andare a prenderla a Petersburg. Roba da matti. All’improvviso mi resi conto che la Florida era andata. Era stata divorata, insieme ai chilometri che avevamo macinato per arrivare fin qui, dalla fissazione di mia madre di voler ricominciare da capo. Fu come ricevere un calcio in faccia: non mi mancava Gainesville o la mia vecchia scuola e nemmeno il nostro appartamento. Mi appoggiai alla parete. Mi mancava papà. E la Florida era papà. Quello era il luogo dove era nato, dove aveva conosciuto la mamma e dove tutto era perfetto… finché le cose non avevano iniziato a precipitare. Sentivo arrivare le lacrime, ma mi rifiutavo di piangere. Non sarebbe servito a niente e papà ci sarebbe rimasto male se avesse saputo che sua figlia, dopo tre anni, piangeva ancora.  Mi mancava anche la mamma, però. La mamma di prima che papà morisse, quella che si rannicchiava sul divano accanto a me a leggere uno dei suoi orrendi romanzetti rosa. Ormai sembrava solo un ricordo lontano. Lontano mezzo paese. Da quando papà era morto, la mamma era sempre a lavorare. Prima le piaceva stare a casa, ma senza di lui aveva solo voglia di scappare il più lontano possibile. Alla fine aveva ceduto e un giorno aveva deciso che dovevamo andarcene. Da quando eravamo arrivate, anche se continuava a lavorare come una pazza, sembrava determinata a essere più presente nella mia vita. Avevo appena deciso di ignorare il mio solito senso del dovere e fregarmene degli scatoloni ancora per un giorno, quando un odore familiare mi solleticò le narici. La mamma stava cucinando. Brutto segno. Mi precipitai di sotto. Era ai fornelli, indossava la divisa da infermiera a pois. Solo lei poteva vestirsi a pois dalla testa ai piedi senza sembrare ridicola. Aveva splendidi capelli biondi, lisci come spaghetti, e luminosi occhi color nocciola. Anche in quella tenuta mi faceva sfigurare, con i miei banalissimi occhi marroncini e capelli castani. Il destino aveva voluto che fossi anche piuttosto… rotondetta. Le forme morbide, le labbra carnose e gli enormi occhi, che tanto piacevano alla mamma, in realtà mi facevano assomigliare a un bambolotto stupido. Mia madre si voltò e mi salutò con un mestolo di legno, spargendo pezzi d’uovo sui fornelli. “Buongiorno, tesoro.” Rimasi immobile a guardare il disastro che aveva combinato, cercando di capire come fare a dare una sistemata senza urtare i suoi sentimenti. Dopotutto si stava sforzando di fare la mamma. Ed era un gigantesco passo avanti. “Sei tornata prima.”  “Ho fatto quasi il doppio turno tra ieri notte e oggi. So già che dovrò lavorare da mercoledì a sabato, dalle undici di sera alle nove di mattina. Quindi mi restano tre giorni liberi. Stavo quasi pensando che potrei lavorare part-time in una delle cliniche qui nei dintorni, o magari a Winchester.” Grattò via le due uova dalla padella e me ne mise uno mezzo bruciato davanti. … La mamma mi fissò con una strana luce negli occhi. “Sai… oggi ho visto una cosa interessante.” Ah, che pazienza. Sorrisi. “Cosa?”   “Avevi notato che i vicini sono due ragazzi pressappoco della tua età?” Drizzai le orecchie come un cane da caccia. “Ah, sì?”   “Non sei ancora uscita, vero?” Mi sorrise di nuovo. “Credevo che ti fossi già messa al lavoro in giardino.”   “Andrò a vedere, ma sai com’è, gli scatoloni non si disfano da soli.” Le rivolsi un’occhiata di sfida. La adoravo ma l’ordine non era proprio il suo forte. “Comunque, stavi dicendo?” “Ah sì, allora, sono una ragazza su per giù della tua età e un ragazzo.” Mentre si alzava, le apparve un ghigno sulle labbra. “Figo.” Mi rimase un pezzettino d’uovo incastrato in gola. Sentire la mamma fare commenti sui ragazzi della mia età mi dava il voltastomaco. “Mamma, per favore, da quando in qua dici – figo - ?”. Lei si allontanò dai fornelli, recuperò il mio piatto e andò al lavandino. “Tesoro, sarò anche vecchia, ma gli occhi mi funzionano ancora. E poco fa hanno funzionato benissimo.” La guardai doppiamente schifata. “Non mi diventerai una di quelle che fanno gli occhi dolci ai ragazzini? Crisi di mezza età o devo iniziare a preoccuparmi davvero?”. La mamma mi lanciò un’occhiata, continuando a lavare i piatti. “Katy, potresti almeno fare lo sforzo di andare a conoscerli. Non sarebbe male se faceste amicizia prima dell’inizio della scuola.”  Sbadigliò. “Potrebbero farti conoscere la città, non credi?” Non volevo neanche pensare al primo giorno di scuola, con tutta quella gente nuova. Buttai metà uovo nella spazzatura. “Sì, mi piacerebbe. Ma non andrò a supplicarli di essere miei amici.”   “Non si tratta di supplicare. Se solo indossassi uno di quei bei vestitini estivi che portavi in Florida, invece che questa…” e mi tirò l’orlo della maglietta “potresti flirtare.” … “Certo. E sai cosa ti dico: dopo vado a bussare ai vicini. Magari gli chiedo dov’è l’ alimentari. Ci provo, insomma.”… Salii le scale saltellando, aprii la porta a zanzariera e bussai, poi arretrai di un passo e mi lisciai le pieghe della maglietta col palmo della mano. Okay, ci siamo. Non c’è nulla di strano nel chiedere un’informazione. Dall’altra parte si udirono dei passi pesanti, poi la porta si spalancò e mi ritrovai davanti un petto ampio e muscoloso. E nudo. Abbassai lo sguardo e rimasi… senza fiato. Quel ragazzo aveva addominali pazzeschi. Perfetti. Di quelli che ti fanno venire voglia di allungare una mano. Non me lo sarei aspettata da un ragazzo di diciassette anni, ovvero l’età che credevo avesse, ma non osavo lamentarmi. Né parlare. Guardavo e basta. Quando finalmente riuscii a sollevare lo sguardo, vidi un paio di zigomi alti e, nascosti da ciglia lunghe e folte, due occhi che mi fissavano.  “Sì?” Le sue labbra piene, da baciare, s’incresparono in una smorfia d’impazienza. Aveva una voce ferma e profonda, il tipo di voce di chi è abituato a essere ascoltato e accontentato senza obiezioni. Gli occhi erano di un verde talmente brillante che non poteva essere vero, un verde smeraldo che spiccava sul quel viso abbronzato.  “Pronto?” fece lui appoggiando una mano allo stipite della porta e sporgendosi in avanti. “Hai perso la lingua?” A quel punto mi ricordai di respirare e indietreggiai di un passo, arrossendo per l’imbarazzo. Il ragazzo sollevò una mano per scostarsi un ricciolo dalla fronte. Guardò alle mie spalle, poi di nuovo me. “Quindi?”…
Quindi adesso andiamo a leggere o rileggere questo eccitante romanzo e iniziamo a pregustare la continuazione con il booktrailer di Onyx, che presto atterrerà nelle nostre librerie.

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