sabato 28 giugno 2014

Dopo una intrepida avventura, ecco la mia meditata riflessione sull'intrigante romanzo di Stefano Dipino, LA PORTA DEI CIELI.

Benvenuti tra le mie pagine...

Siete pronti? Si, perché dopo avervi trascinato nell’avventuroso viaggio tra le misteriose scoperte della Roma Sotterranea, che ha fatto da scenario all’intrigante romanzo di Stefano Dipino, La porta dei cieli

È una semplice porta ornamentale. Eppure custodisce un segreto che affonda le sue radici nella nascita della Città eterna.
In una torrida estate romana Alessandro Altieri, professore di Antropologia Culturale, viene avvicinato da Roberto Guerrini, uno studente la cui fidanzata, Sveva, è scomparsa. Qualche giorno dopo anche Paolo Altieri, padre del professore, svanisce insieme a una stele fenicia da poco entrata in suo possesso.
Cosa collega la stele alla Porta dei Cieli? Il misterioso monumento costruito nel XVII secolo dal marchese Palombara affiora nella memoria di Alessandro, ricordandogli qualcosa del suo passato.
È l’inizio di un incubo per l’insegnante, che viene proiettato in una Roma oscura e onirica, fatta di leggende, borghi sepolti, laghi e templi sotterranei. Dietro le due sparizioni c’è l’ombra di una sanguinaria società che annovera tra i suoi membri personaggi che hanno fatto la storia di Roma nell’arco di quasi tre millenni.
Per scoprire la verità, Alessandro dovrà aprire la mente e abbandonare tutto quello in cui ha sempre creduto. Solo così potrà svelare i segreti della sua famiglia e far luce sull’intricata trama di misteri che si tesse attorno a lui.
Ora finalmente, vi parlo di questa avvincente lettura, che mi ha coinvolto dalla prima fino all’ultima pagina, quindi ecco cosa penso del romanzo scritto da questa esordiente penna scoperta dalla stimata Casa Editrice
Recensione
La lettura di questo romanzo è stata una piacevole e sorprendente scoperta, proprio come la misteriosa e affascinante Roma sotterranea. Tutto ha avuto inizio con la cortese richiesta di partecipazione all’avvincente Blog Tour dedicato a questo romanzo.
Così mi sono ritrovata tra le pagine di questa intigante storia, che mi ha riportato alla mente l’intrepida emozione che mi ha lasciato la lettura del “Codice da Vinci” il celebre romanzo di Dan Brown.
Ma cosa hanno in comune questi due romanzi?
Semplice, entrambi sono due thriller avvincenti, con risvolto storico-archeologico, hanno in comune il coinvolgimento di una setta e nonostante c’è di mezzo un professore tra i protagonisti i romanzi non possono che essere molto differenti, perché la personalità dei personaggi è diversa, così come i risvolti della storia. Ma la cosa che mi ha conquistata è stata l’ intrigante e coinvolgente trama, infatti, quando inizi a leggere perdi completamente la cognizione del tempo e non vedi l’ora di scoprire cosa succede dopo, perché le vicende si susseguono come gli anelli di una catena.
La scrittura dell’autore è piacevole e scorrevole e durante questa lettura l’autore dimostra il suo grande talento come scrittore, perché riesce a sorprendere e a volte a spiazzare completamente il lettore che si ritrova intrappolato all’interno della vicenda narrata come una mosca nella tela di un ragno.
In questo caso, non vi riporto lo spoiler, perché altrimenti rovinerei le sorprese che l’autore ci ha riservato, quindi, credo proprio che dovrete cimentarvi in questa lettura se desiderate saperne di più.
Si nota, come la psicologia dei personaggi sia stata ben studiata, infatti a differenza del celebre Jack Landon,  il professore Alessandro Altieri, dimostra le sue debolezze umane, lui non è un eroe, ma il legame con il padre, lo spinge ad andare avanti e a superare suo malgrado le paure che lo affliggono. Come il professore, anche gli altri personaggi, tendono a mostrare i risvolti del loro carattere, mettendo a nudo come nel caso di Roberto Guerrini, le sue passioni che si svelano con l' intraprendenza e temerarietà, che lo spingono verso il pericolo. Entrambi questi due personaggi possiedono la stessa determinazione nel salvare la persona a cui tengono. È questa caratteristica che li accomuna, li porta a un amicizia che altrimenti non sarebbe mai nata. Alla trama avvincente e ben costruita si aggiungono i fatti storici, che si legano in modo superbo alla trama, senza appesantire la lettura, anzi come in un videogioco, il lettore come il giocatore, si trova coinvolto nelle vicende narrate. 
Ecco quindi, un magnifico metodo per scolpire nella memoria di chi non ama la storia quegli eventi che hanno colpito il nostro popolo. 
Storia e fantasia, si legano in modo  uniforme, rendendo la lettura scorrevole e priva di attrito, come una lastra di ghiaccio dove il lettore si trova a pattinare sostenuto dalla scrittura del nostro Stefano Dipino.
Oltre ai colpi di scena, alla trama intrigante, agli aneddoti storici sapientemente mischiati ai fatti di fantasia, si uniscono anche i reperti archeologici, che come la ormai celebre Porta alchemica, risalente al XVII secolo e costruita per la villa del marchese Palombara fa da sfondo a questo romanzo, insieme ai luoghi misteriosi e affascinanti della Roma Sotterranea  che offrono uno scenario accattivante, che stuzzicano la fantasia del lettore.
Il mio giudizio non può che essere Eccellente, per questo libro che mi ha tenuta con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.
Un romanzo ricco di possibilità, che ha rivelato ancora una volta il talento di un altro giovane autore che potrebbe diventare grande. 
                                                       
Ultimamente sono piacevolmente entusiasta delle letture che mi offrono le giovani penne, che si addentrano nel profondo mare della letteratura e chi sa se anche il nostro Stefano Dipino un giorno possa raggiungere le vette delle classifiche, come il  celebre Dan Brown. 
Consigliato a chi ama le letture intriganti e soprattutto i thriller a risvolto storico.
Da leggere mangiando Cioccolato fondente.

0 commenti: